Il living lab (laboratorio vivente) Veritas a Venezia è l’unico in Italia a far parte di B-WATERSMART HORIZON 2020, progetto europeo che punta alla definizione di strumenti tecnologici ed informatici per economia e società water smart. La sfida principale del caso-studio veneziano è creare le condizioni per sbloccare un importante potenziale di riutilizzo nel settore idrico che attualmente non è sfruttato, in particolare riguardo tre risorse specifiche: effluenti provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane, azoto recuperabile da flussi concentrati di impianti e fanghi da impianti di trattamento dei reflui urbani. Queste tre risorse sono specificamente gestite attraverso tre tecnologie pilota (una per l’acqua e due per l’azoto), ma l’efficacia delle sperimentazioni legate agli aspetti scientifici e tecnologici è associata strategicamente a due strumenti informatici: water reuse platform e sludge management platform con l’obiettivo di sostenere i processi decisionali di una governance condivisa e partecipata del sistema.
Il coinvolgimento dei portatori di interesse: dalle istituzioni ai cittadini
L’innovazione tecnologica sta correndo, ma perché possa essere implementata producendo profonde modifiche del sistema in chiave water smart, servono banche dati aggiornate e un confronto costante tra i portatori di interesse: istituzioni pubbliche, enti di controllo, gestori dei servizi, università e centri di ricerca, aziende innovative, nonché attori delle comunità competenti e cittadini. A questo scopo un anno fa, nell’ambito del progetto B-WATERSMART, Veritas ha dato l’avvio alla CoP territoriale che sostiene gli obiettivi condivisi del progetto, un coordinamento che mette insieme: Regione Veneto; ARPAV; Città Metropolitana di Venezia; Consorzio di Bonifica Acque Risorgive; ANBI Veneto; Consiglio di Bacino Laguna di Venezia; Viveracqua, il consorzio dei gestori pubblici del servizio idrico integrato del Veneto e Friuli Venezia Giulia; Veneto Agricoltura; Confindustria Venezia; Università Ca’ Foscari; Università di Verona.
La trasformazione “Water Smart” di economie e società in uno scenario di cambiamenti climatici
La risposta ai problemi idrici che stiamo affrontando e saremo chiamati ad affrontare nei prossimi anni è la trasformazione WATER SMART di economie e società. Maggiori conoscenze e consapevolezze possono infatti favorire un migliore uso delle risorse e soprattutto un loro adeguato riutilizzo. La chiave di volta non è soltanto l’innovazione tecnologica, perché ciò che sembra essere ancor più determinante è la GOVERNANCE: intesa come creazione di processi virtuosi, efficaci ed efficienti, nello scambio costante di informazioni e nell’affrontare le sfide, che si presentano già ora e si presenteranno, in modo sempre più grave, in uno scenario di cambiamenti climatici destinati a estremizzare gli eventi metereologici.
Ogni anno in Veneto prodotte dagli scarichi delle fognature 250mila tonnellate di fanghi da depurazione
Nel Veneto ogni anno vengono prodotte dagli scarichi delle nostre fognature 250mila tonnellate di fanghi da depurazione “tal quali”, ma in Italia, e in gran parte d’Europa, la gestione resta complicata da normative contraddittorie, in un quadro complicato da eccessi di prudenza e incertezze a livello scientifico, come segnalato nel report nazionale, pubblicato nel novembre scorso, da REF Laboratorio Ricerche (il centro studi milanese specializzato nelle consulenze alle multiutilities che gestiscono ciclo dei rifiuti e servizio idrico integrato).
La Governance dei processi di gestione di acque reflue e fanghi da depurazione è quindi un elemento cruciale per i mesi e gli anni a venire, in uno scenario generale in cui è imprescindibile l’obiettivo di ridurre l’impronta del carbonio nell’ambiente ed in cui l’Unione europea spinge perché vi sia una gestione che valorizza le risorse e trasformi i rifiuti stessi (e anche i fanghi lo sono) in risorse, in una prospettiva di sempre maggiore recupero e riutilizzo.
Superare l’incertezza normativa con Water Smart
Il tema é al centro anche dei più recenti documenti emanati dalla Regione Veneto, come il nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti (agosto 2022), in cui viene stabilito l’impegno a supportare sperimentazioni avanzate nel settore che possano essere poi esportate anche su scala industriale: il progetto B-WATER SMART è citato come modello per l’individuazione di tecnologie innovative per il recupero delle materie prime definite critiche. L’obiettivo principale però è riuscire a definire dei criteri certi e condivisi per la gestione di fanghi ed acque reflue come risorse per il recupero a fini agricoli o industriali.
Del resto anche Viveracqua, il consorzio dei gestori idrici del Veneto, nelle osservazioni al Piano Rifiuti Regionale ha segnalato come potenzialmente strategico il riutilizzo in agricoltura (direttamente o indirettamente) del 51% della massa di sostanza secca dei fanghi da depurazione.
La mappatura delle conoscenze dei rischi e delle opportunità’
Il progetto europeo Horizon B-Watersmart a supporto di comuni e multiutilities
Il progetto europeo Horizon B-Watersmart prevede l’elaborazione di soluzioni innovative da testare in sei siti, denominati Living Labs (casi studio), in diverse zone d’Europa. Si tratta di soluzioni destinate a fornire supporto alle aziende idriche e ai comuni per rendere i loro sistemi e servizi idrici sostenibili, intelligenti e più resilienti al cambiamento climatico. La ricerca si basa sui problemi specifici di sei città e regioni costiere europee che hanno scelto di affrontare sfide e opportunità, implementando soluzioni tecnologiche e gestionali water-smart. In questo contesto le aziende idriche di Alicante (Spagna), Bodø (Norvegia), Fiandre (Belgio), Lisbona (Portogallo), Frisia Orientale (Germania) e Venezia (Italia) sviluppano e testano le loro elaborazioni e soluzioni all’interno di casi-studio, affiancate da partner di ricerca e fornitori locali di tecnologia avanzata.
Entro il 2050 scarsità d’acqua per cinque miliardi di persone
Il quadro dei cambiamenti climatici in corso sta dimostrando che la siccità è uno degli effetti più gravi del riscaldamento globale e sta rivelando al contempo che vi sono già gravi ritardi per le mancate risposte strutturali e strategiche. Il Rapporto delle Nazioni Unite “Drought in numbers”, pubblicato l’11 maggio 2022 denuncia che, a partire dal 2000, la siccità è aumentata del 29% e, dal 1970 al 2019, ha provocato il 15% dei disastri naturali con il maggior numero di vittime, ben 650mila morti. Entro il 2050 si prevede che circa 5 miliardi di persone nel mondo vivranno in aree caratterizzate da scarsità d’acqua, una situazione che potrebbe causare un flusso migratorio di circa 200 milioni di persone.
Anche in Italia, durante gran parte del 2022, la mancanza di precipitazioni, di fatto quasi dimezzata rispetto all’atteso, ha creato danni gravissimi al comparto agricolo stimati in circa un miliardo di euro: conseguenze pesanti per molte colture, su cui si fonda il nostro settore agroalimentare, sono state registrate anche nella pianura padana, dove, alla mancanza d’acqua per irrigare i campi si è aggiunto il fenomeno della risalita del cuneo salino che ha visto fiumi come il Po penetrare nei canali, creando ingenti danni da salinità.
Water Smart: verso un modello di bioeconomia
In un contesto sempre più complesso per il sovrapporsi di normative spesso di difficile applicazione, esposto a strumentalizzazioni e pregiudizi, l’obiettivo strategico è creare un sistema in cui la gestione dell’acqua sia concepita come una serie di processi interconnessi, da tenere in equilibrio con obiettivi sociali e ambientali. Un modello in cui la razionalizzazione della gestione dell’acqua rappresenti la base di processi decisionali che, a loro volta, considerino e coinvolgano tutti i principali referenti della catena di gestione idrica.
Si tratta di un sistema volto a creare valore e in grado di adottare modelli circolari di utilizzo delle risorse e, dove è possibile, di bio-economia. Per realizzare un modello di questo tipo servono sicuramente tecnologie e soluzioni innovative, ma sono imprescindibili conoscenza scientifica e consapevolezza da parte degli attori strategici della filiera che, attraverso la regolamentazione e una corretta diffusione delle informazioni, possono modificare la visione complessiva e la percezione del problema anche all’interno della società. Il modello water-smart implica una governance consapevole dei rischi reali a sostegno di decisioni prese con competenza e visione aperta in un sistema di funzionamento partecipativo che scoraggia la disinformazione e il pregiudizio.