Il Diario Liberale non conosce pause. Come (ci perdoni il Sommo Leopardi) lo Zibaldone narra giorno per giorno quello che accade nel mondo. Dal più piccolo fatto di cronaca fino ai vertici mondiali. Lo scopo? Quello di far pensare. Non chiede di essere sempre d’accordo con lui, ma accetta critiche, discute, perché il confronto è alla base di una vera democrazia. E stavolta si sofferma su fatto di cronaca e sportivo capitato a Paola Egonu. Dopo il razzismo, anche l’umiliazione della panchina.
Paola Egonu è la migliore pallavolista del mondo, ma non l’abbiamo fatta giocare agli europei e lei lascia l’Italia


Dopo tanti insulti di razzismo, anche da parte della politica, persino l’umiliazione della panchina. Intanto le azzurre senza di lei perdevano con la Turchia e con l’Olanda. Perché è nera di pelle e non rappresenta l’etnia né l’identità italiana? Non si capisce come mai relegare una campionessa al ruolo di riserva, nonostante le clamorose sconfitte. Nessuno interviene. Per reazione Paola non vuole partecipare alle gare per la selezione olimpica che cominciano nei prossimi giorni. Capisco ma non giustifico il razzismo, meno ancora la stupidità.
Un tempo la banda musicale, seppure stonata e col trombone che sovrastava gli altri strumenti, era il simbolo della festa


Ali di folla ne salutavano il passaggio, un codazzo di ragazzini festanti la seguiva. A Carlopoli è la festa di Grillo. In mattinata le strade della domenica sono attraversate da una banda, suggestiva come tutte le bande. Ma non c’è nessuno ad applaudirla. Qualche autista ne è infastidito e ragazzi ai margini delle strade consultano il cellulare senza accorgersi neppure della musica. Non mi è sembrato un progresso. Anche se sono trascorsi tanti anni dall’ultima volta che mi ci ero accodato e la mia andatura ormai è lenta, ho applaudito e provato a seguire la banda per qualche decina di metri. Una flautista mi ha sorriso.
Forse ha ragione il generale Vannacci, almeno nel titolo del libro. Il mondo sta andando davvero al contrario


La madre del presidente della Federcalcio spagnola Rubiales si è barricata in una chiesa e ha cominciato lo sciopero della fame per protestare contro l’incriminazione del figlio – 46 anni, non 8 o 9 – per molestie sessuali. Dovrebbe essere quella della calciatrice Jenny Hermoso, vittima di abuso di potere e violenza, a reclamare giustizia. Grazie a Crosetto & C. un libro di banalità spacciate per aggressione alla diversità sta avendo un immeritato successo. Allo stesso modo la madre di un molestatore cerca di ribaltare la realtà.