Dal 2025 stop agli incentivi per le caldaie a gas e, nel 2026, inizierà il piano di ristrutturazione. La direttiva (UE) 2024/1275 “Case Green” (EPBD – Energy Performance of Building Directive), che fa parte del pacchetto di riforme Fit for 55, contiene le misure per ridurre progressivamente le emissioni di CO2 del parco immobiliare europeo e ha il fine di raggiungere l’obiettivo della totale decarbonizzazione entro il 2050 attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica. Possiamo definire “case green” gli edifici a emissioni zero o quasi zero con una domanda molto bassa di energia, zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra.
La direttiva “case green” definisce “a emissioni zero” un edificio ad altissima prestazione energetica con un fabbisogno di energia pari a zero o molto basso, che produce zero emissioni di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra.
Gli obiettivi della direttiva EPBD

La direttiva EPBD rappresenta una svolta significativa per le politiche energetiche comunitarie e dei singoli stati dell’UE e ha l’obiettivo di stimolare la riqualificazione energetica di edifici privati e pubblici in tutta Europa, al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2.
Gli obiettivi medi saranno definiti in base al patrimonio edilizio, al sistema nazionale di classificazione energetica e alle strategie di ristrutturazione adottate da ciascun Paese.
A oggi, il 35% degli edifici dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico. Il tasso medio annuo di rinnovamento energetico è solo dell’1% circa, un range estremamente basso.
EPBD e le politiche energetiche

Le politiche energetiche degli stati membri dovranno perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Già dal 1° gennaio 2030 tutti i nuovi edifici dovranno garantire emissioni zero in loco. Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale di ristrutturazione che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali e non; ogni paese potrà stabilire autonomamente su quali edifici concentrarsi. Complessivamente, il 55% della riduzione dei consumi energetici deve essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori.
Entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno interessare il 15% degli immobili non residenziali, ed entro il 2033 il 26% di quelli di classe energetica più bassa. Il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico. In Italia, secondo i dati Istat, ci sono circa 12 milioni di edifici residenziali; pertanto, si dovrà intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti: edifici, non singole unità immobiliari!
L’impegno nazionale

Secondo la direttiva “case green”, entro il 29 maggio del 2026 ciascuno Stato membro dovrà stabilire le regole per la ristrutturazione progressiva degli immobili residenziali, entro il 2050 e individuare la superficie coperta da ristrutturare ogni anno, compresa quella del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori. Inoltre, gli Stati membri dovranno provvedere affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/m²/a dell’intero parco immobiliare residenziale diminuisca di almeno del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Entro il 2040 e successivamente ogni 5 anni, il consumo medio di energia primaria dovrà essere equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale, derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero.
EPBD e gli edifici “solar-ready”

Gli Stati membri dovranno garantire che i nuovi edifici siano “solar-ready”, ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. L’installazione di impianti di energia solare diventerà la norma (in Italia lo è già!) per gli edifici di nuova costruzione per i parcheggi di nuova realizzazione, coperti, adiacenti fisicamente agli edifici.
Anche sull’impiego delle caldaie alimentate da combustibili fossili, la direttiva propone una strategia graduale invitando gli Stati membri a formulare misure specifiche per facilitare questa transizione nel settore del riscaldamento e del raffreddamento.
La sospensione degli incentivi

A partire dal 1° gennaio 2025 sono stati sospesi gli incentivi per l’installazione di caldaie autonome che funzionano con combustibili fossili e l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento dovrà essere completata entro il 2040. Com’è logico che sia, le “case green” sono escluse dagli obblighi previsti dalla nuova Direttiva EPBD e, oltre a esse, lo sono anche gli edifici vincolati e protetti, gli immobili storici, le chiese e gli altri luoghi di culto, oltre alle case vacanza, cioè le seconde case se occupate per meno di 4 mesi all’anno.
All’art. 17, la direttiva “case green” chiede agli Stati membri di incentivare con un maggiore sostegno finanziario, fiscale, amministrativo e tecnico la ristrutturazione profonda. Nel caso in cui non sia tecnicamente o economicamente fattibile trasformare un edificio in un edificio a zero emissioni, si riterrà pari a una ristrutturazione profonda un intervento che riduca di almeno il 60% il consumo di energia.
EPBD e l’impatto sulle nostre tasche

Nel 2023, il 4,1% degli italiani ha avuto difficoltà a pagare le bollette e il 9,5% non è riuscito a mantenere la casa sufficientemente calda durante l’inverno. Nel 2021 questi dati erano rispettivamente del 6,5% e dell’8,1 per cento. Anche per questo motivo, il nostro Paese deve aumentare il tasso e l’intensità della ristrutturazione degli edifici, in particolare quelli con le prestazioni peggiori, andando nella direzione già più volte indicata dalla direttiva Case Green.
I dati al netto del superbonus

Al netto degli effetti positivi del Superbonus, una quota rilevante dei consumi finali di energia è da attribuire proprio al settore residenziale: si tratta di 29,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Un dato in riduzione del 5% tra il 2021 e il 2022 e che va ridotto ulteriormente per rendere più sostenibile il nostro sistema, soprattutto se pensiamo che la media dell’Unione Europea ha registrato una riduzione quasi del 19,6%. Su questi consumi incidono per l’80% il riscaldamento e il raffrescamento delle case e, purtroppo, le energie rinnovabili coprono solo il 21% di questi consumi.