Nella nostra immaginazione, Covid-19, nome proprio del coronavirus killer, è diventato come il mostro della fantascienza, cioè l’alieno nemico dell’umanità, feroce, implacabile, forse indistruttibile. Marziani, saturniani, cyborg, semi-umani o bestialmente umanoidi: la fantasia ne ha creati di ogni forma e di ogni dimensione. Ma questo virus coronato che ha invaso la Terra (un attacco planetario, proprio come nei romanzi e film di cosmico terrore), purtroppo non è l’immaginario extraterrestre venuto dallo spazio profondo: ci ha aggrediti passando nel nostro organismo dal corpo di innocenti creature terrestri che aveva colonizzato. Si può ricavare una lezione da questo?
Radiografia del mostro
Del micidiale parassita la scienza dice questo: il Covid-19 diventa vivo solamente quando riesce a entrare in una cellula. Nostra. A quel punto – sembra di leggere un romanzo! – ne prende il controllo, ci invade a livello di metabolismo. E qui ritorna prepotente l’immagine dell’alieno che si trapianta per così dire nei corpi umani, si annida in essi collegandosi al loro sistema nervoso. Nella fase più acuta dell’infezione, il virus ci paralizza il respiro, cioè l’anima. E la vittima rischia di morire. Nutritosi di noi, l’alieno si moltiplica, da uno diventa migliaia: un processo catastrofico. Dobbiamo essere come sentinelle!
Requiem notturno
La strage pandemica, le sofferenze, il dolore dell’addio: ogni giorno la realtà sembra sfuggirci. Si reagisce in diversi modi. Per esempio, una cara amica mi ha fatto la seguente confidenza, che si trasforma, non solo per me, in pensiero e meditazione: “Ogni sera, prima di addormentarmi, recito il requiem per i miei cari che ho perduto lungo il cammino, lontani da qui. In particolare, prego poi per le vittime del coronavirus e i loro famigliari, che sono vicini, intorno a me, nella nostra città. Per loro, la mia preghiera è rivolta alla Morte stessa, che invoco perché si fermi, perché questa notte non colpisca, e risparmi alle persone infette un’agonia dolorosa. Al mattino, uscita da quel buio che sappiamo essere spesso tormentoso a una certa età, prego per noi vivi, affinché ci sia dato di vivere questa vita con dignità e rispetto. E’ la forza della speranza”.
Citazione poetica
Siamo come foglie arse
dal primo gelo, nudi
nel vento che ci spoglia.
(Anonimo veneto)