“Mi ha appena chiamato un altro giornalista per una intervista”. Il prossimo 2 novembre compirà 86 anni, la memoria e la schiettezza nell’affrontare temi calcistici sono rimaste intatte. Stiamo parlando di uno dei più forti portieri nella storia del nostro calcio. Un atleta in grado di vincere uno scudetto, non il primo, alla “tenera” età di quarant’anni. Nel suo palmares ci sono due tricolori: uno storico con la maglia del Cagliari ed uno da quarantenne a Milano sponda rossonera quello della prima stella. La prima coppa europea vinta da una squadra italiana, la coppa delle Coppe in maglia viola 64 anni fa, tre coppe Italia due con la Fiorentina ed una con il Milan. In maglia azzurra vinse un campionato europeo nel 1968 e vice campione del mondo in Messico nel 1970 da protagonista. Con la maglia della nazionale ha preso parte a quattro campionati del mondo. Stiamo parlando di Enrico Albertosi nome di battaglia Ricky. Un uomo che con i microfoni o davanti ai taccuini non si perde d’animo. Ne ha tante da dire visto che dall’inizio nelle squadre giovanili ai professionisti con un ritorno ai dilettanti può raccontare oltre trent’anni di carriera.
Albertosi, ma lei come sta?

“ Sto abbastanza bene se avessi le ginocchia a posto starei meglio. Forse ho fatto troppi salti”. E ride. In effetti di salti ne ha fatti eccome! Di parate e uscite memorabili anche.
Buongiorno Ricky. Iniziamo subito con la domanda d’obbligo. Oggi c’è un Albertosi in giro?

“Mi piace tanto Carnesecchi dell’Atalanta, mi rivedo da giovane. E’ uno sfrontato esce bene sui piedi, mi piaceva tanto già quando giocava a Cremona e lo avevo visto dal vivo , ha tanta personalità”.
Chissà perché parlando con lei nella nostra memoria è vivo più che mai quel 17 giugno del 1970. Italia Germania 4-3, sono trascorsi 55 anni. E lei fece davvero i salti per respingere gli assalti dei panzer quasi sempre costretti ad inseguire.
“I tempi supplementari sono stati meravigliosi. Non si vedranno più partite così, tra l’altro molto equilibrata. Non è un caso venga considerata la miglior partita del secolo. I tempi regolamentari un po’ soporiferi. Poi quel gol di Schnellinger….”
Albertosi, cosa disse a Rivera sul gol del 3-3 siglato da Gerd Muller? Il Golden boy era vicino al palo dove passò quella palla beffarda.

“Me lo sono mangiato (e dalle immagini si nota, ndr!) Lui ha abbracciato il palo e ha detto: “ora per rimediare vado a fare gol”. Lo realizzò con un grande assist di Bonimba. Alla fine ci siamo abbracciati. E’ normale che durante la partita mandi uno a quel paese, durante il gioco succede di tutto”.
Veniamo a quell’impresa che ancora oggi resta nella storia. Lo scudetto a Cagliari. Si “narra” che alla notizia del trasferimento in Sardegna lei non fece i salti di gioia….
“Mi aveva chiamato Italo Allodi all’epoca Ds dell’Inter che mi voleva a Milano. Sembrava tutto fatto. Ma ecco la doccia fredda. Mi chiamò il presidente della Fiorentina Baglini dicendomi che dovevo andare a Cagliari. Non fui felice. Dalla Sardegna non arrivavano notizie di un’isola felice, c’erano sequestri e rapimenti. Poi arrivò lo scudetto e vincerlo a Cagliari è qualcosa di immenso non è come vincere a Milano o Torino. Siamo ricordati dopo 55 anni, ancora oggi il popolo sardo ci ricorda come eroi. Quando mi reco nel capoluogo sardo non riesco a pagare un caffè….”
Ce lo può fare il nome del giocatore più forte con cui ha giocato?

“Gigi Riva senza dubbio. E’ stato uno degli artefici della vittoria del campionato. Poi Gianni Rivera Angelo Domenghini e Pierluigi Cera nella seconda parte della mia carriera. Nella prima parte mi sembra doveroso ricordare Miguel Montuori, Francisco Loiacono, Sergio Castelletti, Beppe Chiappella e Kurt Hamrin”
E il più forte contro cui hai giocato ?
“ Troppo facile Pelè. In campo sapeva fare tutto: destro, sinistro, colpo di testa e mandava in gol i compagni. Ci ho giocato contro tre volte e per tre volte mi ha segnato. Vuol dire che era tanto forte”.
In una sua intervista alla “Rosea” lei disse che Boninsegna e Riva erano più forti del tedesco Gerd Muller, in Germania definito “l’uomo dai piccoli gol”. Lo conferma?

“Certo che lo confermo. Muller era bravo e abile nelle respinte del portiere, nelle palle perse in area. Riva e Boninsegna se lo andavano a cercare il gol, lo creavano”
Albertosi, è vero che Dino Zoff non aveva un gran rapporto?


“Non andavamo molto d’accordo. Mi ha fatto perdere il mondiale del 1978, per me starebbe stato il quinto. Poi però ci siamo riappacificati”
Ai suoi tempi quale portiere le piaceva in particolare?
“Giuliano Sarti mi piaceva tanto e da lui ho imparato. Poi il “Ragno” Cudicini, Carlo Mattrel, Lorenzo Buffon, “Giaguaro” Castellini, Lido Vieri una volta erano tanti i forti tra i pali. Ora non più. Ora prendono portieri stranieri che valgono poco”.
L’allenatore che ha stimato in modo particolare?


“Manlio Scopigno e Nils Liedholm. Più o meno si somigliavano, due padri. Avevano tante qualità i migliori rendimenti li ho avuti con loro. Scopigno uno psicologo Nils un po’ meno. Con entrambi ho vinto lo scudetto”.
Albertosi, a 42 anni la decisione di andare all’Elpidiense ….

Avevamo fatto una partita di beneficenza un revival Italia- Germania 1970. Fui avvicinato dal presidente per fare l’allenatore -giocatore. Mi ruppi il il ginocchio e la mia carriera si concluse”.
A proposito il suo collega Boranga a 83 anni ha ripreso a giocare tra i pali. Cosa ne pensa?

“E’ un pazzo l’ho avuto alla Viola. E’ una bravissima persona. Lui comunque sa cosa deve fare…. è anche medico”.

















































































