Gli occhi possono parlare, si dice. Uno sguardo spesso esprime più di tante parole, si dice. Una pinta di nuvole, di Dario Meneghetti, da poco pubblicato per Ronzani Editore nella collana Carvifoglio, diretta da Bruna Graziani, dimostra che con gli occhi si può anche scrivere un romanzo di 515 pagine. Lettera per lettera, spazi e punteggiatura compresi, utilizzando un puntatore ottico. Un’impresa titanica, che ha ridato voce a un tenore del coro del Gran Teatro La Fenice, 53 anni, da dieci malato di SLA (sigla per Sclerosi Laterale Amiotrofica), ora immobilizzato in un letto.
Le nuvole di Meneghetti
Date le premesse si potrebbe pensare a un romanzo triste, mentre invece fin dalle prime righe la scrittura sorprende per la vena comica e spesso irriverente con cui l’autore racconta la sua vita, con grande sincerità e nessuna concessione al politically correct.
Un romanzo che si presenta come un memoir, dall’ispirazione dichiaratamente autobiografica, ma che tuttavia si espande a raccontare anche un periodo storico (anni ‘80 – ‘00), un mondo (quello musicale), una città (Venezia).
Nuvole tra Meneghetti e Belushi
Una vita, quella di Meneghetti, ripercorsa, ricordata e narrata fin nei minimi dettagli, ricca di avventure, scoppiettante e travolgente nei suoi risvolti tragicomici degni di un Bohumil Hrabal con innesti di John Fante e un aroma di Andrea Pazienza mescolato a John Belushi. Una vita all’insegna, così scrive Meneghetti, di un «talento per la sfiga, credo che subito dopo quello che si è punto a morte con l’ago nel pagliaio venissi io» (p. 16).
Giamburrasca, nei confronti del piccolo Dario, è come minimo un dilettante e la sua predisposizione per lo scherzo diabolico e le bravate cresce assieme a lui. Per esempio: non andava a scuola, ma andava «nella scuola» per poterla marinare. E non una scuola qualsiasi, ma il Conservatorio Musicale Benedetto Marcello, a Venezia, dove lo porta il suo spiccato talento musicale, dedicato, per il momento, allo studio del violino.
I famosi anni ’80
Erano i favolosi anni ‘80. «Si respirava un’aria di relativo benessere trasversale a tutte le classi sociali, sembrava essercene per tutti, l’Italia diventava la quinta potenza economica e l’inflazione era più che dimezzata. […] Si stavano gettando le basi di un disastro, quello che sarebbe poi esploso nella famosa tangentopoli degli anni Novanta, ma questo nessuno poteva o voleva presagirlo io meno di tutti.» (p. 37).
Due decenni che l’autore attraversa con una smania vitalistica alternata a momenti di stallo, batoste scolastiche e sconsiderate imprese come l’allestimento di una pensione per cani o la distillazione clandestina di grappa nella tenuta che la famiglia ha nel Sandonatese, colossali bevute e serate interminabili con gli amici veneziani, zingarate. Ma anche la scoperta della sua potenzialità vocale e lo studio del canto con i maestri Antonietti, Pizzo e Signor, minati a volte dalla paura dell’impatto col pubblico. Il canto lirico diventerà la sua vera vocazione: lo porterà in tournée nei più prestigiosi teatri del mondo. E la passione per il nonsense e la scrittura, approdati all’esperienza della fanzine veneziana “L’imbranauta” intrapresa con gli amici Davide e Giorgio Silvestri e Filiberto Tiberini.
Nuvole nere all’orizzonte
Una vita, quella di Meneghetti, intensa e costellata di amicizie profonde (belle e intense le pagine dedicate alla famiglia Silvestri, che l’ha accolto come un figlio!), amori travolgenti, avventure rutilanti, come se in qualche modo avesse la necessità di assaporare ogni istante al massimo.
La malattia si affaccia e diventa protagonista nei capitoli intitolati Ora, qui, nella seconda metà del libro. Entrano in scena i due badanti – il pakistano Javed e l’indiano Jacob – la madre e la sorella Giulia, che si prendono cura di lui, quando, a causa del progredire dell’immobilità, deve trasferirsi da Venezia a San Donà, nella casa della madre. Anche nel descrivere la sua difficile condizione l’autoironia stempera le difficoltà da affrontare anche solo per bere qualche sorso d’acqua, deglutire pochi cucchiaini di gelato o farsi capire lanciando uno sguardo su uno dei tanti cartelli sistemati accanto al letto con le richieste più frequenti (pp. 377-387, 398-407, 422-423, 461-464,473-482).
Nuvole e poesie
La voglia di vivere, la speranza che a breve l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) approvi una terapia per la SLA, non abbandonano mai Meneghetti, che continua a scrivere, anche poesie come questa, di cui riportiamo i primi versi che danno il titolo al libro:
Assetato di cielo
bevo pinte di nuvole.
Poi chiudo gli occhi.
Invisibili increspature
albeggiano come montagne,
oggi tocca a me.
La scrittura di Meneghetti è sorprendente per l’uso delle metafore, la scelta di un’aggettivazione mai banale, il gusto per l’iperbole e il paradosso. Una sfida continua a piegare la lingua italiana ai suoi desideri espressivi.
Per chi volesse conoscere meglio Dario Meneghetti, segnaliamo questa bella intervista di Maurizio Caverzan: http://cavevisioni.it/vita-merda-sempre-meglio-nessuna-vita/?fbclid=IwAR3fE8TqVH0SwoPAY4SyP1p5suJHAoA_h2fKhYsmUmHIbIr5mfs6g-ixbH8
L’autore
Dario Meneghetti, nato a San Donà di Piave il 6 gennaio 1970, immerso fin da piccolo in un ambiente familiare dedito alla musica e all’arte, ha frequentato il Conservatorio di Venezia Benedetto Marcello (strumento principale: violino). Ha studiato canto lirico con il Maestro Antonietti e con i Maestri Rosetta Pizzo e Francesco Signori ed è stato tenore nel coro del Teatro La Fenice. Nei primi anni Novanta, con una conventicola di sbalorditi, fonda la fanzine «Limbranauta» raccolta di temi che analizzano il reale alla luce dell’autoironia e del nonsense, “lasciando talvolta una fugace visione di bellezza, l’illuminazione di un attimo, fuori dal buio totale dei nostri giorni”. Ha pubblicato Poesie slatenti (Zona, 2019), Anima parvula (Dei Merangoli Editrice, 2020), Poesie scelte (Zona, 2021), In un guscio di luna (Fiorina, 2020) con acquarelli di Ely Martini, Killertango (Zona, 2023). Questa è la sua prima opera di narrativa.
Dario Meneghetti, Una pinta di nuvole, Dueville (VI), Ronzani, 2023.
Questa è una delle recensioni più completa che io abbia letto. Vi è uno sguardo attento e puntuale che coglie il senso del libro nella sua totalità, perché Una pinta di nuvole va oltre quella che è un’opera di narrativa… Grazie Annalisa Bruni, stimo tanto la tua generosità nel metterti al servizio dell’opera e della cultura in generale. I tuoi sono davvero contributi preziosi
Grazie a voi, a dario ma anche a te che hai lavorato con lui, per questo libro straordinario!
Questa è una delle recensioni più complete che io abbia letto. Vi è uno sguardo attento e puntuale che coglie il senso del libro nella sua totalità, perché Una pinta di nuvole va oltre quella che è un’opera di narrativa… Grazie Annalisa Bruni, stimo tanto la tua generosità nel metterti al servizio dell’opera e della cultura in generale. I tuoi sono davvero contributi preziosi