
Un libro agile, ironico e, a suo modo, profondo: questo È tutto a post – opera prima di Pierluigi Vettorello, appena uscito per i tipi de il prato – stupisce per la sua particolare energia narrativa. Un po’ strano è l’autore, architetto con il pallino della scrittura, produttore seriale di esilaranti interventi sui social; strano (ma fino ad un certo punto, dato l’avvicendarsi delle mode letterarie) lo stile: sincopato, con poca punteggiatura e subordinate, immediato. Appunto, a post.
Davvero tutto a post?
Però la storia che i suoi micro-racconti cuciono insieme, come una coperta patchwork, assomiglia a quelle di tante famiglie dei nostri giorni. Un padre un po’ giovane e un po’ cresciuto, sposatissimo, ma con la voglia di scappare a gambe levate, galletto in potenza con moglie paziente. Consorte santa subito, due bambini maschi nell’età dello sviluppo. Nonna lucida, nonno che non c’è più, compreso forse troppo tardi. Niente Mulino Bianco, ma la vita con tutti i suoi grattacapi. I coup de théâtre e la meravigliosa normalità del conflitto. Intorno, un mondo di amici, quelli di sempre, sodali impenitenti, galletti a loro volta in fuga, oppure smarriti. E le persone, tante, diverse, mai estranee.

Scrittore e uomo
Perché il Vettorello estraneo non è mai a nessuno, e questo costituisce uno dei suoi punti di forza. L’uomo Pier – e di conseguenza lo scrittore Pier, perché nei post è tremendamente sincero – sa abbracciare quell’umanità spaiata: l’anziana in difficoltà sul tram, le ragazze innamorate per via, il pedone con le sporte della spesa. Quasi possedesse un’implicita missione: restare umano, restare sensibile. E farci divertire, mentre ci commuoviamo un po’ alle sue gaffes giganti, così prossime, così calde.
È tutto a post
L’impaginato di È tutto a post, con le sue notazioni icastiche, ci restituisce il ritratto a tutto tondo di una brava persona, con i dubbi, i limiti e le incertezze comuni a tutti. Però – proprio attraverso quei limiti – abbiamo l’impressione di avere a che fare con qualcosa di molto importante, e di doverlo annotare prima di dimenticarcelo, nell’onda nera di egoismo e rabbia che contraddistingue questo periodo.

Vettorello racconta una storia d’amore per la vita, così com’è, senza esagerazioni (perché, in fondo, non ce n’è bisogno). Viene da pensare, beati i suoi figli perché impareranno dalle sue parole, E beati i lettori, perché potranno ridere di lui, di se stessi e del mondo che verrà. Fosse come lo vede Pier, sarebbe un gran bel mondo.