Gualtiero Bertelli racconta la sua amicizia con Virgilio Savona la “mente” dei Cetra il Quartetto più famoso nella storia della canzone italiana. Dalla “Vecchia fattoria” ai canti dell’emigrazione.
Le basi del quartetto

Difficilmente la non ancora ventenne Lucia Mannucci, lasciando Bologna nel 1939 per raggiungere la scuola “Arte del movimento “di Milano, avrebbe potuto immaginare anche un solo giorno della sua vita futura. Lasciava Bologna e una esistenza tutto sommato agiata per seguire la sua grande passione: la musica, il canto, il teatro. Quando arriva a Milano la guerra è già in atto, anche se l’Italia non ne è ancora formalmente coinvolta. Ma non si parla d’altro, non si teme altro.
Frequenta la scuola seguita dall’insegnante Carla Strauss e all’inizio del 1941 si presenta ad un’audizione dell’EIAR, l’Ente Radiofonico di Stato. Viene assunta ed assegnata quale cantante a disposizione delle orchestre radiofoniche, in particolare col maestro Alberto Semprini.
L’incontro con il quartetto Cetra
Si trova così a lavorare con personaggi di grande prestigio come Natalino Otto e Gorni Kramer e incontra il quartetto Cetra, che da poco aveva assunto questo nome.
In quel periodo il quartetto era interamente maschile, formato da Tata Giacobetti, Felice Chiusano, A. Virgilio Savona e Enrico Gentile.L’incontro di Lucia con i Cetra dette rapidamente un primo risultato: lei e Virgilio si fidanzarono. Successivamente i maschi del quartetto furono chiamati alle armi e Lucia continuò a cantare da solista.
Nel 1944 Lucia e Virgilio si sposarono, ma dobbiamo attendere il 1947 perché il quartetto assuma quella formazione definitiva che l’ha reso celebre per bravura e simpatia. Una formazione, per altro, atipica, ma musicalmente molto efficace.
Come è nato il quartetto Cetra
Inventarono un loro modo di “stare sul palco”; le loro canzoni diventarono vere e proprie storie, sceneggiate in costume con testi e musiche spesso interamente ricostruiti. Alcuni brani si collocarono in pianta stabile tra i repertori di cantastorie e cantori ambulanti, altri furono cantati da classi di bambini delle elementari in tutte le feste di fine d’anno scolastico Ecco un esempio. Avviate il filmato che avete qui sotto.
Il mio incontro con Savona mente del quartetto Cetra
Ho incontrato Virgilio Savona a casa sua nei primi mesi del 1972. Era uscito da circa un anno il mio primo LP “I giorni della lotta” e Michele Straniero mi propose di andare a conoscere Savona, l’occhialuto del quartetto Cetra, con il quale stava lavorando ad alcune pubblicazioni.
Arrivammo in una zona di Milano che oggi non riuscirei ad identificare tanto era simile a mille altre, con i suoi caseggiati alti e l’ascensore ingabbiato al centro del vano scale. Salimmo all’ultimo piano e un signore dagli occhiali piuttosto spessi, del tutto identico a quello che avevo visto mille volte in televisione in compagnia degli altri componenti del quartetto, due uomini e una donna. Aveva lo stesso modo di parlare e gli stessi tic con il collo e la testa.

Ci accolse sulla porta, salutò Michele, che ci lasciò poco dopo, e si rivolse a me con un “Ciao Gualtiero” come se ci fossimo visti altre cento volte. In realtà mi resi conto subito dopo che in effetti conosceva con precisione la mia breve biografia di allora, aveva sentito le canzoni del mio primo disco, il piccolo EP del 1965, e sapeva anche del mio mestiere di maestro elementare. Entrammo in casa e prendemmo posto nel suo studio, una stanza non molto grande con tre pareti interamente ricoperte da scaffali ordinatamente zeppi di libri e una tastiera elettronica sistemata parallela alla finestra, collegata alla corrente elettrica e accesa.
Mostrandomi una lunga serie di raccoglitori tutti uguali e accuratamente numerati e datati che sfilavano lungo gli scaffali più alti della libreria, disse:” Ecco vedi, quella è la contabilità della ditta, della mia officina. Il resto è passione, divertimento, impegno sociale, senso della vita. Mi mostrava i libri e , il mio sguardo rapido individuò alcune collane note a chi allora si occupava di cultura popolare, ma altre mi erano totalmente sconosciute.
Il quartetto Cetra come lavoro
“Il quartetto è il mio lavoro -ribadì- è come per te andare a scuola o per l’operaio andare in fabbrica. Certo c’è una bella differenza. Il mio in fondo è un lavoro che mi sono scelto e che mi ha dato soddisfazioni, come il tuo penso. Ma ora sono stanco, ho voglia di altro, ho bisogno di dire e fare altro…”
Ad un certo punto la porta si aprì ed entrò una signora con due borse della spesa, verdure da una parte e generi vari dall’altra. “ Lucia lui è Gualtiero Bertelli, ti ricordi che ne abbiamo parlato qualche tempo fa con Michele…” “Oh sì, buona sera e grazie della sua visita. Mi scusi se mi trova così, ma questa è l’ora delle spese. Devo approfittare dei momenti liberi sa… Arrivo subito” e scompare in cucina (penso) con le sue borse. Una signora dolcissima, di una gentilezza innata che sembra trapiantata da altri tempi.

I progetti
“Sai – riprende Virgilio – con Michele stiamo pensando di lavorare su una serie di repertori oggi evocati qua e là senza un minimo di apparato critico e quasi sempre senza annotazioni musicali. Pensiamo di pubblicare dei libri ad uso di storici, musicisti, studenti…” Nel frattempo apre un cassetto ed estrae un LP. “Questo è il primo di due dischi che sto facendo sui canti degli emigranti italiani. Io ho curato gli arrangiamenti e la direzione musicale; le voci sono di tre ragazzi nuovi a questo tipo di repertorio. In seguito con Michele pubblicheremo anche il libro con una raccolta più completa, molte note e le musiche (Savona- Straniero “Canti dell’emigrazione“ Garzanti 1976).”
Prende dal cassetto ancora aperto un secondo LP e continua “ Quest’altro disco ha una storia e te la devo raccontare perché tu possa capire che cosa significa per me, anzi per noi”. Nel frattempo è tornata nello studio Lucia Mannucci. “Noi abbiamo un figlio, si chiama
Carlo e ha 26 anni. Nel 1968 era studente universitario a Milano e partecipava alle attività politiche del movimento studentesco. Fu fermato durante una manifestazione, trasferito in galera e accusato di favoreggiamento di attività illegali che, al processo, si dimostrarono del tutto inventate. Preciso che noi eravamo e siamo ancora d’accordo con l’impegno politico e sociale di nostro figlio. Da tempo io stesso volevo dedicarmi anche ad attività che manifestassero un mio più spiccato impegno sociale e la vicenda di Carlo funzionò per noi come l’accelerante di una inarrestabile deflagrazione di idee e di attività”.
Savona del quartetto si impegna
Questo LP è un prodotto proprio di quel periodo e di quegli eventi; ho sentito il bisogno di espormi in prima persona scrivendo queste canzoni ed eseguendole. Praticamente mi son messo a fare il tuo, il vostro mestiere. Ascoltalo se puoi e fammi sapere che te ne pare”.
Come finì
Il quartetto ha continuato la sua attività fino al 2 dicembre del 1988, quando morì Tata Giacobetti, seguito il 3 febbraio del 1990 da Felice Chiusano. Ma possiamo dire che si trattò di un’attività residuale, caratterizzata dal riconoscimento di una carriera irripetibile che da tempo aveva smesso di creare, affidata ormai alla storia del costume e della cultura nazional-popolare.
L’impegno culturale e sociale
Dal canto loro Virgilio e Lucia continuarono a testimoniare il loro impegno culturale e sociale su diversi fronti. Dai dischi (per bambini e per adulti) ai libri, alla direzione di una collana discografica e di registrazioni musicali (Virgilio diresse la collana de “I dischi dello Zodiaco” della Vedette Record).
Finché l’implacabile malattia neurovegetativa non lo colse, Antonio Virgilio Savona non smise di farsi riconoscere non solo per i suoi occhiali e le facce strane nel quartetto, ma soprattutto per ciò che per lunghi anni lo portò a vivere una buona e intensa vita fuori da quella favola da cui prima o poi tutti vogliamo o dobbiamo evadere.
Molto interessante, non conoscevo questi dettagli relativi all’impegno politico di Savona. Grazie, Gualtiero!