State ancora leggendo? Wooow complimenti, pensavo vi foste stancati, ma se siete ancora qui, dopo tutti questi dati e tutte queste informazioni, forse siete curiosi di sapere com’è andata a finire quella serata d’inizio settembre, ma per farlo, dovete necessariamente continuare a leggere perché la “storia” è ancora lunga. Nella mia testa partivo dalla letteratura per finire con il mio asso nella manica: l’Isola dell’Amore.
Tutto pronto di nascosto
Lei: Cos’è sta roba letteraria? Dove sarebbe Fratta Polesine? C’è Luca di mezzo? In poche asserzioni interrogative aveva colto nel segno e palesato la sua ignoranza in materia geografica. Alchè io da falso bugiardo ed infingardo saccente ho dato sfoggio alla mia cultura sul posto. Una cultura storico architettonica costruita il giorno prima. Io: ma come, non sai dov’è e cos’è Fratta Polesine? Ma come fai? E li mi sono prodigato a raccontarle la beltà di questa “Grossa, bella ed illustre” cittadina. Infarcendola sicuramente di qualche inesattezza, tranquillo nel sapendo che non avrei ricevuto correzioni. In ogni caso il primo risultato era stato ottenuto.
Tiro fuori l’asso dalla manica
Avevo appagato il mio smisurato ego palesando una cultura infinita e contestualmente avevo iniziato a rendere il programma interessante! Io: Si! Sai che l’Associazione di Luca organizza questi eventi. Poi ci sono anche Luisa e Carmen, (altri nostri amici). Inoltre il libro che presentano è molto interessante. Poi vedere la Villa dall’interno con i proprietari che te la spiegano deve essere ancora più figo. Lei: e cosa sarebbe questo faro sull’Isola dell’Amore?
L’isola dell’Amore


Nel mio programma Week end, avevo calcolato che dopo la presentazione letteraria, ci saremmo fermati a cenare in qualche locale della zona. Quindi ci saremmo trasferiti in quel di Goro per l’esattezza al faro di Goro nei pressi dell’Isola dell’Amore. Se non conoscete questo posto vi garantisco che se amate la natura, se amate la privacy se desiderate fuggire dal mondo questo posto è perfetto! Nel proseguo del racconto ve lo descriverò! Io: Dimmi Amore, dove mai potrei portare a fare un week end la luce dei miei occhi, l’altra metà del mio cuore, la passione della mia vita se non in un paradiso? Lei: dai scemo, dov’è questo posto!
Missione compiuta
A questa affermazione avevo capito che era capitolata! Non stava più ponendo situazioni ostative al week end, ma stava informandosi sul da farsi. Avevo compiuto la mia “Mission Impossible” era già stata convinta. Mi mancavano solo le ultime righe del programma, quelle che richiedevano “il cuscino sul sedere”! Io: Non siamo mai stati nel Delta del Po e ti posso garantire che è una zona che ci riserverà delle emozioni uniche. Questo faro è un hotel situato in un’isola irraggiungibile. E ti prometto che passeremo una notte di passione fuori dal mondo! Avete presente quando la vostra lei vi guarda di soppiatto e c’è un’espressione mista tra incredulo e con i sottotitoli che recitano “cosa vuoi darmi a bere!”.
L’Isola dell’Amore la tengo nascosta
Nel programma che avevo preparato non avevo messo la foto del faro. Ma solo la mappa della zona del Delta del po’ con cerchiata l’isola di Goro! Link della mappa con l’ubicazione dell’Isola dell’Amore: https://www.google.com/maps/place/Spiaggia+dell’Isola+dell’Amore/@44.7916579,12.3876409,2117m/data=!3m1!1e3!4m5!3m4!1s0x0:0x626adc143a7e0ee!8m2!3d44.7907442!4d12.3961381. Guardando dove si trova quest’isola nessuno può negare che sia “spersa nel nulla cosmico”. Ciò non toglie che è un posto cosi ameno da togliere il fiato!
Il programma però non era finito li!
Avevo in serbo due opzioni per la Domenica. Ma pur essendo felicemente sposato da quai trent’anni, non sapevo esattamente se una delle due sarebbe stata accettata. Per tanto mi ero tenuto la riserva!
La prima opzione “soft” era quella di un’escursione in barca lungo la foce. L’altra opzione, quella più “strong” era una sfida, sicuramente per me, ma un salto nel buio anche per lei. Si trattava di noleggiare delle E-bike e percorrere un anello cicloturistico di circa 60Km. Alla scoperta di un territorio per noi completamente nuovo. Un tour che avrebbe toccato la spiaggia di Barricata, la zona dei campi di Lavanda, il Po della Pila. E per finire tutto il costeggiare della Sacca di Scardovari.


Ero convinto che la sua scelta sarebbe caduta sul rilassante Tour in barca. Invece con mia somma sorpresa ed un pizzico di preoccupazione le sue domande furono: Lei: Ma riusciamo a farci 60 km in bici?
Il mio rapporto con la bicicletta
Tenete presente che il mezzo di locomozione a due ruote non rientra normalmente nei miei deambulatori preferiti. Tant’è che qualche anno fa su pressione di mio cognato cicloamatore avevo anche acquistato una bici da corsa di seconda mano. Ma dopo due escursioni in compagnia del “Bartali” di famiglia ho rivenduto la bici tramite Workshop per poi acquistare una palestra di seconda mano. Che a sua volta ho rivenduto per comprarmi un barbecue, questo ancora operativo e funzionante in giardino! Tutto questo per dirvi che la bicicletta è sempre stata vista da me come un oggetto faticoso. Ciò non di meno l’idea del Tour aiutati dalla parte “E” della Bike mi aveva preso la fantasia. Convinto che la parte “E”, mi avrebbe bypassato le fatiche della Bike!
NB, non avevo messo in preventivo che il motorino collegato alla bici, non avrebbe lenito tutte le pene e le fatiche. E non avevo considerato che senza un’adeguata attrezzatura “pantaloncini rinforzati sul sedere” un problema ci sarebbe stato. Ma ne parleremo dopo.
Dall’Isola dell’amore alle due ruote
Resta il fatto che i giochi erano fatti. Avevo convinto la dolce arpia con meno fatica di quanto non avessi preventivato ed il Long week end era in procinto d’essere svolto, con finale particolare dedicato alle due ruote! La mattina seguente, dopo aver preparato i due trolley, dato le indicazioni ai tre giovani eredi, i quali erano assai contenti di vederci alzare le ancore per un paio di giorni, pregustando chissà quali bagordi presso la dimora in compagnia di frotte di amici, ed aver immancabilmente anticipato la parrucchiera alle 12.00 siamo partiti per il nostro mini tour Polesano. Prima tappa Fratta Polesine di cui ho già scritto!
Pur avendovi già scritto, ci tengo ad andare oltre. Quanto meno relativamente a Villa Loredan-Molin, ora Avezzù. Location dove abbiamo presenziato in compagnia di amici alla presentazione letteraria!
Prima del momento dedicato alla letteratura, una delle proprietarie della villa, nonchè architetto e storico dell’arte, ci ha accompagnati nella visita della dimora. Raccontandoci aneddoti storico culturali ed artistici della stessa. E credetemi la passione per il bello e la storia ci hanno avvolti . Trasportandoci in dietro nel tempo e facendoci rivivere con la fantasia momenti di un tempo che fu!


Il consiglio che voglio offrirvi e quello di mettervi in agenda un appuntamento annuale che ho scoperto si svolge in queste lande ogni anno. Nel 2023, non so ancora la data, ma comunque tra luglio ed agosto ci sarà la XXIV edizione, di “ITINERARIO DI MUSICA, TEATRO E DANZA NELLE VILLE E NELLE CORTI DEL POLESINE”. Una manifestazione che nasce dalle mille suggestioni del paesaggio del Polesine, “Tra ville e giardini”. Si tratta della rassegna artistica più longeva ed amata del territorio. Che si caratterizza per l’abbinamento di un pregiato cartellone di spettacoli con altrettanti luoghi d’interesse, dislocati in giro per la provincia.
Il risultato è come un viaggio dentro la storia e nella bellezza di architetture e paesaggi spesso dimenticati o non fruibili dal grande pubblico. Con una colonna sonora sempre diversa. Fatta di concerti musicali, di teatro, di performance artistiche di vario genere, ma, soprattutto, di artisti che, come dentro un gioco di verità, raccontano sé stessi. E mostrano il mondo attraverso la lente della propria arte, in un’atmosfera colloquiale di grande spessore umano.
Tra ville e giardini è una manifestazione promossa ed organizzata da Provincia di Rovigo, co-finanziata da Regione del Veneto. Vi allego il LINK per tenere d’occhio il quando essere pronti per presenziare: https://www.veneto.eu/IT/Rovigo-Tra-Ville-e-Giardini-2022/
Non voglio dilungarmi su Fratta, ne ho già scritto, però mi dilungherò sull’aspetto culinario della zona!
L’Isola dell’amore e la gastronomia
E’ un dato di fatto! Quando sono in giro per diletto, uno dei miei obiettivi principali è quello d’approfondire l’arte enogastronomica della zona che mi ospita. E come avrei non potuto immergermi la sera stessa in quella che è una delle cucine più rinomate del nostro Veneto?
La cucina tradizionale polesana si alimenta di prodotti di un ambiente unico al mondo, ovvero la Laguna Veneta e il Delta del Po. Un vero e proprio ecosistema all’interno del quale sono presenti condizioni che consentono lo sviluppo di una flora del tutto particolare. Di cui si è arricchita, attraverso i secoli, la tradizione culinaria di questa terra.


- Aringhe marinate con cipolle. …
- Arrosto morto. …
- Carciofi alla veneta. …
- Frittata di radicchio. …
- Gratin polesano. …
- Pasta e fasoi. …
- Polenta e zucchine. …
- Risotto con radicchio rosso.
- Cozze di Scardovari
Questi sono alcune delle prelibatezze “autoctone”. E la sera dopo la presentazione, accompagnati dagli amici locali siamo stati accompagnati in un locale in zona. Dedito proprio alla cultura enogastronomica del posto.
Il gratin polesano


Sapendo che l’indomani mi sarei trovato in zona mare ho bypassato le pietanze ittiche che di norma prediligo. Per tanto dopo un antipasto di salumi “de casada” mi sono cimentato dell’assaggio di un piatto considerato “povero”. Il “famoso” Gratin Polesano. Un piatto semplice quanto saporito, se gli ingredienti sono locali e di gran qualità il risultato. E “godereccio” specie se accompagnato da un buon vino locale.
Ingredienti:
Il gratin polesano si realizza con delle patate di ottima qualità. Questo è uno dei segreti fondamentali. Al riguardo, bisogna procurarsi cosi m’hanno suggerito, le buone patate del contadino, che saprà anche consigliarvi quelle giuste. Tra gli ingredienti indispensabili, oltre alle patate c’è la fontina, quella più saporita che trovate. Va aggiunta la pancetta, non affumicata ed un brodo vegetale leggero ed un bel po’ di burro, anche in questo caso un burro bello grasso!
Le patate, vanno ben pelate, lavate e tagliate preferibilmente a fettine abbastanza sottili.
Patate novelle, fontina, pancetta e speck
Ricetta:
Procedete ad imburrare per bene una teglia, meglio se abbastanza sottile, in alluminio e con il bordo di altezza media. Adesso potrete versare nel fondo il vostro brodo, lasciandone un po’ da parte. Lasciante che lentamente a fuoco basso, prenda un po’ di bollore, ma senza esagerare. Disponete sul fondo della teglia sul brodino le patate. Fate cuocere le patate fino all’assorbimento completo del brodo; copritele quindi con metà della fontina e della pancetta a pezzetti.
Aiutatevi con un forchetta per appianare il composto sul fondo, livellandolo a dovere.
Chi ama il piccante, predilige del pepe nero da spolverare sul gratin, oppure anche del peperoncino, ma non è fondamentale. Infine, una volta aggiunto un pizzico di sale, si porrà il composto a cuocere in forno a circa 180 gradi per circa quaranta minuti. Abbiate cura di accendere prima sotto, e dopo venti minuti, anche sopra. Sorvegliate la cottura, perché ogni forno è diverso dall’altro.
Quando la superficie scurirà gratinandosi, il gratin sarà pronto. Infine abbiate cura di servire la pietanza a tavola ben calda e filante.
Mi è stato specificato che questa ricetta ha in serbo un piccolo segreto per la corretta realizzazione alla Polesana. Ovvero la pancetta deve essere prima tagliata a cubetti e rosolata.


Ovviamente in compagnia d’amici non poteva mancare la divagazione enologica. E grazie a Luca ho scoperto un’altra prelibatezza locale il Temetum. Un vino rosso che mette assieme due uvaggi, il Merlot ed il Carmenere. Un rosso molto interessante. Decisamente fruttato con allegre note di sottobosco, amarena e ciliegie un vino che oltre a rallegrare grazie alla sua struttura ha un ottima persistenza.
Ho scoperto poi che questo vino, ha nel nome un significato antico, in quanto “Temetum”, significa vino puro. In un latino già desueto al tempo di S. Agostino.
Quanta fatica per raggiungere l’Isola dell’Amore


C’è da dire che però mi sono dovuto tenere. Dato che dalla zona di Fratta Polesine, mi sono poi dovuto sobbarcare oltre 80 chilometri per arrivare in quel di Goro, per soggiornare all’isola dell’Amore. Devo essere sincero, quando ho prenotato, non avevo fatto bene i calcoli. O meglio, avevo visto che c’erano un’ottantina di chilometri di distanza. Ma non avevo considerato le strade da percorrere per arrivare al faro. Specialmente l’ultima parte del tragitto che vi garantisco è stata un avventura nell’avventura.
Considerato che a far cena con amici si tira sempre per le lunghe, ci siamo ritrovati a partire per la nostra meta “passionale” già ad ora tarda. Tant’è che ho chiamato l’hotel per avvisare del ritardo. E capire se ci sarebbero stati problemi a raggiungere la meta. Considerando che per raggiungere l’isola dell’amore, proprio in quanto tale sarebbe dovuto venire a prenderci sulla sponda del Po un traghetto dedicato.
Ricevute le rassicurazioni dalla struttura e dopo aver salutato i cari amici Polesani, saliti in auto siamo partiti per “la selva oscura ove la retta via era smarrita”!
Voi mi chiederete che cosa c’entra Dante in tutto ciò! Effettivamente nulla, ma …..
Arrivati a Taglio di Po abbiamo iniziato a navigare per strade di campagna senza illuminazione dove a destra e sinistra si vedeva solo buio. Qualche lumicino s’intravvedeva e s’intuiva che al limitar dovevano esserci delle abitazioni, ma la strada doveva ancora riservarci delle sorprese!
Arrivati a notte inoltrata al bivio di Presa Pisana, per noi abituati ad una densità abitativa quasi soffocante ci siamo ritrovati a sperare di non aver guasti meccanici. In quanto più proseguiva la strada e più ci sembrava che il nero della notte ci avvolgesse. Sebbene in ritardo ho diminuito ulteriormente l’andatura. Raggiunta la frazione di Gnocca che ha ridestato l’interesse almeno in me, abbiamo proseguito per la “strada”. Che nel frattempo si era messa a costeggiare un ramo del “grande fiume”.
In viaggio verso l’Isola dell’Amore….


Da una parte il nero cupo e misterioso della campagna spoglia, dall’altro la forza buia del fiume. Noi circospetti continuavamo, in fin dei conti il navigatore diceva che mancava poco alla nostra meta.
Non fosse bastato ad un certo punto proprio a pochissimi chilometri dall’approdo del traghetto un urlo ha squarciato la notte! La mia dolce metà ha visto per prima un Grizzli che stava attraversando la strada, o quanto meno questo le è sembrato!
Di cosa si fosse trattato onestamente non lo so. Poteva essere un grande roditore, una mega pantegana, una lepre un coniglio o chissà cosa. Fortunatamente andavo piano, ma ho tirato un’inchiodata che ha lasciato qualche millimetro di gomma nell’asfalto. Ripresa dallo spavento, il mio tesoro ha esclamato: Ma dove semo drio ndar? (dove stiamo andando) con tutto il savoir faire possibile le ho risposto: Amore, ti porto in paradiso! Al che lei: Si se andavi un’po’ più veloce ci andavamo veramente!
Voi pensate che sia finita qui? Macchè ….


Ad un certo punto nel bel mezzo del nulla, il navigatore mi segnalava “SEI ARRIVATO A DESTINAZIONE”. E probabilmente per prendermi in giro ha esclamato: la destinazione è sulla tua destra! Onestamente ho pensato che WAZE (sistema di navigazione satellitare) mi stesse prendendo in giro!
Non sapendo bene cosa fare ho chiamato il nostro “Caronte” e con fare circospetto ho chiesto lumi. Io: Buonasera, mi trovo più o meno nel mezzo del niente. Il navigatore dice che sono arrivato, ma non c’è nulla vicino a me. Alla mia destra ho sua maestà il Po, alla mia sinistra credo distese di campagna! Gentilmente il “Caronte” mi diede le indicazioni ed effettivamente ero a destinazione. Alla mia destra c’era una stradina sterrata che costeggiava ancor più il fiume. Ed a pochi metri di distanza un cartello non illuminato e nascosto dalle frasche indicava l’approdo del traghetto. Scesi dalla macchina, tirati fuori i trolley ci siamo avvicinati ancor più a questo “pseudo” molo, non prima scambiandoci un paio d’occhiate perplesse!
Ma lasciamo qui l’auto? La troveremo domani? Arriverà veramente un traghetto? Che traghetto arriverà? Detto questo e spenta la macchina e quindi anche i fari che illuminavano almeno in parte la “strada” fronte a noi con il telecomando ci si è parato tutt’attorno uno spettacolo che prima non riuscivamo a vedere!
Che spettacolo la notte illuminata verso l’Isola dell’Amore
In realtà non era tutto buio! La luce della Luna rischiarava in modo magico il fiume sotto di noi. In lontananza si vedeva ergersi tra la vegetazione il faro ma la cosa ancor più meravigliosa in realtà era sopra di noi!
Erano anni che non la vedevamo! L’ultima volta che l’avevo vista in tutto il suo splendore era stato un 10 agosto presso l’osservatorio astronomico Terrazza delle stelle sul Monte Bondone.
Era li meravigliosa immacolata e splendente, la Via Lattea. Uno spettacolo che ogni notte splende per noi ma nella maggior parte dei casi non siamo in grado di vederla per colpa dell’inquinamento luminoso.


Quello che sembrava l’atrio di un cupo luogo in men che non si dica si è trasformato in un bellissimo scenario. Non so come m’è venuta ma giusto per perseverare il mio modo d’essere, l’ho guardata intensamente, sguardo languido, mi sono avvicinato e parafrasando ma modificando una frase di Gustave Flaubert le ho sussurrato: Solo tre cose sono infinite. Il cielo nelle sue stelle, il mare nelle sue gocce d’acqua ed il mio amore per te!
Per decenza, non posso dirvi la sua risposta per filo e per segno. Ma dopo la sua risposta è partita una risata che credo abbia svegliato tutti i grilli presenti e forse anche qualche roditore nei paraggi. In ogni caso la mia bella figura l’ho fatta citando Flaubert.
Il traghetto per l’Isola dell’amore e la mia faccia di bronzo


Nel mentre in lontananza lungo il fiume due luci si stavano avvicinando, era il comandante della nostra Love Boat che stava per portarci sull’isola dell’Amore! Ad essere sinceri il nostro “comandante” non aveva propriamente l’aspetto del Capitano Merril Stubing del noto telefilm anni 80. Per non infierire, diciamo che era l’una passata e poi scoprimmo d’essere gli unici ospiti del faro. Quindi probabilmente lo abbiamo svegliato. In ogni caso una volta saliti in barca abbiamo iniziato la lenta e comunque breve navigazione necessaria per attraversare il Po’ ed arrivare all’approdo dell’isola.
Se è pur vero che la luna splendeva in cielo, è altrettanto vero che essere su questa piccola imbarcazione ad attraversare il fiume che scorreva buio sotto di noi un minimo d’impressione la faceva. In ogni caso il tutto era mescolato con la sensazione di trovarsi in un posto fuori dal mondo. Anche se poi non così distante da casa!
(II Continua)