“Ciao, son Salvatore”. Da quando è esploso il caso Bagni, dopo il servizio delle Iene in tv a mio marito viene in mente quel modo di presentarsi al telefono dell’ex campione. L’ha incontrato e intervistato spesso, da fine anni ‘90, da quando organizzava il memorial Bigi, per ricordare un ex calciatore suo amico, fra Correggio e San Martino in Rio. Alla domanda: “Qual è il suo segreto, come talent scout?”, seguì la risposta “Lo vengo a raccontare proprio a te…”. Tipico di Salvatore, esuberante in campo e fuori. Quante volte si è fatto squalificare anche nel dopo carriera professionistica, giocando fra gli amatori, per eccessi agonistici. “Però è una vergogna”, dice Bagni sul finire di quel quarto d’ora andato in onda su Italia1. Inizia solo adesso a rendersi conto che gli ha teso una trappola Luca Sgarbi, giornalista modenese. Forse poteva insospettirsi in tempo.
Bagni e la vergogna
Con quel “Però è una vergogna”, Salvatore intende che una persona della sua credibilità, del suo passato, non meritava un sotterfugio del genere, la registrazione di nascosto. Lui che è stato fra le prime spalle tecniche dei commentatori televisivi, proprio di Mediaset. Qui affiancava Bruno Longhi nel ’96, quando la Juventus vinse la seconda Champions, ai rigori, nella finale con l’Ajax.
È stato anche commentatore per Stream, Rai e Sky.
Bagni intende è una vergogna che si parta con l’idea di sbugiardarlo, di far raccontare proprio a lui come si può arrivare a offrire una chance in campo professionistico a un aspirante calciatore, semplicemente pagando.
Si tratta, purtroppo, di una prassi da tempo in uso a vari livelli, anche perché strani ed equivoci personaggi ruotano attorno al calcio e anche ad altri sport in cui girano tanti soldi.
Lui avrebbe chiesto 30mila euro per assicurare l’ingresso in una squadra di serie C, la Vis Pesaro, a un ragazzo che neanche esiste. Si è fidato e gli è andata male. Ha anche indicato la persona che avrebbe dovuto ricevere i 20mila euro per conto del direttore sportivo del club marchigiano, poi sospeso. Bagni è salito in auto senza nemmeno controllare la busta dei soldi, si sarebbe accorto che si trattava di banconote false.
Ora resta in silenzio, spiegherà, appena l’eco mediatico si sarà spento.
Talent scout

Bagni nella sua attività di talent scout scopre e vende giocatori in tutto il mondo, in questo ha un fiuto eccezionale.
Le Iene hanno preparato il tutto con cura: Luca Sgarbi finge di avere un fratello minore con il sogno di sfondare nel calcio e telefona a Bagni.
https://www.iene.mediaset.it/video/sgarbi-per-giocare-da-professionisti-basta-pagare-_1397618.shtml
«Vediamo calciatori in tutto il mondo, se siamo noi a cercarli li paghiamo. Ma se invece sono i ragazzi a contattarci ci devono pagare».
“Io e mio figlio abbiamo un’agenzia e i calciatori che andiamo a cercare noi li paghiamo, perché li scelgo io. Per tutti quelli che noi non cerchiamo, ci facciamo pagare, perché il ragazzo non ti fa guadagnare niente”.
Poi il figlio prenderà le distanze in un comunicato, sostenendo che il padre è solo un consulente esterno, con sua partita iva.
Quando l’inviato delle Iene chiede a quanto possano ammontare le cifre richieste, Bagni non risponde con una cifra, ma garantisce la squadra: la Vis Pesaro, ora ai quarti di finale playoff di serie C. La trattativa parte con 5mila euro, poi 10mila, 20mila, 30 mila…
Bagni sa che è una prassi non ignota nel mondo del calcio, e che tanti parenti o amici di aspiranti calciatori hanno pagato persone sbagliate, senza nessun tipo di ritorno. Non solo nel calcio e nello sport, basta pensare a quello che accade nel mondo dello spettacolo e in non pochi altri settori. C’è una letteratura nutrita in proposito.
Dice Bagni: “Tutte le società mi devono qualcosa”. Fa un elenco di squadre dove ha piazzato diversi giocatori paganti, che sono soprattutto appunto formazioni di serie C, ma ce ne sarebbero anche di serie B e A, in diverse regioni.
Bagni è nel calcio da mezzo secolo, ha un rete di contatti vastissima

E’ stato direttore generale e direttore tecnico del Napoli, direttore tecnico di Lazio e Bologna, consulente di mercato alla Lazio di Cragnotti, alla Juventus e alla Salernitana. Grazie all’incredibile esperienza maturata nel mondo del calcio vissuto in prima persona, ha sviluppato un fiuto eccezionale nello scovare nuovi talenti in Italia, in Europa e in giro per il mondo. Negli anni ha portato in vari club a basso prezzo calciatori che poi hanno fruttato grandi plusvalenze.
E c’è l’altra faccia del calcio, quella che mette la maglia dietro pagamento naturalmente in contanti. Minimo 30mila euro! “Ma un padre ha versato a una squadra ben 120mila euro per 5 anni”. Quindi in totale 600mila, sotto forma, pare, di sponsorizzazioni.
La Vis Pesaro tutela la sua immagine con la sospensione del ds Michele Menga. I filmati finiranno sotto la lente della Procura e, dato il clamore, è possibile un’indagine fiscale della finanza sui conti dell’ex azzurro.
Ma chi da anni frequenta il mondo del calcio per mestiere e lo racconta a lettori e telespettatori ha sentito molte volte testimonianze di genitori certi che i figli siano stati penalizzati da procuratori che mandavano avanti chi pagava. Anche di recente, a margine di una partita di serie B, un padre stazionava davanti allo stadio Mapei, di Reggio Emilia, ricordando a chi entrava quanto era capitato al figlio, non avendo avuto tante possibilità economiche per rilanciare e andare oltre una buona serie D.
Non è una partica fuori dal comune

Memorabile un’intervista ad Avvenire di Mauro Melotti, sino a due anni fa responsabile del settore giovanile del Modena, in cui lamentava come in serie C vari allenatori portassero soldi sotto forma di sponsorizzazioni.
Tornano di attualità le parole di Salvatore Soviero ex portiere, anche del Venezia. Era il 2014: “Per allenare mi hanno chiesto uno sponsor da 50.000 euro. Se dovevo portare i soldi facevo il presidente non l’allenatore”.
Tornando a Bagni, quando giocava era chiamato “guerriero”. Vinse il primo scudetto con il Napoli, correva anche per Maradona, aveva una determinazione, una forza unica, nel recupero palla e nell’avanzare. Conta 300 partite in serie A, smise a soli 32 anni, per problemi a un ginocchio. Giocò da titolare in Nazionale le qualificazioni all’Europeo del 1984, il mondiale dell’86, con l’eliminazione dell’Italia negli ottavi contro la Francia, e le qualificazioni a Euro 1988, con Azeglio Vicini in panchina.
Un combattente per necessità, anche a seguito di vicende personali terribili: ha perso suo figlio Raffaele in un incidente stradale, aveva appena 3 anni.
La tragedia di Bagni

Era il 1992 e Bagni aveva 36 anni. “Tutta la famiglia era in macchina, andavamo a 40 all’ora, pianissimo – raccontava a Il Corriere della Sera -. L’airbag si aprì e una vita si spezzò. Solo con la forza di tutti i familiari siamo riusciti a superare questa tragedia”.
E l’altro motivo per il quale Salvatore meritava maggiore rispetto anche dalle inchieste televisive, è la vicenda della bara del piccolo trafugata dal cimitero. Un mese dopo la morte qualcuno profanò la tomba del piccolo Raffaele, sepolto nel cimitero in campagna di Cesenatico, portò via la bara con il corpicino e poi cominciò a tempestare di richieste di riscatto la famiglia. Trecento milioni di lire.
“La foto della bara lasciata sul parabrezza dell’auto in un giorno di nebbia, sembrò tutto così assurdo. Un mese con i carabinieri in casa, aspettando invano una telefonata. Raffaele c’è ogni giorno, lo sentiamo accanto a noi. Il problema non è quel corpo che non è più al cimitero perché io ho fede. Ma subito ci siamo preoccupati degli altri figli. Pensiamo di aver fatto un bel lavoro con loro”.
Bagni non è neanche registrato, come agente di calciatori

«Questo sport e il mondo di società e persone che vi gravita intorno è pieno di situazioni poco chiare”, conferma Giuseppe Galli, presidente dell’associazione italiana agenti di calciatori e società (Aiacs).
Gli fa eco Alfonso Morrone, presidente dell’associazione italiana direttori e collaboratori sportivi (Adicosp): «È un fatto da condannare senza se e senza ma. La giustizia sportiva farà il suo corso, gli organismi competenti condanneranno chi di dovere. Noi, come associazione, stiamo cercando di capire quanti dirigenti sportivi siano coinvolti in questa vicenda. Dispiace constatare, basandomi solamente dai video del programma televisivo, che sia un sistema abbastanza diffuso. Un modus operandi adottato da tante società e procuratori, che contrasta i valori educativi dello sport. Il sistema svelato fa leva sulle difficoltà economiche di alcune squadre di serie C, che vogliono risollevare i propri bilanci con queste azioni scorrette”.
Morrone era stato ds del Carpi, in serie C. “Conosco Salvatore Bagni, è un amico e una brava persona, per questo sono addolorato per lui. Il servizio è stato un colpo al cuore”.