Sembra uscito dalla fantasia fumettistica di Hugo Pratt. Una Corte sconta detta Arcana grande come Venezia attraversata dal piede veloce e avventuroso di Corto Maltese. E invece è la realtà storica di un medico veneziano, conosciutissimo, che si lancia in una avventura incredibile: scrivere un libro, metà guida e metà romanzo, per raccontare una Venezia morganica e misteriosa, mai immaginata prima. “Venezia. itinerari esoterici tra calli, chiese e palazzi”, con i tipi della Supernova Editrice. Un viaggio degno di un film di Steven Spielberg, con i tratti di Indiana Jones. Il medico veneziano, Lucio de Meth, usa un “nome de plume”, come si deve a chi racconta un mistero scomodo e ci tiene alla riservatezza. Ma il medico è originario di Malamocco, come Pietro Cesare Alberti, marinaio avventuroso e primo italiano a Nuova Amsterdam, ovvero New York del 1600.
Partiamo dal mistero del Sacro Graal

Partiamo dal mistero del Sacro Graal, ovvero Calice di Solomone, roba seria che ci porta direttamente all’antichità ma vede Venezia, suo malgrado, co-protagonista. Non è un caso che Nicodeme de Besant Mesurier, l’ultimo dei Templari, sia sepolto nella chiesa di San Barnaba a Dorsoduro, e che Jean de la Fiandre, secondo una leggenda consolidata, abbia sepolto il tesoro dei Templari di San Giovanni d’Acri nella misteriosissima isoletta di S.Giorgio in Alga, a metà strada tra la Giudecca e Fusina. Era un convento rifugio per i cavalieri diretti in Terra Santa. Jean de la Fiandre morirà infatti in battaglia per difendere il Sacro Sepolcro. Il libro è un viaggio tra i simboli marmorei veneziani, le chiese e i monumenti in odore massonico e latomistico. A cominciare dagli urobori. Troviamo questo disegno, antichissimo ed egizio, in molte chiese e tombe veneziane. È il simbolo del tempo che ritorna, un serpente a forma di cerchio che morde se stesso. Una testimonianza esoterica per eccellenza.
L’esorcista

A complicare, in senso arcano, le cose, un monaco benedettino, Pellegrino Ernetti, morto nell’isola di San Giorgio Maggiore nel 1994. Era l’esorcista ufficiale della chiesa veneziana e fu messo in silenzio, addirittura da papa Pio XII, dopo aver diffuso la notizia di aver creato il “cronovisore”. Strumento diabolico che faceva tornare in vita le voci del passato. Padre Pellegrino non era una persona qualsiasi. Laureato in fisica e matematica aveva fatto ricerche scientifiche sulle onde visive e sonore. L’energia non muore mai, sosteneva. Aveva scritto libri importanti subito fatti sparire dal Vaticano, “La catechesi di Satana” e “Bibbia, teologia, magia e scienza”. Cose troppo scomode per l’ortodossia cattolica. Era stato allievo di Padre Gemelli e amico di Enrico Fermi. Un intellettuale francese nel 2002, tale François Brune, gli dedicò addirittura un saggio: “Il cronovisore, un nuovo mistero del Vaticano”. Lo strumento è ancora custodito tra le mura leonine…Padre Pellegrino si interessava di esoterismo cristiano. Un argomento molto vasto e antico che spazia dalle chiese dei Templari, ai Giovanniti Teutonici, ai Crociferi, ai Cavalieri del Sacro Sepolcro, ai Rosacroce, agli Illuminati, ai Liberi Muratori. Insomma tanta roba.
La chiesa dei Frari

Nella chiesa dei Frari, il monumento funebre di Antonio Canova è inequivocabilmente massonico. L’uroboro egizio emerge in bella evidenza. Nella chiesa a pianta circolare della Maddalena a Cannaregio lo stemma della massoneria appare addirittura sopra l’ingresso. Fu costruita da Tommaso Temanza, massone, nel 1790. In precedenza esisteva la chiesa della famiglia Baffo, dinastia di antichi templari. Secondo una leggenda è sepolto addirittura segretamente Giacomo Casanova, che fuggí da Venezia, in quanto massone e morì nel castello di Duchov in Boemia. Ma non era l’unico intellettuale veneziano con il grembiulino e il compasso. Anche Carlo Goldoni era in odore massonico. Come tanti patrizi veneziani di fine Settecento con simpatie giacobine, dai Pisani ai Contarini.
Il mistero dei celti e della cabala a Venezia

Il libro di Lucio de Meth porta a itinerari incredibili. Se si passa a Rialto nel Sotoportego degli Oresi, basta alzare gli occhi e vedere tra gli affreschi della volta i simboli esoterici: la squadra, il compasso, la livella, il filo a piombo. Poco più distante la chiesa sconsacrata di S.Aponal. Era la sede medievale della fraglia dei tajapiera, in odore esoterico per via dei numeri magici e segreti usati dai costruttori di edifici marmorei. Molti architetti veneziani, di origine artigiana, erano tagliapetra. Dai Bon fino al Palladio, passando per Longhena, cabalista di origine ebraica. Il palazzo Ca’Vendramin Calergi opera di Mauro Codussi, ora Casinò Municipale, ha richiami esoterici. “Non nobis Domine non nobis”, appare scritto sulla facciata con l’incisione di un olmo, l’albero di simbologie antiche caro ai Templari. L’esoterismo architettonico dei liberi muratori appare in molti altri edifici veneziani. A palazzo Bembo a Cannaregio, S.Maria Nova, costruito da Gianmatteo nipote di Pietro Bembo, l’umanista. Sulla facciata appare la statua del “vecio pien de pelo”. Ha in mano i simboli del sole e della luna. Secondo gli studiosi sono richiami celtici di stampo cabalistico.
Il mistero continua
Al Fontego dei Tedeschi, restauratissimo edificio cinquecentesco, oggi centro commerciale, ripensato dall’architetto olandese Rem Koolhaas, appaiono diverse incisioni tra i marmi d’Istria, dell’antico gioco della tria. In realtà sono simboli templari voluti dai cavalieri teutonici. Palazzo Zen ai Gesuiti, già dei fratelli Nicolò e Antonio, navigatori nella Nuova Scozia (Canada) a fine Trecento, hanno richiami esoterici. Furono finanziati dal re vichingo Henry Sinclair, signore delle Orcadi, per un viaggio iniziatico che aveva come tratto comune la cultura giovannita dei Templari. La galea misteriosa si chiamava “Rosa venexiana”. Poco più in là l’Oratorio dei Gesuiti con dipinti di Palma il Giovane. Segrete simbologie richiamano la fratellanza tra i crociferi veneziani e i templari di Scozia.
Insomma “Le pietre di Venezia”, tanto care a John Ruskin, sono un romanzo, una ricerca d’avventura e d’arte, ancor tutto da scrivere.
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