È trascorso un anno dalla sostituzione dell’operazione Eunavoformed Sophia con l’operazione dell’UE Irini. Il compito di quest’operazione ha come scopo quello di effettuare dei controlli su imbarcazioni che dovessero trasportare armi e far rispettare l’embargo, deciso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sul trasporto del petrolio. I controlli vengono effettuati dalle navi da guerra degli Stati membri UE. L’unica forza dell’UE presente nel Mare Mediterraneo è guidata dall’ammiraglio Fabio Agostini, comandante dell’operazione Irini. La missione è una macchina strutturata per far fronte agli illeciti che ogni giorno transitano nelle acque del bacino del Mediterraneo.
L’operazione Irini
Di certo, l’operazione degli uomini che compongono la missione europea non è semplice. Essa comporta la massima attenzione nel decidere se una determinata nave mercantile debba essere sottoposta al fermo e, poi, ai dovuti controlli. È necessario, in primis, avere informazioni dettagliate sul bastimento; successivamente procedere a salire a bordo, su invito del comandante della eventuale nave sospetta. La squadra Irini procede a porre alcune domande per capire che tipo di merce la nave sta trasportando e si tratta di un’operazione fondamentale.
Valide ragioni per compiere certe azioni
Vi devono essere, ovviamente, delle valide ragioni di fondo per essere certi che ci possa essere un coinvolgimento di una nave nel traffico o nel trasporto di materiale illecito, in maniera abbastanza coerente. In quei casi, gli uomini dell’operazione Irini salgono a bordo del bastimento per procedere alla dettagliata ispezione.
Nelle operazioni della missione navale UE nel Mediterraneo operano molti bastimenti da guerra e aerei militari che sorvolano le zone di mare. Nelle acque del Mediterraneo sono presenti quattro navi come l’HS Aegena, il pattugliatore d’alto mare italiano ITS Borsini (P-491), pattugliatore francese Premier l’Her e la nave alemanna FGS Berlin. Mentre, a livello aereo, l’Italia partecipa con i suoi droni Bolt, poi, la Polonia con i propri aere il Pirata ed altri Paesi membri dell’UE con i propri velivoli militari.
Lontani dalla Libia
Le risorse europee rimangono al di fuori della zona libica delle 12 miglia nautiche in alto mare Il governo libico non ha concesso alle navi europee il diritto di controllare i suoi porti e le acque territoriali. L’area di intervento è quindi suddivisa in tre sottozone corrispondenti a logiche differenti: la sottozona Sud-Ovest (SAW), che copre globalmente le acque prospicienti i territori detenuti dal GNA, tra il confine tunisino e Sirte e risale a nord ben al di sotto della Sicilia; una sottozona è definita nel Nord (SAN) tra Tunisia e Sicilia (dove le navi tendono a navigare con i migranti, e che è coperta solo a livello aereo; e una sottozona Sud-Est (SAE), che copre le acque di fronte ai territori, tenuti dalle forze di Haftar, tra Sirte e il confine egiziano, e risale a nord-est non lontano da Creta.