La Serie D è alle prese con una delle stagioni più difficili di sempre e le società sono le prime a pagarne le conseguenze, specie se le federazioni non garantiscono la giusta protezione. A dirlo è il presidente del Mestre Stefano Serena che ci ha spiegato come la federazione si è preparata a questo campionato e quali sono i disagi che le società sono costrette a vivere.
Presidente, è soddisfatto di questa primissima parte di campionato in Serie D?

“Per i risultati sul campo certamente. Siamo partiti bene, abbiamo una squadra molto giovane e il gruppo è ben amalgamato, non era facile considerando le tante difficoltà di questa stagione. Dunque non posso che essere felice… per il calcio giocato. Non per tutto il resto”.
Rinviate oltre cento partite e la situazione è complessa.
“Speravamo che le terribili esperienze vissute a marzo e ad aprile potessero insegnare qualcosa al Governo del calcio, ma così non è stato. Gli esperti avevano previsto una seconda ondata. E, nonostante ciò, non è stato fatto niente per stilare un protocollo che rendesse chiara, giusta o sbagliata che fosse, la decisione da prendere in caso di ritorno della pandemia. La sensazione è che si galleggi in una disorganizzazione totale e a pagarne le conseguenze sono ovviamente le società. È imbarazzante che una squadra fino all’ultimo non sappia cosa possa succedere, se deve giocare o meno”.
A causa dei problemi riscontrati ogni weekend, per molti il campionato sembra essere falsato. Secondo lei come potrebbe continuare?
“Siamo in un paese burocratico. Ciò che sta succedendo nel mondo dilettantistico è purtroppo l’immagine della situazione che la nazione sta vivendo. Nessuno prende delle decisioni e la responsabilità viene sempre scaricata addosso a qualcun altro. In questo momento è fuori dubbio che ci sia un’emergenza sanitaria. La mia idea è quindi che il campionato prosegua e che vengano stilate delle regole chiare e da rispettare. Solo così la Serie D potrà continuare e, soprattutto, mantenere una certa serietà e regolarità”.
La pandemia sta facendo danni soprattutto alle società non professionistiche come la Serie D. Si aspetta aiuti dalle federazioni?
“Si, anche se non sono fiducioso dato che in questi anni ho capito e conosciuto meglio il sistema che circonda questo mondo. A luglio, quando scadevano i termini di iscrizione al campionato, la federazione è stata puntualissima nel pretendere i pagamenti senza ricordarsi di quello che hanno vissuto le società nei mesi precedenti. Avrebbero potuto dare un segnale di aiuto e di cambiamento a testimonianza della loro vicinanza alle società dilettantistiche in un momento così delicato, non lo hanno però fatto ed è stato un peccato. La federazione come supporto ci ha dato tremila euro, una cifra che, considerando i danni che la pandemia ci ha fatto e continua a fare, sa molto di presa in giro”.
Lei, che per il Mestre ha fatto tanto, in passato si è autodefinito un presidente “di passaggio”. Quale sarà il futuro del Mestre Calcio in Serie D?

“Fino all’anno che ci ha visto protagonisti in Serie C io mi sono dato degli obiettivi, volevo che la squadra ottenesse determinati risultati. Questi obiettivi mi davano entusiasmo e riportare il Mestre tra i professionisti ha rappresentato un traguardo prefissato e raggiunto, una grandissima gioia. La Serie C mi ha insegnato però tante cose ed ho capito che a livello economico dovevamo puntare alla Serie B, anche se questo diventava impossibile senza uno stadio. L’anno della vittoria della Serie D avevo appena sistemato il nostro stadio ma non ho avuto l’appoggio per fare ulteriori lavori ed ottenere la licenza per il campionato in C. Abbiamo quindi giocato a Portogruaro ma, durando la deroga un solo anno, ci siamo trovati senza stadio, costretti alla doppia retrocessione. Adesso sono in attesa di qualche acquirente e fino adesso non ci sono state trattative. Il Mestre ha una storia e deve continuare, è un bene che appartiene ai suoi tifosi. Io sono ancora qui, alla ricerca di qualcuno che abbia il mio stesso entusiasmo di quando presi la squadra in Prima categoria”.