Come una sola goccia di inchiostro è in grado inquinare l’acqua più cristallina, così la scia rossa dei femminicidi continua a scorrere lungo tutta la penisola. Il rischio è di abituarsi a questa macchia. Tollerare certe notizie con rassegnata impotenza. Oppure di sovraesporre l’opinione pubblica determinando un calo di interesse che invece è necessario tenere alto data la configurazione che il fenomeno ha preso soprattutto in questi ultimi mesi. Tenendo anche conto dell’effetto pandemia. Questo fenomeno tocca inevitabilmente altri temi rilevanti come il sistema di giustizia, il tema del lavoro, della discriminazione, della famiglia, dei minori. Un fenomeno, quello della violenza sulle donne, dalle varie forme che è specchio del malessere e del disagio del periodo storico che stiamo vivendo. E che si può contrastare solo con azioni mirate secondo un approccio integrato.

La violenza sulle donne a Vicenza fino ad oggi
Al fine febbraio ci si trova a quota 11 femminicidi in Italia, quasi uno a settimana e tre nell’arco di sole 24 ore se consideriamo i casi avvenuti tra il 6 e 7 gennaio 2021. È importante distinguere tra la violenza di genere e i casi di femminicidi. Nel primo caso si parla di violenza fisica e/o psicologica perpetrata nel tempo. Il femminicidio rappresenta l’apice di queste violenze e, è bene ricordarlo, non è una fattispecie di reato a sé. Infatti si parla sempre di reato di omicidio ma con questo termine si pone l’accento sulla vittima e sul movente per cui è stato commesso.
Il centro di ascolto di Vicenza
A Vicenza il centro di ascolto e di orientamento per donne in difficoltà Donna Chiama Donna fa sapere che il trend del secondo semestre del 2020 rispecchia l’andamento di queste prime settimane del 2021. Nello specifico da luglio 2020 al 15 febbraio 2021 le nuove prese in carico del Centro sono state in totale 63 di cui 13 nel 2021. Facendo alcune considerazioni, emerge quindi che da luglio a dicembre 2020 nel capoluogo veneto, sono state 50 le prese in carico. Con una media di 8,3 donne vittime al mese che hanno fatto riferimento al servizio. Il numero è leggermente in aumento se consideriamo le prime settimane del nuovo anno con 8,6 segnalazioni al mese. Ma stiamo parlando di persone, pertanto il riferimento alle cifre ha un mero valore numerico di orientamento che non valorizza la storia di queste donne.
La violenza sulle donne e i dati del centro
Secondo il Centro il 62% delle donne segnalanti, sono italiane e il 53% ha figli minori. Il 57% di queste non ha lavoro. Quest’ultimo il dato è il più allarmante legato all’effetto della pandemia. Ad ottobre del 2020 lo stesso Centro riferiva che durante i mesi di lockdown le richieste di aiuto erano diminuite. Un effetto che è legittimo pensare legato al fatto che le donne in casa avevano scarsissime possibilità di segnalazione essendo sotto il “controllo” costante del partner.
Le richieste in effetti, non hanno mancato di aumentare non appena c’è stata la prima riapertura. Il secondo effetto della pandemia riguarda proprio il lavoro in cui le donne sembrano pagare prezzo doppio in tal senso. Già prima dello scoppio del Covid-19, l’allontanamento delle donne dal partner violento era messo a rischio in quanto l’indipendenza economica della donna rappresenta un elemento sostanziale per facilitare la separazione e la conseguente possibilità di prendersi cura degli eventuali figli a carico (nel caso di Vicenza appunto più della metà dei casi).
Lavoro e violenza sulle donne

Il tema del lavoro rimane quindi centrale: un dato aggregato riporta che nel 2020 444mila persone sono rimaste senza lavoro, delle quali 132mila sono uomini e 312mila sono donne. Un dato che salta all’occhio e, per quanto si possa scendere nel dettaglio del singolo caso, non lascia spazio a rosee interpretazioni.
Un altro dato che va ripreso e diffuso da Maria Zatti – Presidente del Centro Donna Chiama Donna insieme alle operatrici, è quello riferito alle denunce da parte di donne straniere: una percentuale in netto aumento. Un dato importante in virtù delle barriere culturali, oltre a quelle psicologiche che, talvolta, trattengono la donna dall’intraprendere un percorso di denuncia, di distacco e di autonomia da una situazione che si esplica in un circolo vizioso che la trascina sempre più in basso. Stando agli ultimi dati totali infatti, sarebbe vicina al 40% la percentuale di donne straniere che si mettono in contatto con il Centro.
I minori
Infine a richiamare l’attenzione, è l’aspetto della violenza assistita da parte del minore: il suo supremo interesse deve essere tutelato anche in virtù del fatto che certi esempi e vissuti, aumentano sensibilmente la possibilità che certi schemi comportamentali si perpetrino di generazione in generazione. E questo, come quelli elencati fin qui, rappresentano un costo troppo alto che alla fine viene pagato talvolta ad un prezzo troppo caro.