“Il prezzo del latte oggi dovrebbe essere di circa 1 euro al litro: produrre un litro di latte infatti costa circa 53 centesimi al litro, importo superiore di 3 centesimi rispetto al prezzo che, ad oggi, viene pagato alla stalla, 50 centesimi al litro (all’inizio dell’anno il prezzo era di 62 centesimi al litro, quindi, alla fine del 2023 assistiamo ad un calo pari a circa il 18/20%)”! E’ questa la testimonianza di Nazzareno Mazzarotto, importante imprenditore del settore turistico sul litorale veneziano e portavoce del gruppo Mazzarotto, titolare delle imprese agricole nel mandamento di Portogruaro e Caorle per una superficie di alcune centinaia di ettari.
Mazzarotto, lei è titolare di importanti attività turistiche sul litorale veneziano, ma rappresenta anche molte imprese agricole: ce le può descrivere?
Turismo/agricoltura sono un binomio che coniuga sinergie e grosse potenzialità di sviluppo delle reciproche risorse. – Le aziende agricole si trovano nei territori traCaorle, Portogruaro, Torre di Mosto, Concordia Sagittaria e San Stino di Livenza. Con una estensione che va dai circa 170 ettari di Caorle ai circa 60 ettari di Torre di Mosto; le coltivazioni sono quelle classiche del nostro territorio, frumento, mais, orzo, colza, medica, soia, vigna e secondi raccolti, in gran parte finalizzati all’alimentazione dell’attività zootecnica (vacche da latte). Noi, con poche altre realtà, a Torre di Mosto, mio paese natio, abbiamo incrementato quella che era una piccola stalla con pochi bovini da latte ampliando e modernizzando le strutture; ad oggi, con circa 200 vacche in lattazione, oltre le vitelle e manze, produciamo latte di qualità, circa 2.400.000 litri nel 2022, e lo vendiamo ad un caseificio della zona che produce Montasio, mozzarelle, ricotta e latticini”.
Latte venduto al di sotto dei costi di produzione. Perché? Ci può fare una disamina: quanto costa produrre un litro di latte e a quanto è venduto?
Oggi un litro di latte, con i costi che si stanno riducendo, dopo il picco dello scorso anno delle materie prime, costa circa 53 centesimi di € al litro, importo superiore di 3 centesimi rispetto al prezzo che, ad oggi, viene pagato alla stalla, 50 centesimi di € al litro + Iva e qualità (all’inizio dell’anno il prezzo era di 62 centesimi di € al litro, quindi, ad oggi, un calo di circa il 18/20%)!
Va chiarito che la nostra stalla si avvale per la totalità di bravi collaboratori in busta paga di diverse nazionalità: ciò solleva il tema del reperimento di personale appassionato e formato, all’altezza del compito al quale è assegnato (è sempre più difficile avere l’insieme dei fattori per reperire le risorse adatte). Non dimentichiamo che una stalla lavora tutti giorni dell’anno, comprese festività, Natale, Pasqua, ferie, ecc.. Una mucca mangia tutti i giorni, va accudita e pulita, è definita l’università dell’agricoltura, perché richiede di adoperare tutte le tecniche agrarie perché possa fornire prodotti di qualità e va seguita dal punto di vista sanitario, come una persona e anche più: la legge impone delle regole che vanno rispettate e ciò coinvolgono vari enti (ASL, Carabinieri nucleo NAS, ecc) a a livello regionale e nazionale, che praticano controlli più volte al mese, per garantire un prodotto sano e di qualità.
Le manutenzioni sono continue per garantire il massimo e miglior funzionamento delle attrezzature, il vuoto dell’impianto di mungitura, la temperatura giusta dei frigoriferi, la giusta temperatura degli ambienti, la pulizia dei luoghi: si tratta di costi che richiedono continui investimenti per il benessere dell’animale.
Per l’allevatore quindi costi in aumento e sfide continue: perché Mazzarotto resiste?
Se non ci fosse passione e amore per questo lavoro l’aspetto economico non lo giustificherebbe, sarebbe considerato un ramo secco, basta pensare alle pressioni esterne: “Le vacche inquinano, sporcano, possiamo farne a meno, abbiamo surrogati sostituivi, artificiali e così via!”
Ci rendiamo conto che resistenza deve avere oggi un allevatore per far fronte alla produzione di un latte che ha fatto crescere i nostri figli, e tutti noi, sani e forti? Un alimento praticamente completo e sano?
I prezzi sono gestiti da chi non produce il latte, da chi non conosce le regole e quindi i costi necessari per rispettarle. Il latte fresco? Quello estero? Il latte in polvere? Entra latte a prezzi inferiori, ma da dove? Da paesi che sono emergenti e si affacciano ora al mercato, che godono di fondi illimitati pubblici, dove la manodopera costa meno, dove ci sono regole con meno burocrazia.
L’Italia è importatrice di quasi tutte le materie prime: vogliamo chiudere anche le stalle? Vogliamo distruggere la qualità dei nostri prodotti?
Se abbassano ancora il prezzo, cadremo in balia del mercato (vince il prezzo basso) perderemo il made in Italy che tanto onore fa al nostro paese in giro per il mondo: è questo che vogliamo? Tutto ciò va fatto comprendere al consumatore!
Mazzarotto, quali sono stati i principali rincari che avete registrato?
I costi dell’energia, rispetto al 2019 (escludendo la parentesi dei picchi folli del 2022) sono in costante aumento, lo stesso vale per il carburante. Faccio un esempio: per far funzionare le macchine in azienda occorrono 130/150 litri di carburante al giorno, solo per la stalla ne servono circa 50.000 litri all’anno.
Il prezzo del carburante dall’inizio del 2023, considerando pure la tariffa agevolata in agricoltura, è risultato in aumento di circa il 20%.
Poi c’è il costo degli oneri della Bonifica che ha registrato aumenti a due cifre. E potrei parlare dei costi della burocrazia, dell’assistenza dei professionisti, veterinario in primis, dei medicinali, ecc. Si tratta di un susseguirsi di aumenti e con la minaccia costante di vederci annunciare la diminuzione del prezzo latte, come sta accadendo!
Inoltre ci sono i costi per l’alimentazione. Ad una bovina di buona produzione, con una dieta equilibrata, viene fornito un pasto composto da materie prime per la gran parte di produzione aziendale. Ad esempio silato di mais, insilato di frumento, pastone, medica, ecc.. Mentre la farina di soia per le proteine, i sali minerali ed altre integrazioni alimentari le acquistiamo. Il tutto viene miscelato in un carro che distribuisce più volte al giorno nella relativa greppia. C’è una persona con un mezzo dedicato, occorre pulizia quotidiana degli abbeveratoi.
Quali investimenti avete nell’allevamento a favore della sostenibilità ambientale?
Benessere animale con sistema di monitoraggio animali “SenseHub Controller”. Impianti per migliorare la temperatura e bagnamento. Assistenza sanitaria, energia rinnovabile da panelli fotovoltaici. Raccolta delle deiezioni animali e loro interramento senza contatto all’aria aperta, rispetto delle norme in vigore che non sono poche, vasche raccolta liquami, ecc.
Mazzarotto, perché il latte italiano-locale va difeso?
Il latte è utilizzato, oltre che per l’alimentazione umana, per l’industria alimentare/dolciaria, in particolare per la produzione dei formaggi e delle mozzarelle.
Ci siamo mai chiesti in quali condizioni arriva in Italia il latte di provenienza estera, dopo centinaia di chilometri, con più di un giorno di viaggio? La nostra qualità è eccezionale. In Francia, all’ultima fiera internazionale agricola svoltasi a Parigi (2022) con formaggi selezionati da tutta Europa, nelle finali tra i primi dieci, ben otto erano italiani.
Le regole che abbiamo per produrre il latte nel nostro territorio sono tali e tante che garantiscono livelli qualitativi difficilmente riscontrabili nelle altre parti del mondo. La qualità è salvaguardata dai controlli della produzione e dai sistemi di allevamento. Va fatto capire che il prezzo basso non premia il consumatore ma è ingannevole!
Mazzarotto, cosa chiede alla politica?
Alla politica chiedo che continui a difendere la qualità. A valorizzare il prodotto italiano, a livello nazionale ed internazionale. Bisogna garantire che ci sia un reddito equo a sostegno delle aziende e dei produttori. Con prezzi che non siano gestiti solo dalle lobby della trasformazione e della grande distribuzione. E con trattative che abbiano pari dignità e inserite nel contesto del territorio.
Dovrebbero esserci delle tutele per i prezzi dei prodotti italiani con etichette specifiche. Il rischio eè che a dettare le regole sia solo la legge del più forte su un mercato che sfrutta al massimo i produttori. Il prezzo del latte, se rapportato all’inflazione e agli anni 2000, quando il litro era pagato in lire, oggi in euro dovrebbe essere di circa 1 € al litro. Così si salverebbe il lavoro ed i giovani resterebbero in agricoltura, con fierezza e pari dignità e le aziende non chiuderebbero come oggi accade!