Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi, anche se il viaggio è dietro un angolo inesplorato di casa! Se poi lo vivi tra ville, storia e acqua…chi potrebbe dire di no? Ma partiamo dall’inizio. Avete presente quelle sere dove ti ritrovi stile “Casa Vianello”? Era una notte buia e tempestosa! Ops … ho errato inizio ….. era semplicemente una delle tante sere calde della scorsa estate, un’ estate iniziata presto e durata a lungo! La giornata era stata intensa, fortunatamente dopo due anni di clausura, l’estate aveva regalato un risveglio del turismo. E per noi che lavoriamo in questo contesto la cosa era molto “interessante”!
Ma che c’entrano le ville, storia, acqua???


Torniamo a noi. Caldo, stanchi e “stravaccati” nel lettone, finestra spalancata con l’immancabile zanzariera ben tirata. Cos’è la ZANZARIERA: Un bene considerato di lusso da chi non lo ha. La mia dolce metà era come spesso accade, in fase di relax mentale. Ovvero era impegnata a farsi le parole crociate senza schema, che tra l’altro, non ho mai capito come ci si possa rilassare con quei rompicapi. Sarà che io sono molto più “smart”. Ma in quel guazzabuglio di “rebus letterali” con incroci di caselle d’annerire proprio non sono mai riuscito a districarmi. In ogni caso così come altrettanto spesso accade, io avevo voglia di rompere le scatole. Ed avevo un piano diabolico in serbo per la serata e per i giorni a seguire! (Non pensate male, non è quello che credete).
A differenza di Casa Vianello, la parte di Sandra Mondaini è sempre spettata a me. Cerco descrivervi la scena. Giovedì ore 22.00 circa, di una sera d’inizio settembre. SCENA: Guardando il lettone, lei a sinistra io a destra, lenzuolo bianco azzurro con immagini di stelle marine, sabbia e mare caraibico, lei impegnata nel rompicapo, io annoiato con di fronte la TV accesa. Ma non sintonizzata in nessun canale. Avete presente quelle volte dove non hai voglia di guardare la Tv e giri canale all’infinito? Ecco, la situazione era quella in realtà stavo aspettando il momento giusto per mettere in pratica il mio piano! Lei ogni tanto mi guardava, guardava la Tv e vedeva questo mix d’immagini che continuavano a cambiare. Si passava dalle scene di film, ai programmi d’intrattenimento, passando per pubblicità e scene di sport. Un mix che ovviamente le dava fastidio, ma “sopportava” in silenzio! In realtà questo zapping stava annoiando anche me che avevo ben altro per la testa. Avevo “Un Idea Meravigliosa” (e non si trattava di pubblicità tricologiche). La mia idea era nata in ufficio alla mattina anche se in realtà la stavo “pasturando” dalla settimana prima.
Doveva venirmi un’idea


Come dicevo, era stata un’estate intensa di lavoro e non ci eravamo concessi neppure un giorno di ferie. Anche se a dire il vero, di norma noi viaggiamo di più in primavera inverno, quando siamo più “elastici” con il lavoro! Resta il fatto però che avevo una gran voglia di prendermi qualche giorno fuori dall’ufficio, però il mio problema è “SEMPRE ISSA” (Sempre lei)! Una volta non si può perché ci sono i ragazzi (nota bene: 23, 22 e 16 anni, come se non potessero arrangiarsi da loro). Un’altra volta deve accompagnare la mamma a fare X o Y, un’altra volta c’è il lavoro, è indietro con la fatturazione, un’altra volta… Insomma andare da qualche parte è sempre (quasi sempre) un miraggio, almeno dal mio punto di vista.
Quella sera però avevo deciso che avrei affrontato la mia “Mission Impossible” e credetemi ho fatto cosi. Con tutto il coraggio necessario mi sono attrezzato. Ho preso il telefono cellulare ed ho cercato la colonna sonora di Mission Impossible, pronta ad essere utilizzata. Quindi ho estratto dal comodino i fogli che mi ero diligentemente preparato la mattina ed ho iniziato il mio Show “Mondainico”.
Ho iniziato di punto in bianco ad alzare ed abbassare con foga il lenzuolo dicendo ad alta voce “che barba che noia, che noia che barba”. In quel fare decisamente sgraziato le ho fatto scivolare dalle mani la matita e la rivista è volata addosso all’abat jour facendolo traballare, quasi facendolo cadere, lei mi ha guardato con lo sguardo “classico” che una moglie riserva al marito prima di dirgli “Ma sei scemo?”, però non me lo ha detto, mi ha solo guardato con fare truce e vi garantisco che l’esclamazione “Ma sei scemo?” l’ho sentita rimbombare ugualmente cosi come accade a tutti i mariti, quando sanno d’aver fatto qualche cosa di non propriamente consono e sono attigui alle loro consorti inviperite!
Ville, storia, acqua….parte la mission impossible!


A quel punto dovevo partire con il resto del mio programma d’attacco ed ho fatto partire la musica di “Mission Impossible” (onestamente mi sentivo un po’ come Tom Cruise quando sta attaccato al portellone dell’aeroplano mentre questo sta decollando! Ero oggettivamente in pericolo di vita), mi sono messo a quattro zampe di fronte a lei, mentre la musica continuava a salire d’intensità e di volume, dato che avevo agganciato con il bluetooth il cellulare alla cassa. Vi posso capire se in questo momento avete un’espressione quasi inorridita dalla scena, anche perché non è che io sia propriamente un Adone, in fin dei conti mi sono sempre descritto come un “peso massimo” di simpatia e questo può darvi la misura ed il peso della scena, ma abbiate fede il peggio deve ancora arrivare!
Lo sguardo della mia lei, stava trasformandosi in un ghigno satanico pronto a mordermi alla carotide, ma le mie intenzioni erano state travisate, infatti la sua esclamazione è stata: Ma sei scemo, cosa vuoi fare ci sono i ragazzi a casa ….. ecco su questa frase non vado oltre, lascio a voi la traduzione, ed in fin dei conti, almeno questa volta le mie intenzioni erano “diverse” …… e poi scusate, questo è un articolo che parla di vacanze, di week end di gite quindi non posso travisare ma devo restare nel tema e vi garantisco che ci sto arrivando! In ogni caso giusto per continuare a descrivere la scena c’è da dire che effettivamente la mia dolce metà aveva ragione, da li ad un attimo è entrata in camera la “piccola di casa” (16 anni), anche lei come la dolce mammina, con uno sguardo “dolce e caro” ….. (belzebù si è nascosto sotto al letto vedendola) la quale senza porre indugio mi guarda ed esclama: Papà la smetti di rompere! Domani devo andare a scuola!
Grazie per l’assist, figlia mia


In realtà quell’ingresso inaspettato mi fece da assist per i miei propositi e risposi al volo: Io: (parlando alla velocità della luce senza in frapporre virgole ho esclamato) Si scusa amore.. ma dovevo dire alla mamma che domani andiamo via per un Long Week End d’amore e passione ho già prenotato e non può dire di no! Alle parole Amore e Passione, mia figlia inorridita uscì dalla camera e mi lascio da solo ad affrontare “la belva”. Lei: ma che dici? Io: (con un sorriso a 64 denti, mi sono allungato a prendere i fogli che avevo preparato sul comodino e glieli porsi) Tieni, domani mattina andiamo via! Immagino voi stiate pensando a più cose, ma una potrebbe essere: Guarda che carino, la porta a Parigi per il Week end, per un tet- a – tet romantico! Nulla di tutto ciò, o meglio, non proprio, non ci sareste vicini ma neppure troppo lontani …… andiamo avanti.
La sua espressione era già un’po’ cambiata, dall’essere infastidita era passata vicino al sorriso e poi alla preoccupazione, l’avevo presa alla sprovvista, non tanto per la scena da quadrupede e nemmeno per la musica , ciò che la preoccupava era che probabilmente avevo veramente prenotato qualche cosa senza dirle nulla (anche questo è nelle mie corde). Lei: cosa hai fatto? Io: (in modo telegrafico sempre con sorriso stampato) Week end via! Già prenotato! Non puoi dire di no! Lei: (in modo secco) Dove? Cosa? Quando? Chi? Io: Noi, da domani a lunedì, posto figo, sul cosa non saprei risponderti, comunque devi portare anche il costume! A questo punto il silenzio ……. Avete presente “la quiete PRIMA della tempesta” ecco era arrivato il momento catartico! Prende i fogli, dove c’era il programma del week end “più o meno romantico”, li sfoglia e ……. Lei: Ma domani pomeriggio ho la parrucchiera! Al che io : MACCHISSEFREGA della parrucchiera sei bellissima anche cosi! (sempre con sorriso a 64 denti). Lei: ma non ho tempo di preparare! Io: ma preparare cosa? leggi il programma, ci servono solo tre cose: Passione, Amore e un cuscino per il sedere! Lei: Cosa???? Io: Dai leggi il programma!
Il programma dal cassetto: ville, storia, acqua


Al che si mise a leggere, dimenticandosi delle parole crociate senza schema! Luca, un mio caro amico inserito nel contesto di un Associazione di Ville Venete (mia e sua passione) aveva invitato me e la mia lei ad una presentazione letteraria (mia e sua passione) in quel di una bellissima Villa in quel di Fratta Polesine. Devo essere sincero e non me ne vogliano i “Fratta Polesani” (non so se si dice così) ma pur avendo già sentito il nome di questo paese, non avevo la più pallida idea di dove si trovasse.
O meglio ovviamente era zona Polesine e per molti quella zona è una nebulosa astrale non ben identificata ed identificabile, almeno per me che non ho mai frequentato quelle zone, quando mi si parla di Polesine mi si annebbia la cognizione ed ad essere sinceri credo che parlare di nebbia quando si parla di Polesine, non ci si vada molto distanti dalla verità! In ogni caso l’idea d’andare da quelle parti, mi aveva fatto tornare la voglia di fare un salto anche in un altro posto sempre zona “Delta del Po’”, ma andiamo per ordine e torniamo a Fratta.
Ville, storia, acqua e…cultura. Un piano diabolico
L’idea d’andare alla presentazione letteraria, mi aveva solleticato per più motivi; trovarmi con amici, ascoltare dalla viva voce dell’autore delle anticipazioni su un libro che parlava di noti personaggi Veneti e vedere una Villa Veneta che non avevo mai avuto il piacere di vedere, poi però il desiderio d’andare era accresciuto, quando ho cercato informazioni su Fratta Polesine e dalla nebbia nella quale avevo immaginato il paese, ne è uscito un quadro dai mille colori.
Si parte? Ecco le ville intanto


Grazie alle notizie recuperate on line, avevo deciso che la prima tappa del mio Loong Week End, sarebbe stata proprio Fratta e le sue ville, in che senso sue plurale? Vi faccio una premessa, questi sono i luoghi che potete visitare anche voi a Fratta Polesine:
– Villa Badoer, di Andrea Palladio, costruita nel 1555, dichiarata monumento patrimonio dell’UNESCO;
– la palladiana Villa Loredan-Molin, ora Avezzù, sec. XVI;
– Municipio già Casa Campanari, sec. XVIII;f
– Palazzetto Villa-Cornoldi ora Fanan, del sec. XVII;
– Villa dei Conti Oroboni, sec. XVII;
– Casa Dolfin, ora della Divina Provvidenza, sec. XVIII;
– Casa Matteotti, sec. XVIII;
– Palazzo Lippomanno Monti ora Viaro sec XVII ;
– Villa Davì ora Guzzon, Zanobbi, sec XVIII;
– Palazzo Dolfin Boniotti ora sede del “Manegium” sec XVII ;
– Villa Labia, costruzione ottocentesca, con il suo superbo parco;
– Chiesa Parrocchiale dedicata ai SS.AA. Pietro e Paolo: fu eretta su disegno di Zuane Bellettato tra il 1552 e il 1682, sull’area di una chiesa preesistente.
Visto quanto sopra capirete il perché avevo deciso di scoprire questo luogo a me ignoto (ignorante come una capra, con tutto il rispetto possibile per le capre). Veniamo ad un pizzico di storia del luogo:


Una delle prime cose che ho letto su Fratta è stata questa definizione: “La grossa, bella ed illustre Fratta”, la qual cosa come dicevo mi ha subito “intrigato”! Partiamo dal nome, un nome che sa di romana origine, sorge sulle rive dell’antichissimo Scortico, canale le cui origini si perdono nel buio dei secoli. Gli storici vogliono che Fratta sia stata edificata prima della nascita di Cristo, ipotesi avvalorata ora dalle scoperte archeologiche fatte in località Frattesina, i cui insediamenti risalgono all’era protostorica. Tuttavia le prime notizie che cominciano ad avere consistenza storica risalgono al 1054, epoca in cui il Vescovo di Adria, Benedetto I, otteneva il Feudo comprendente: Vespaa, Presciane , Castelguglielmo, San Bellino e Fratta (allora denominata Villa Comeda).
Nel 1104 i Vescovi vi costruirono un Castello attorno al quale si svolsero lotte terribili per il suo possesso tra i Vescovi, i Veronesi, gli Estensi e fu più volte distrutto e riedificato, finché passò nelle mani dei “Pepoli”; gli ultimi resti del Castello scomparvero definitivamente al principio del secolo XIX. Nel 1395 Fratta passò sotto la Repubblica Veneta e ne seguì le sorti fino alla pace di Campoformio nel 1797. La Repubblica Veneta ebbe sempre una particolare cura per questa zona e molti nobili veneziani vi costruirono bellissime e magnifiche Ville patrizie tutt’ora vanto di Fratta. Con il Congresso di Vienna, Fratta passò sotto la dominazione austriaca e vi rimase fino al 1866, anno della terza guerra di Indipendenza. Fu in questo periodo che Fratta partecipò con vero entusiasmo e vera dedizione alle cause del Risorgimento.
Tra ville, storia e carbonari


La vicenda dei Carbonari della Fratta è una delle più gloriose e dolorose pagine degli albori del Risorgimento. Essa, si può dire, iniziò il giorno 11 novembre 1818, quando donna Cecilia Monti di Fratta offrì ai Carbonari, in casa sua (Villa Griman Molin), il famoso pranzo che diede origine a tante sciagure.
Pochi giorni dopo quel fatale convegno furono tutti arrestati. Questo è il primo germe della lunga serie di processi che aprirono le dolorose porte dello Spielberg e di altri carceri duri, come Venezia e Lubiana. Conte Antonio Fortunato Oroboni, Cecilia Monti, Angelo Gambato, Antonio Francesco Villa, Don Marco Fortini, Giovanni Monti, Antonio e Carlo Poli, Giacomo, Federico e Sebastiano Monti, Domenico e Antonio Davì, Vincenzo Zerbini, Domenico Grindati: questi i nomi dei “Carbonari della Fratta”.
Cresciuto alla dottrina e all’esempio di questi prodi un altro grande frattense si immolava vittima dell’amore per la libertà e la giustizia sociale: Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dai Fascisti il 10 giugno1924. (Informazioni tratte dal sito del Comune di Fratta Polesine).
Ok le ville, la storia e l’acqua ma ci sono anche i musei


Questa in breve la storia di Fratta Polesine, sacrario di memorie storiche ignote ai più, me compreso, una storia molto intensa che ha lasciato in eredità edifici sublimi che vale assolutamente la pena d’andare a vedere. Come dicevo quindi la prima tappa del mio Week end a sorpresa partiva proprio con la presentazione del libro in Villa Loredan-Molin, ora Avezzù, ma come non potevo prima andare almeno in due altri luoghi? Mi ero ripromesso d’andare a visitare Villa Badoer e la casa museo di Giacomo Matteotti.
Informazioni di servizio per le visite a Villa Badoer: https://www.aqua-deltadelpo.com/cosa-vedere/oasi-e-centri-visite/villa-badoer-fratta-polesine/orari-e-modalita-di-visita.html
Informazioni di servizio per visitare la Casa Museo di Giacomo Matteotti: https://www.casamuseogiacomomatteotti.it/
Cenni sulla Villa:


Villa Badoer, detta La Badoera, sorta a Fratta Polesine tra il 1555 ed il 1557 “… ove era anticamente un castello di Salinguerra da Este…” (A. Palladio, I Quattro Libri dell’Architettura, Venezia, 1570) è una delle ville più prestigiose del Veneto. Il progetto e la realizzazione furono affidati da Francesco Badoer, discendente di una nobile famiglia veneziana, ad Andrea Palladio, uno dei massimi architetti Veneti del ‘500 (Andrea di Pietro della Gondola, detto Andrea Palladio, Padova 1508- Maser – Treviso 1580).
La prima delle ville, la storia:


La Badoera è costituita da un corpo centrale, destinato a residenza dei nobili proprietari, cui sono annesse (mediante la diramazione della scala centrale in due rampe laterali) due barchesse, che chiudono a semicerchio il prato antistante. La facciata, completata da un elegante frontone, è ornata da un monumentale pronao (spazio delimitato da colonne o pilastri, all’esterno o all’interno della facciata di un edificio), al quale si accede percorrendo un’ampia scalinata.
Prestigioso l’interno, suddiviso in un salone centrale ed in vani attigui, decorati con affreschi realizzati da Pierfrancesco Giallo Fiorentino alla fine del sec. XVI. Le immagini rappresentano scene mitologiche (alcune delle quali legate al territorio) e grottesche (ornato che interpreta motivi decorativi derivati dall’antichità classica). Nel corso del ‘700 si procedette all’allungamento delle due barchesse ad emiciclo, alla risistemazione degli interni ed alla posa dello stemma della famiglia Moncenigo sul frontone. Nel 1996 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Dopo le ville il museo


La Casa-Museo Giacomo Matteotti permette di immergersi nella vicenda umana e politica di un grande protagonista della storia italiana del Novecento, nativo di Fratta Polesine, al cui ambiente è legato anche per la maturazione del suo impegno politico. L’archivio Matteotti e la biblioteca, tranne pochi libri, sono stati trasferiti molto tempo fa, prima del restauro dell’immobile, presso la Fondazione di studi storici Filippo Turati di Firenze. Il Museo è ricavato all’interno di quella che fu, a partire da fine Ottocento, la residenza della famiglia Matteotti.
La villa, ora di proprietà dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, per lascito testamentario dei figli del parlamentare socialista assassinato dal fascismo, è stata restaurata e trasformata in museo, ma conserva rigorosamente la struttura, la divisione degli spazi e il mobilio del tempo in cui vi abitò Giacomo Matteotti. Quando fu ritrovata la sua salma poco lontano da Roma, nel mese di agosto del 1924, la bara fu riportata a Fratta ed esposta nella sala a piano terra, ben visibile in questo sito, prima della partenza del funerale per il locale cimitero.
(I/ Continua)