La vicenda del povero giovane ricercatore Giulio Regeni non ha ancora una conclusione. Dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Roma e l’avviso di garanzia ai presunti responsabili, quali organi ufficiali del governo egiziano, a comparire dinanzi alla giustizia italiana per l’uccisione di Regeni, la situazione è di nuovo in stallo. Difatti, la magistratura egiziana ha dichiarato che le prove presentate dai colleghi italiani non sono sufficienti. Le autorità italiane giudiziarie italiane si trovano dinanzi a un muro di gomma, nessuna possibilità di piena collaborazione.
Il caso Giulio Regeni e la mancata informazione
Dopo la chiusura dell’inchiesta romana, si è svolta “ una cerimonia in sordina e non pubblicizzata”, come riporta Rete Italiana Pace e Disarmo, “dove è stata consegnata da Fincantieri agli ufficiali della Marina militare dell’Egitto (…) la fregata Fremm”. La stessa associazione sottolinea come “il tentativo di celare la consegna e la successiva partenza alla volta dell’Egitto (…) manifesta chiaramente l’imbarazzo del governo italiano” che, infatti, non ha diffuso nessun comunicato stampa sull’avvenimento.
L’esposto dei genitori di Giulio Regeni
La notizia è, però, giunta ai genitori di Regeni, i quali hanno annunciato – durante la trasmissione televisiva Propaganda Live – di presentare l’esposto-denuncia contro il governo. Responsabile, secondo la famiglia, di aver fatto accordi commerciali con l’Egitto che viola i diritti dell’uomo. Fanno riferimento al fatto che il governo italiano ha violato la legge 185 del 1990 relativo alle nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. La famiglia Regeni, nella denuncia, fa riferimento all’articolo 1 in cui si enuncia l’inibizione di esportazione e il transito di materiali di armamento verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gross violations (gravi violazioni) delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani.
Un risarcimento almeno morale
L’obiettivo dei Regeni è quello di portare alla luce la verità. Ma anche di trascinare i responsabili, individuati dalla procura di Roma, dinanzi alla giustizia italiana. Che, con forte tenacia, continuerà la battaglia per dare giustizia al giovane ricercatore ormai scomparso dal 2016. Ovviamente, bisognerà attendere nei prossimi mesi cosa accadrà e se la denuncia dei Regeni sarà accolta o archiviata.
Una cosa che potrebbe fare la coppia del giovane torturato e assassinato barbaramente in Egitto, è quella di intraprendere un’azione civile contro l’Egitto. L’illecito è stato commesso anche nei riguardi della famiglia Regeni che ora cerca un risarcimento prima di tutto morale.
L’Italia dovrebbe alzare la voce nel caso di Giulio Regeni
Anche l’Italia potrebbe avviare azioni contro le autorità egiziane. Come la richiesta di scuse ufficiali, la riparazione del danno compiuto, l’istituzione di commissioni internazionali che abbiano il compito di avviare una minuziosa inchiesta. Sino ad arrivare all’adozione di contromisure pacifiche come la rottura delle relazioni diplomatiche, dei rapporti commerciali e via discorrendo.
Se il nostro Paese non sarà in grado di usare la fermezza e la voce grossa nei riguardi di un Paese del Nordafrica, come l’Egitto, dove vige non una democrazia ma una vera e propria dittatura militare, in cui i diritti umani sono continuamente violati con ogni mezzo bandito dal diritto internazionale, allora vorrà dire che la nostra politica estera non ha una dignità internazionale.