“La montagna nel bicchiere. A sessant’anni dal Vajont”. Con uno spettacolo l’Ateneo Veneto vuole ricordare la tragedia del Vajont che causò quasi duemila morti. L’appuntamento è per lunedì 2 ottobre alle ore 18 nell’Aula Magna in Campo San Fantin a Venezia. Ingresso libero. A introdurre la serata la presidente dell’Ateneo, Antonella Magaraggia.
La montagna nel bicchiere, il racconto di una tragedia annunciata
A raccontare con parole, musiche, canzoni e immagini il giornalista Edoardo Pittalis, il cantautore veneziano Gualtiero Bertelli appena insignito del Prenio Tenco alla carriera, il musicista Cimo Nogarin. Lo spettacolo è il racconto della notte del 9 ottobre 1963, quando una frana precipitò nell’invaso della diga del Vajont cancellando interi paesi, provocando migliaia di vittime e cambiando per sempre la storia di una valle. Raccontano cosa accadde, chi c’era e chi non c’è più, le colpe e cosa è rimasto, ripercorrendo la storia sulle cronache di allora e sulla memoria di oggi. E la voce del coro dei bambini di Longarone del 1963, trovata in una cassetta di latta che ha resistito al fango. Voci incise su un vecchio magnetofono. Quasi tutti quei bambini sono morti la notte del 9 ottobre.
Quella del Vajont è stata una tragedia annunciata, di cui le colpe non sono da attribuire al destino, ma all’avidità degli uomini, agli interessi talmente grandi da nascondere per anni responsabilità e complicità. Una sentenza attesa per decenni ha reso poi, in qualche modo, giustizia.
Cosa è rimasto
Sessant’anni dopo, cosa è rimasto nella memoria collettiva degli italiani. Ha ragione Mauro Corona: il 9 ottobre di ogni anno deve essere dedicato ai morti non soltanto del Vajont, ma di tutti i disastri causati dall’uomo in Italia e attribuiti alla natura. Dalle alluvioni al Ponte Morandi.