Si fa presto a dire birra. Mix di tecnica e creatività, quello brassicolo è un settore –anche in Italia – che sta registrando uno sviluppo importante, soprattutto per quel che riguarda le aziende artigianali.
Nel 2022, secondo il Registro delle imprese CCIAA, i birrifici nel nostro Paese hanno raggiunto le 1326 unità, occupando un totale di 9612 addetti: una crescita, rispetto al 2015, del 104 per cento in termini di opifici e del 22 per cento per ciò che concerne i lavoratori.
Numeri incredibili, soprattutto nell’ambito dei microbirrifici, che non hanno subito contrazioni neppure nel periodo pandemico: il volume di questa produzione mediamente si attesta intorno a valori che possono oscillare dai 390mila ai 480mila ettolitri annui. Tuttavia, i dati non bastano a spiegare la sempre maggior attenzione di pubblico ed esperti per questa bevanda viva, fatta di malto, lievito, luppolo ed acqua.
Le radici antiche della birra
Una storia antica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Già il buon Eschilo, nelle Supplici, prendeva in giro gli egiziani per la Zithum, la loro birra fatta con l’orzo. Per giungere alla “cerevisia” celtica o alle ricette segrete dei monaci belgi trappisti. L’avventura della birra artigianale moderna, però, intesa come scommessa aziendale di qualità, è una vicenda che appartiene al nostro immediato passato, agli anni Settanta del Novecento.
La rivoluzione della birra


L’hanno chiamata Craft Beer Revolution, dapprima negli Stati Uniti, e poi – a partire dal 1996 – anche in Italia, con la nascita dei primi birrifici artigianali. Oggi, a distanza di poco più di venticinque anni, se ne contano qui da noi circa novecento, di standard qualitativi molto elevati. Certo, nel tempo, a partire dai primi esperimenti casalinghi, l’attività si è estremamente specializzata. C’è chi, come Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai (associazione che segue, tutela e promuove il mondo brassicolo artigianale) le attribuisce un carattere rock, l’aura clandestina delle prime cantine dedicate. E c’è chi ha trasformato la visione hobbistica in una professione. Un bell’azzardo, in un Paese come il nostro a tradizione vitivinicola.
Dalla provincia di Como al cuore delle Langhe, dallo storico Birrificio di Lambrate, i cui fondatori prendono ben presto contatto con un’azienda tedesca che produce impianti per microbirrifici, al Porta Bruciata di Rodengo Saiano, gli esempi sono molteplici. Sorsi d’ispirazione teutonica o statunitense, l’omaggio alla scuola belga, ma sempre con un occhio all’innovazione, al controllo rigoroso delle materie prime; profili aromatici importanti, dal floreale al fruttato, allo speziato, in base al ceppo di lievito scelto.
Un mondo a sé, raffinato e plurimo, che spesso s’incontra con la letteratura, con la musica e ne prende ispirazione: come spiegare altrimenti il nome ripreso da Walt Whitman per il birrificio Foglie d’erba nelle montagne friulane, a Forni di Sopra?
Prima si parlava solo di vino, oggi…


Un po’ alla volta, su queste basi, sono nate riviste specialistiche, gruppi di degustazione, un “Centro di ricerca sulla birra” presso l’Università di Perugia, che costituisce luogo privilegiato per la ricerca, lo sviluppo e la certificazione del settore. Ora è appena giunta in libreria anche un’opera indispensabile per chi voglia condurre itinerari alla ricerca del buon bere, in lungo e in largo per la Penisola. S’intitola Turismo birrario per le Edizioni Lswr: un viaggio da Nord a Sud per scoprire, lungo percorsi senza fretta, arte, cultura, paesaggi naturali, ma anche i birrifici artigianali di qualità che costellano il nostro territorio.
Curata da Luca Grandi, consta di ben quatto volumi, uno per ogni macroarea italiana. Vi sono descritti i tour meno battuti, evidenziandone specificità territoriali, e definendo una mappa dell’andar per birre, tutta dedicata agli appassionati, ai cultori della materia o ai curiosi senza appello. Grandi, oltre alla curatela generale dell’opera, firma, con Pierluigi Bruzzo e Gabriele Navoni, il volume dedicato al Nord-Est. Dai Castelli della Val d’Adige al lago di Molveno, da Gorizia alla Marca Trevigiana, alla sponda veneta del lago di Garda.
Luca e la sua passione


Luca è veronese; nel 2006 ha creato il brand BIRRA NOSTRA, allo scopo di promuovere la birra artigianale italiana. Dal 2022 è Cibus Ambassador per Fiere Parma. Ha tenuto lezioni di comunicazione alla Business School del Sole 24 Ore, presso l’Università di Parma e in numerosi workshop. Ha collaborato con Slow Food per la Guida alle Birre d’Italia. Nel 2013 ha co-creato il “Birra Nostra MAGAZINE”. L’entusiasmo, la professionalità e la competenza, in questa nuova poderosa opera, ci sono tutti, così come un pizzico di follia creativa: «Non è inusuale – racconta nell’Introduzione – trovare nelle birre artigianali prodotte sul nostro territorio ingredienti della terra come frutta, verdura, spezie, cereali e persino fiori …così il birrificio diventa un vero e proprio presidio territoriale, e assieme una faccenda alchemica».
Questione di marketing, sicuramente, ma non solo. Turismo birrario. Guida per viaggiatori in fermento aggiunge in più un tassello importante alla letteratura di viaggio; interessa e talora commuove, con uno stile accurato e un briciolo di magia, per le tante cose buone e belle che il paesaggio, la terra e la gente che vi abita sanno creare. Per una volta, ci pigliamo il lusso di non essere catastrofici. Prosit, e birra sia.