Il 26 gennaio sono passati 102 anni dalla nascita di Valentino Mazzola, mentre a maggio saranno 72 dalla morte. Eppure, Valentino è ancora una delle leggende del calcio italiano e mondiale ed il suo mito viene tramandato di generazione in generazione.
Valentino, uno dei più grandi
Per molti addetti ai lavori, Valentino Mazzola è stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ma oltre alla sfortuna di morire, insieme ai suoi compagni, nella tragedia di Superga, ebbe anche quella di vedersi mangiare buona parte della carriera dalla seconda guerra mondiale. Cosa che gli impedì la soddisfazione di poter giocare e forse vincere un mondiale.
Valentino e il grande Torino
Molto si è detto e scritto degli anni col grande Torino, di cui Valentino fu capitano e leader indiscusso. In questo ricordo, però, vogliamo soffermarci sul periodo veneziano di Mazzola. Trampolino di lancio per il nostro e momento di maggior gloria per la squadra lagunare.
Un campione a Venezia
Valentino arrivò a Venezia nel 1939 per svolgere il servizio militare in Marina. In precedenza, aveva giocato nella squadra dell’Alfa Romeo di Milano che militava in serie C. La casa automobilistica gli garantiva un posto come operaio in fabbrica abbinato alla possibilità di giocare nella sua rappresentativa. Per il giovane Mazzola il calcio era una grande passione ma non veniva certo visto come la possibilità di ottenere un lavoro stabile. Quando arrivò a Venezia dovette così abbandonare la squadra dell’Alfa Romeo. Ed iniziò a giocare per divertimento con la rappresentativa del Comando della Marina di Venezia.
Un talento innato
Il suo talento non poté passare inosservato e un ufficiale della Marina Militare, appassionato di calcio, si precipitò a segnalarlo al Venezia che all’epoca giocava in serie A. La leggenda narra che Mazzola si presentò al provino scalzo. Perché le uniche scarpette da calcio che aveva gliele aveva regalate il padre con enormi sacrifici e non voleva certo rovinarle.
Il provino andò benissimo e Mazzola fu preso dai lagunari. Nel primo campionato (1939/40) giocò nella squadra riserve, ma dopo entrò stabilmente in prima squadra. All’inizio venne schierato attaccante, spaziando su tutti i ruoli della linea offensiva. S’intravedevano in lui grandi doti ma non certo la possibilità di diventare un campione, cosa che, invece, si verificò con l’arrivo alla guida della squadra di Giovan Battista Rebuffo, che da allenatore delle giovanili fu promosso direttore sportivo e guida tecnica del Venezia.
Valentino e Rebuffo
Rebuffo aveva studiato quel ragazzo riccioluto, dotato di grande tecnica e in possesso di una forza esplosiva nelle gambe. Il nuovo allenatore chiamò Valentino e gli spiegò l’idea che aveva in mente: trasformarlo in un calciatore a tutto campo, capace di dettare i ritmi del gioco ma anche di finalizzare. A dimostrazione che il calcio non cambia mai, Mazzola diventò quello che oggi chiamiamo i “todocampisti”, se ci piace il calcio spagnolo (ad esempio Iniesta), o i “box to box”, se ci piace il modello inglese (citiamo Gerrard o il belga De Bruyne del Manchester City), o, guardando paragoni più alti, Alfredo Di Stefano, al quale uno che se ne intende, Giampiero Boniperti, ha sempre paragonato Mazzola.
Un nuovo ruolo
Nel nuovo ruolo Valentino si manifestò come la più interessante novità del calcio italiano e fu fondamentale per regalare al Venezia Football Club quella che, per ora, è l’unico trofeo della sua storia, la vittoria della coppa Italia del 1941. Rimarrà nell’epica del calcio nazionale la finale di andata contro la Roma, dove, dopo essere andati sotto per 3 a 0, i lagunari, guidati da uno scatenato Valentino, rimonteranno per pareggiare 3 a 3 e poi vincere in casa la partita di ritorno.
Venezia e lo squadrone
L’anno seguente (1941/42) Mazzola e il Venezia erano ormai delle certezze del panorama calcistico. I veneti vissero la migliore stagione della loro storia, arrivando terzi dietro alla Roma campione d’Italia e al Torino, dopo essere stati in testa per diverse giornate. Alla fine della stagione il Torino, che ancora non era diventato grande ma lo voleva diventare, capì che per farlo doveva acquistare il miglior giocatore italiano: Valentino Mazzola.
Valentino e la tragedia della più grande squadra di tutti i tempi
Il campione fu così acquistato dai granata che insieme a lui presero dal Venezia anche il compagno Ezio Loik per la cifra record per l’epoca di 1.200.000 lire. I due diventeranno il punto di forza del Grande Torino, giocheranno e vinceranno insieme per 9 meravigliosi anni (compresi i primi al Venezia) fino al terribile schianto sulla collina di Superga.
E’ curioso pensare che senza il periodo veneziano e senza l’intuizione di Rebuffo, noto come Il Professore, probabilmente la storia di Mazzola e del Torino sarebbe stata diversa.