A dieci anni dalle primavere rivoluzionarie nel mondo arabo, quando l’Unione europea fu colta all’improvviso e non aveva ancora un quadro completo sulla sua politica estera comune. L’Europa l’ha dovuta costruire celermente con una revisione della sua politica di vicinato e intraprendendo un percorso che deve ancora essere completato. Tale politica di vicinato non è riuscita a decollare, come molti speravano, tanto da dover intraprendere la strada di quella che viene chiamata “politica di resilienza” che pare aver ridimensionato il primario compito di favorire la democrazia nelle aree mediorientali e nordafricane. Si pensi all’incapacità di Bruxelles che non è stata in grado di adottare iniziative diplomatiche forti in Libia o in Siria, dove Mosca e Ankara, invece, hanno subito imposto la loro presenza a tutti i livelli.
L’Europa e Israele e Palestina
Non possiamo dimenticare la questione che dura ormai da anni del lungo e insidioso braccio di ferro tra Israele e la Palestina, in cui, bisogna ammetterlo, l’UE è stata una prima attrice nell’ultimo decennio, mentre oggi resta silente dinanzi alle continue violazioni del diritto internazionale compiute dagli israeliani nei riguardi dei palestinesi che reclamano il proprio diritto ad autodeterminarsi. Insomma, una Unione europea troppo nascosta e timida nel ritornare da grande protagonista sul palcoscenico internazionale.
Le ragioni
Le ragioni di fondo sulla messa ai margini dell’UE sono dipese, sul piano mondiale, dagli Stati Uniti con l’ascesa del neo presidente J. Biden alla Casa Bianca che sta provvedendo a ritornare attore principale sulla platea diplomatica mondiale. L’UE, come è ben noto a tanti, ha sempre percorso la stessa via statunitense sino al momento in cui è salito al potere Donald Trump che ha portato il suo Paese nella via dell’isolazionismo, lasciando un vuoto e rendendo orfana la stessa UE nel saper affrontare le crisi.
L’Europa rischia di essere risucchiata
Altro aspetto da tenere in considerazione sono le dicotomie geopolitiche cagionate dalle rivolte arabe sempre nelle aree mediorientale e nordafricane, dove l’UE ha perso la sua bussola per poter agire nelle zone considerate. Tale cesura è connessa alla questione che alcuni Stati membri dell’Unione hanno subito il fenomeno di essere risucchiati in queste spaccature e conflitti sul piano geopolitico.
L’Europa e la migrazione
Poi, vi è la questione della politica migratoria che, ancora oggi, non vede unanime la famiglia europea a risolvere a causa dei movimenti nazionalisti e sovranisti che hanno avuto un ruolo di forte pressione sui rispettivi governi. Per rispondere a tutti questi fattori, l’UE è sembrata poco attenta al secondo tsunami delle proteste in alcuni Paesi del Nordafrica e del Medioriente.
L’Unione europea, se vuole rilanciare la propria politica estera deve assicurare gli interessi comuni senza pecche di alcuno Stato membro in una regione sempre più multipolare e frammentata, attraverso la cooperazione con l’ONU per affrontare i vari conflitti presenti nel mondo. A livello regionale, l’UE deve lavorare intensamente per rafforzare la sicurezza nell’area mediterranea. Come pure porre in piedi una struttura energetica verso la parte orientale del mare Mediterraneo.