Nel mio peregrinar si dolce alla ricerca d’angoli particolari di Veneto da raccontarvi, a volte soggiungo all’idea del racconto, sol pensando a ciò che mi circonda, nel semplice limitare del mio sguardo. Giro il capo ed ho Venezia dai mille splendori. Chino la testa ed ho la Treviso dei gran Signori. Alzo lo sguardo ed arrivo alla Padova dei Dottori. Tutte queste grandi città hanno un collegamento e questo collegamento è l’acqua, che sia di mare, laguna o fiume, in un modo o nell’altro l’acqua c’è sempre! Oggi vi porto alla scoperta di un ameno luogo naturale, silenzioso e ridondante di vite vissute. Vi porto alla scoperta di un’Alzaia
Cos’è l’Alzaia
L’Alzaia che come tutti certamente sapete, è: allora partiamo da qui; cos’è un “Alzaia”? Le Alzaie sono delle strade molto importanti che fiancheggiano alcuni fiumi e venivano utilizzate per trainare le imbarcazioni controcorrente, con l’utilizzo di cavalli, asini, buoi ed altri animali da tiro. Un tempo, queste strada laterali erano chiamate anche comunemente “strade anzane“
La fune

L’alzaia era proprio la fune che si usava per trainare le imbarcazioni: un’estremità veniva legata alla barca, l’altra all’animale da tiro (spesso cavalli) che venivano molte volte trasportati in barca durante la discesa sul canale. Il cavallo da tiro era trasportato sulle imbarcazioni da fiume tipo i “Burci” (Burchio) per utilizzarlo in seguito per trainare la barca controcorrente. Il traino era certamente molto faticoso per questi animali, tant’è che spesso venivano chiamati i “cavalli dell’apocalisse”, in quanto ricordavano il cavallo scheletrico del cavaliere della morte, raffigurato nel celebre quadro di Victor Vasnetsov nel 1887.
Il nome ALZAIA deriva dal latino helciarius e significa «chi tira la barca» (da helcium «giogo per tirare», a suo volta derivato dal greco ἕλκω «tirare»).
Alzaia e barche
Le imbarcazioni che erano trainate si chiamavano bùrchio o bùrcio ed erano delle grosse imbarcazioni da carico in uso nella laguna di Venezia. Erano battelli di grandi dimensioni dal fondo piatto per poter navigare agevolmente nei bassi fondali della laguna. Realizzati tradizionalmente in legno, presentavano una lunghezza variabile tra i 20 e i 35 metri con un pescaggio massimo di due metri. Il Burcio era dotato di due alberi, uno a prua e l’altro a poppa, con velatura al terzo e manovrato tramite un timone a barra situato al centro della poppa. Per secoli il Burcio è stata l’imbarcazione di trasporto merci più utilizzata per il traffico fluviale e lagunare. Oltre alla propulsione a vela, veniva spinto da remi o grosse pertiche.
Dove siamo

Orbene, svelato il significato d’Alzaia, non mi resta che dirvi dove siamo, per la precisione siamo sulla Restera del Sile. Per chi non sa dov’è la “restera”: è il tratto di riva del Sile che collega l’ex porto fluviale di Treviso con quello di Casier. È un percorso di quasi dieci chilometri che può essere affrontato a piedi, in bicicletta o in barca. Diversi interventi nel corso degli anni hanno regalato a questo luogo una curata e pacifica bellezza, che conquista i trevigiani e i turisti più sensibili nelle passeggiate domenicali e nelle attività sportive. Ma numerose sono anche, per chi sa leggerle, le testimonianze della storia conservate tra la terra e il fiume, mentre la natura manifesta in tutte le stagioni la meraviglia della biodiversità.
Alzaia della Restera del fiume Sile
Devo essere sincero, I fiumi mi han sempre attirato. Il fascino è forse in quel loro continuo passare rimanendo immutati, in quell’andarsene restando, in quel loro essere una sorta di rappresentazione fisica della storia. I fiumi sono la Storia, se le sponde della Restera potessero parlare, vi racconterebbero storie di vite vissute e passate oramai dimenticate ma che hanno dato forza e nerbo a ciò che è il Veneto, a ciò che sono stati i Veneti ed a ciò che erano diventati, quando qui in queste terre è nato quello che poi è stato chiamato il “Miracolo del Nord est o la Locomotiva del Nord est”.
Il Sile

Se vogliamo vedere il fiume Sile con altri occhi, più improntati alla natura , allora per metafora direi che il Sile oggi è un fiume “femmina, in che senso? Beh riprendendo un aforisma di Fabrizio Caramagna: “Ci sono fiumi maschi, nervosi e irruenti, che vanno dritti verso il mare e ci sono fiumi donna, che amano le curve e la varietà del paesaggio e le anse dove indugiare e specchiarsi. Sono fiumi che – nella loro mitezza di madri – accolgono ogni creatura che si avvicina”. Ecco, personalmente oggi vedo il Sile proprio così, un fiume “donna”, pronto ad accoglierti con dolcezza, con cura e senso di protezione, sarà per quello che passeggiare lungo il Sile mi dà ogni volta un senso di pace, di calma ma contemporaneamente di forza, e proprio della passeggiata che potete fare in questi posti vi voglio raccontare!
Per affrontare quest’escursione che può essere fatta a piedi o in bicicletta o per i più fortunati in barca, vi sono svariati punti d’accesso, i più comodi per parcheggiare l’auto e quindi proseguire sono quelli evidenziati con apposita segnaletica “alzaia del Sile” e riguardano le seguenti località:
Fiera di Treviso, Villapendola di Casier, Casier porto, Villapendola e porto di Silea
Partendo da Fiera o da Ponte della Gobba, a Treviso, si percorre l’argine sinistro del fiume dove una volta i barconi sostavano in attesa del carico o scarico delle merci da lavorare o prodotte nei mulini e nelle manifatture della città.
Proseguendo si arriva, dopo aver superato un ponticello pedonale ad unica campata, a Villapendola; tenendosi sempre lungo la strada alzaia posta sull’argine sinistro del ramo del Sil Morto si giunge in prossimità della Chiesa di S. Antonino dove una volta vi era un porticciolo che consentiva di scaricare le merci per Casier, Cendon e per le fornaci che li erano numerose. Una volta raggiunto il Lago Verde si può fare una piccola sosta per ammirare un ambiente di ex cava recuperato alla fruizione collettiva per attività sportive, per il tempo libero ed il ristoro e successivamente attraversare, su di un percorso aereo sull’acqua, un ambiente rinaturalizzato a canneto ove si possono osservare molte specie di uccelli acquatici ed il “cimitero dei burci”.

Il percorso prosegue lungo l’argine prospicente dell’oleificio Chiari & Forti, ove una volta vi era un passo a barca per accedere ai mulini di Silea, sino a raggiungere il piazzale del centro di Casier ed il porticciolo recentemente attrezzato con briccole e pontili.
Si continua sino alla “casa degli artisti”, un centro culturale realizzato attraverso il recupero di una vecchia porcilaia; si prosegue lungo un argine recentemente consolidato per evitare l’ulteriore degrado causato dal moto ondoso dell’acqua che lo bagna da ambo i lati. Poi un ponte mobile, che consente il transito dei motoscafi di un cantiere nautico, sino all’area industriale di Casier ove il percorso termina in attesa della realizzazione del secondo tratto sino a Casale e poi alla conca di Portegrandi.
Il Sile a Treviso
Quando il Sile arriva a Treviso è ormai adulto e le sue sponde, che nell’alto corso erano basse e paludose, lasciano spazio ad un sistema di alzaie (o restere) necessarie un tempo per trainare a riva le grosse barche che risalivano la corrente. La restera oggi è considerata come strada nazionale: parte dal capoluogo della Marca, collega diversi comuni appartenenti alle provincie di Treviso e Venezia e conduce fino alla Conca di Portegrandi.
Percorribile in bicicletta o a piedi imboccando viale Iacopo Tasso, all’altezza di Ponte Garibaldi, la restera s’immerge nel verde lasciandosi alle spalle la circonvallazione esterna delle mura e porta allo sterrato che segue i meandri del fiume.
L’Alzaia di un tempo
E’ proprio questa l’Alzaia che un tempo veniva percorsa dai cavalli che trainavano con le funi i Burci contro corrente, verso Treviso, in direzione del porto di San Martino, dentro le mura cittadine.
All’epoca persone e merci arrivavano da Venezia seguendo il corso del Sile che rappresentava una delle vie maestre della Serenissima verso il nord, la porta verso i mercati della terraferma. Da Venezia si imboccava il Silone, la foce del Sile, e si risaliva la via d’acqua bordata da salici e ontani.
Un dettaglio in più

Lungo la “Restera” c’è Il “piccolo Stucky”. Era, ed è, uno dei simboli del Sile. L’incendio, dai contorni ancora oscuri, che lo ha semidistrutto qualche anno fa, lo ha comunque lasciato, imponente e silenzioso, lungo la Restera, alla foce dell’affluente Melma che alimentava la sua attività. Il Molino Toso (detto anche “piccolo Stucky” per un’errata attribuzione allo studio tecnico del mulino della Giudecca) è un esempio di architettura industriale ottocentesca che ben si armonizza con il paesaggio del fiume. Al contrario dell’adiacente stabilimento, oggi dismesso, dell’ex Chiari & Forti, sorto molti anni più tardi evidenziando un rispetto per l’ambiente piuttosto carente. Un contrasto evidente che racconta, anche lui, la storia del Sile.
Come arrivare
Il Ponte della Gobba poi a piedi o in bici. Arrivare a Treviso è semplice, con l’A27 (uscita Treviso Sud) o con la SS13 Pontebbana. Il Sile e i suoi affluenti la attraversano in vari punti e la passeggiata proposta inizia appena fuori dal perimetro delle mura (Porta Carlo Alberto). Nei pressi c’è il Park Dal Negro. Per chi arriva in treno, dalla stazione al Ponte della Gobba sono circa 10 minuti a piedi per arrivare direttamente, una ventina se si attraversa un po’ di centro storico.