Quando Stefano Serena è diventato il Presidente del Mestre ha subito voluto in società Enrico Busolin, suo uomo di fiducia e DS di qualità. Busolin può infatti vantare numerosi successi in club come il Pro Mogliano, società in cui ha vinto due campionati in cinque anni, e il Real Martellago, dove ha costruito una squadra da record che ha vinto il campionato di Promozione. Al Mestre ha poi ottenuto altre tre promozioni (due in Serie D ed una in C) e ha dimostrato grandi capacità di scelta degli allenatori, prima Zironelli e poi Zecchin, e di costruzione della rosa. Quest’anno gli arancioneri sono tra le squadre più giovani del campionato e si stanno confermando come una delle sorprese del girone.

Direttore, è contento di come sta proseguendo la stagione in serie D?
“Certamente, siamo in zona playoff e sono felice che una squadra così giovane, sulla quale ad inizio stagione abbiamo deciso di puntare, stia portando questi risultati. La sosta ci ha ridato energie e fatto recuperare i tanti giocatori indisponibili, dopo due mesi non facili. Basti pensare alla partita contro il Chions, con la squadra che ha schierato nella formazione titolare ben nove fuoriquota. Adesso siamo però al completo e vogliamo continuare a migliorarci”.
Come è stato preparare una serie D con l’emergenza pandemica?
“La stagione è iniziata in una maniera insolita, tra la pandemia e una possibile cessione. Il presidente Serena è poi rimasto e abbiamo iniziato a costruire la rosa solo nelle ultime settimane di luglio, è stato quindi un mercato anomalo. Col passare del tempo abbiamo anche imparato ad adattarci ai protocolli da seguire e, con un rigoroso rispetto delle regole, siamo stati bravi ad evitare il contagio”
Che rapporto ha con il Presidente Serena?
“Il Presidente lo conosco da tanti anni e quando è entrato nel mondo del calcio mi ha subito proposto un ruolo nel Mestre, nonostante questo non rientrasse nei miei programmi. Avevo appena vinto il campionato di Promozione con il Real Martellago e avevo deciso di prendermi un anno sabbatico, utile per riposare e rimanere fermo. Quando Serena mi ha chiesto di essere il Team Manager del Mestre ho subito accettato ed abbiamo dato inizio ad un percorso che ancora oggi ci vede insieme. Ammetto che lavorare con il Presidente non è semplice e cerco sempre di seguirlo nelle direttive. In cinque anni penso che siamo stati bravi a creare un bell’ambiente che, prima con Zironelli e poi con Zecchin, ci ha portato soddisfazioni”.
Com’è nata l’idea di affidare la panchina a Zecchin puntando alla serie D?

“Dopo la positiva stagione in Serie C che ci vide protagonisti anche ai playoff, il presidente decise di non iscrivere la squadra al campionato e di ripartire dall’Eccellenza. Una doppia retrocessione la si affronta male ma avevamo il dover di far ripartire il Mestre e volevamo da subito puntare al salto di categoria. Inizialmente ho pensato ad un allenatore esperto poi ho trovato più logico affidare la panchina ad un mestrino o a qualcuno che comunque conoscesse l’ambiente. Zecchin rappresentava per noi la persona ideale dalla quale ripartire, un uomo con oltre 400 presenze tra i professionisti da giocatore e che in società aveva l’appoggio di tutti. Quando volevo proporgli di diventare il nostro nuovo allenatore, lui era in ferie in Puglia e così, tornato a Mestre, gli spiegai tutto. Si prese un giorno di tempo per decidere, per poi accettare di buon grado. Il Mister è una persona trasparente e dal carattere splendido, siamo felici di aver iniziato con lui questo ciclo”.
Qual è il colpo di mercato al quale è più legato? Quello che dall’Eccellenza vi ha portato in serie D?
“Io sono legato a tutti i ragazzi passati da Mestre. Un colpo che ricordo con piacere è quello di Luca Rivi, arrivato a dicembre 2018. Eravamo in Eccellenza e fu fondamentale per la promozione, nel girone di ritorno segnò tantissimi gol”.
Oltre alle positive stagioni con il Mestre, quali sono le annate che ricorda con più piacere?
“La vittoria del campionato di Promozione con il Real Martellago è uno dei miei ricordi più belli. Rimasero solo due giocatori dell’anno precedente e così rivoluzionai la rosa, prendendomi anche dei rischi assumendo come allenatore Mister Vianello, che aveva appena smesso di giocare. Ricordo che l’inizio di stagione non fu facile, in Coppa la squadra rimediò una pesante sconfitta a Musile di Piave, perdendo la partita 6-2 dopo essere stata sullo 0-2, e il presidente andò su tutte le furie. Quella sconfitta fu però utile e i ragazzi divennero imbattibili. A fine anno vincemmo il campionato e la squadra realizzò il record di punti della categoria”.
Da direttore sportivo, quali sono le sue società modello?

“Stimo il Cittadella. In Serie B è tra le società che spende meno, ma ogni anno riesce a raggiungere i playoff. Lavorano bene, sanno cosa vogliano e puntualmente lo ottengono. Tra i dilettanti è invece difficile trovare un modello, le regole sono infatti molto rigide. Se una società si ritrova con un grande talento non può investire i soldi dell’eventuale cessione e cercare di fare mercato. Proprio per queste restrizioni mi piacerebbe vedere una Serie D rivoluzionata. Nella mia idea c’è una Serie D con tanti giovani, capace di creare un canale di comunicazione diretto con le società professionistiche. Queste ultime, anche a causa delle difficoltà economiche che si presentano ogni anno per le società dilettantistiche, potrebbero girare in prestito giocatori di loro proprietà e, in base a degli accordi prefissati che possono riguardare il raggiungimento di un numero determinato di presenze, dare un premio a fine stagione. In questo modo le società di Serie D avrebbero entrate economiche, mentre per quelle professionistiche ci sarebbe una valorizzazione dei ragazzi di loro proprietà”.