Correva l’anno 1985. Per l’esattezza quarant’anni fa. Una forte ondata di gelo investe la Penisola da Sud a Nord: Roma letteralmente in tilt, la laguna di Venezia gelata. La chiamarono la “nevicata del secolo”. In quella che si chiamava Urss viene eletto segretario del Pcus Michail Gorbacev l’uomo che darà il via ad importanti riforme. Il 29 maggio di quell’anno avviene una delle peggiori tragedie verificatesi durante una competizione sportiva, la strage dell’Heysel. Prima della finale di Coppa di Campioni tra Juventus e Liverpool gli incidenti all’interno dello stadio di Bruxelles provocarono la morte di 39 persone, dei quali 32 italiani e il ferimento di 600. La capitale belga dimostrò tutta sua inadeguatezza e incapacità nell’organizzare un evento sportivo simile. Beffa finale: gli assassini-hoolingans vennero assolti.
Cosa accadde nel calcio quarant’anni fa

Anche nel calcio italiano quarant’anni fa avvenne qualcosa di inaspettato e dirompente. Lo scudetto prese per la prima volta la strada del Nord Est, precisamente nella città di Giulietta, Verona. La Coppa Italia (trofeo spesso snobbato a torto dalle nostre squadre) prese la invece la via di uno dei porti più importanti del nostro Paese, Genova per la precisione sponda Sampdoria. Nella città della lanterna l’ultimo trofeo era datato 1937 (c’era ancora “Lui”) con la conquista della Coppa Italia da parte del Genoa. Era passato quasi mezzo secolo! Verona e Samp mai avevano vinto qualcosa fino ad allora. L’ultima “provinciale” a vincere qualcosa, era stato il Cagliari di Gigi Riva.
Quarant’anni da una super Samp

Quella Samp era tornata in serie A nel 1982. Ed aveva cominciato a rinforzarsi. Alla guida della società un imprenditore illuminato, Paolo Mantovani, che la acquistò nel 1979. In precedenza era stato addetto stampa della stessa società blucerchiata. Nel 1984 ad una rosa già competitiva che aveva sfiorato il piazzamento Uefa arrivarono il compianto Gianluca Vialli uno degli attaccanti più forti della storia del nostro calcio, Graeme Souness reduce dalla vittoria della terza Coppa dei Campioni, Antonio Paganin e l’estroso Evaristo Beccalossi. Dopo una doppia sfida contro il Milan, entrambi vinte dai liguri il 3 luglio del 1985 allo stadio Marassi (lo stadio più “inglese” d’Italia) la Samp festeggiò il suo primo trofeo.
Due veneti in quel successo di quarant’anni fa


In quella squadra c’erano due uomini provenienti dal Veneto. Non più ragazzini di primo pelo, ma molto esperti. Uno era portiere stilisticamente bello da vedere, l’altro un centrocampista lottatore a tutto campo, mai stanco. L’estremo difensore è Ivano Bordon originario di Marghera, il polo industriale di Venezia. Ha già 32 anni quando arriva a Genova dopo una vita in maglia nerazzurra con un curriculum di tutto rispetto: due scudetti, due coppe Italia e soprattutto la conquista del campionato del mondo del 1982 come vice del grande Dino Zoff. L’altro è Francesco Casagrande trevigiano di Mareno di Piave (Sinistra Piave). Ha giocato con Gigi Riva e con la Fiorentina ha sfiorato uno scudetto nel 1982. l’allenatore è il sergente di ferro Eugenio Bersellini che non bisogno di presentazioni. Ma cosa ricordano i due campioni 40 anni dopo?
L’esperienza di Bordon

“Era una bellissima squadra – racconta Bordon – un presidente fantastico che credeva in quel progetto. Moreno Mannini e Luca Pellegrini erano già promettenti. Sono stati tre anni favolosi dopo una vita all’Inter”. Una finale quella contro il Milan che per il portiere veneziano aveva un sapore “particolare”. “Era un altro derby. Dopo quattordici anni in maglia nerazzurra trovare in finale i cugini mi ha dato una carica in più”. Quella coppa Italia era solo l’inizio di un ciclo da sogno.
Bordon non ha dubbi: “Sei anni dopo arrivò il primo tricolore. Quella coppa Italia non fu un “caso”. C’era una base costituita da giocatori fortissimi, mi vengono in mente Vialli e Mancini una coppia d’attacco che mostrerà il suo valore per più di un decennio. Lo “Zar” Vierchowod che giocherà fino a 42 anni. Un esperto vincitore anche di trofei in Europa come lo scozzese Souness”.
Quarant’anni fa un altro veneto ci rimase male

Per Casagrande non sarà proprio una festa. E ci racconta un aneddoto. “Io e il Beck tornammo in spogliatoio incazzati senza festeggiare in campo. Giocai solo gli ultimi due minuti e dalla rabbia che avevo dentro commisi un brutto fallo e fui ammonito”. Un anno difficile per l’ex centrocampista di Mareno di Piave. “Quell’anno ho perduto parte della preparazione perché nell’agosto del 1984 morì mio padre. Un momento durissimo per me, volevo abbandonare il calcio. Disputai parecchie gare ma non la finale guarda caso contro la mia squadra del cuore. Inoltre non avevo un grande feeling con Bersellini”. Ma quei tre anni in casacca blucerchiata Casagrande non li dimentica.
I suoi ricordi

“Nel 1982 quando mi comprò la Samp appena tornata in serie A dalla B ero molto scettico, mi sentivo un tantino sottovalutato. Poi ebbi la fortuna di conoscere quella meravigliosa persona che è stato il presidente Mantovani e tutto è cambiato. Con lui firmai un contratto diciamolo pure ridendo, mai mi era capitato”. Prima della conquista della Coppa Italia durante il calcio mercato autunnale (all’epoca si faceva nel mese di novembre) qualcosa stava cambiando per il calciatore venuto dalle terre del Piave. “Franco Dal Cin allora ds all’Inter che ben mi conosceva formulò la proposta di portarmi a Milano. Mantovani si oppose. Era felicissimo di avermi portato a Genova”. A proposito di panchine, che all’epoca non erano lunghe come oggi, Casagrande ha qualcosa da aggiungere: “con il sottoscritto, il Beck e Roberto Galia la stampa ci definì come la panchina più ricca d’Italia”.
La gioia di quarant’anni fa
Non poteva mancare qualche scatto in esclusiva della festa organizzata per la vittoria. Con Casagrande in bella mostra





43000 spettatori a Marassi…nel vecchio stadio..e allora Mantovani il presidentissimo apri alla TV ovviamente la rai le private non esistevano e x noi Sampdoriani fu l’ inizio di 1 splendido cammino…