Sandra Truccolo è una donna veneziana dalle mille risorse, capace di togliersi non poche soddisfazioni sportive, diventando campionessa del Mondo per due volte e vincendo medaglie ai Giochi paralimpici nel tiro con l’arco. Oltre ad essere una grande sportiva, Sandra è soprattutto una persona piena di idee e progetti, che vedono nello sport un percorso di unione e di crescita personale.
Come sta vivendo questo periodo? Pur con le restrizioni odierne, è sempre in contatto con i suoi ragazzi? Magari tenendo in mano l’arco?
“Sicuramente non mi piacciono le restrizioni a cui siamo, nostro malgrado, costretti. Ciò che mi manca di più sono le relazioni con gli amici e con i ragazzi e soci del nostro club di canoa, viviamo una realtà che ci ha privato della libertà e delle piccole gioie quotidiane. Tramite i social fortunatamente riusciamo a tenerci in contatto, a mantenere vive le relazioni e a rincuorarci a vicenda nella speranza di rivederci ed abbracciarci presto, anche se in questo momento sembra ancora molto lontano”.
Che valore ha lo sport e, soprattutto, farlo rispettando le regole ed essendo leali?
“I valori che lo sport rappresenta per me sono quelli che mi hanno insegnato i miei genitori: onestà, correttezza, rispetto per me stessa e per gli altri. Significa potersi conoscere più a fondo, fissare e raggiungere obiettivi con impegno e costanza, interagire con gli altri atleti, divertirmi e dimostrare le mie qualità tecniche. Lo sport riesce a trasmettere valori fondamentali quali la capacità di responsabilità, il rispetto delle regole e delle persone, accettare la sconfitta, rifiutare il doping, la violenza, l’inclusione sociale. Ti porta ad all’acquisizione di abilità tecniche, ad avere fiducia in se stessi e a raggiungere una conoscenza profonda di se stessi”.
Come ha iniziato a praticare tiro con l’arco?
“Ho iniziato il tiro con l’arco dopo l’incidente in auto, grazie a un caro amico, Fabio Amadi, anche lui disabile. La scelta è stata un po’ casuale, avevo il campo di tiro vicino a casa e potevo partecipare alle gare assieme agli atleti normodotati. Questa motivazione mi è stata di stimolo per riprendere ad uscire e conoscere nuove persone”.
Lei ha vinto molto, è stata campionessa del Mondo e ha conquistato medaglie ai Giochi paralimpici con l’arco. Quanto sono serviti quei percorsi?
“Mi hanno dato la forza per superare e riprendere in mano la mia vita, di capire che si poteva ancora essere felici nonostante la disabilità. Mi ha portata a conoscere molti nuovi amici con cui condividere la passione per lo sport, viaggiare e conoscere non solo nuovi “luoghi” ma usanze e tradizioni di paesi che forse non avrei mai visitato se non avessi avuto questa opportunità per le trasferte sportive”.
Perché, insieme a suo marito Daniele Scarpa, ha deciso di fondare la Canoa Republic?
“Volevo che l’opportunità che era stata offerta a me la potessero avere anche altre persone. Io e Daniele abbiamo sempre pensato che lo sport deve includere, non escludere e portarci a realizzare assieme progetti da condividere con amici, con e senza disabilità”.
Quanto è importante parlare ai giovanissimi di tematiche come il rispetto degli avversari e del significato più profondo di sport?
“Da piccoli lo sport deve essere vissuto come un gioco, penso sia più facile insegnare il rispetto delle regole e degli avversari proprio attraverso esso. È una valvola di sfogo, ci porta a socializzare, ad avere la voglia di mettersi in gioco, superare i propri limiti e realizzare obiettivi e sogni. Svolge un ruolo importante nella formazione, nello sviluppo e nell’educazione. Lo sport è emozione, soprattutto se condiviso con un gruppo, crea un forte legame tra gli atleti. E per ultimo, ma non meno importante, aiuta ad organizzarsi. Praticarlo ci porta a programmare la giornata, lo studio e l’allenamento ed è molto utile anche ad insegnare ai ragazzi uno stile di vita sano ed una alimentazione adeguata. Questo è per me lo sport”.