I vini italiani volano negli Stati Uniti nonostante la pandemia mondiale. Il covid-19 non ferma il vino italiano negli Usa, anzi lo rilancia. E ancor più volano quelli veneti, un terzo delle bottiglie italiane sugli scaffali americani è vino veneto, metà dei quali spumanti. E i nostri vini sono stati “graziati” dai dazi, voluti da Trump, che avrebbero messo in serio pericolo la loro esportazione.
Il vino veneto più voluto
I veneti Prosecco, Amarone e Pinot Grigio fanno la parte del leone nel mercato statunitense. Meno fortunati sono invece i “cugini” vignaioli francesi che dalla vetta del podio sono passati al secondo posto, tra le ragioni anche i dazi americani (che partono dal 12 gennaio 2021) che colpiscono il prodotto transalpino ma non quello italiano.
Export e vino veneto
L’export del vino italiano in Usa è pari a 1,5 miliardi di euro, quasi mezzo miliardo parte dal Veneto. I dati statistici dimostrano come gli americani si avvicinano sempre più al vino in un crescendo continuo. Si pensi che nel 1934 un americano beveva in media meno di un litro di vino all’anno, nel 1950 i litri erano diventati 2, nel 1970 4 litri, nel 2000 ognuno beveva 7 litri e nel 2016 più di 16 litri di vino all’anno, consumando in totale più di 3 miliardi di bottiglie. Sono grandi numeri che fanno capire quanto importante sia l’export del vino soprattutto per una regione come il Veneto in cui la viticoltura è una delle maggiori risorse economiche.
I dati del Consorzio Tutela Prosecco DOC
Dal Consorzio Tutela Prosecco DOC ci fanno sapere che le esportazioni di Prosecco DOC verso gli USA, in riferimento ai dati forniti dalle Dogane, rappresentano il 20,9% di tutto l’export.
Questo valore fa sì che gli USA si posizionino al secondo posto nella classifica dell’export del Prosecco. Il primo posto per amanti delle note bollicine è il Regno Unito, ormai un Paese extra-europeo, con il 27,2%. Insomma, un anno positivo per le vendite del Prosecco anche negli USA nel giudizio del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC.
Sartori e il vino veneto
Andrea Sartori, titolare delle veronesi cantine Sartori e già presidente del Consorzio Valpolicella presenta un quadro rassicurante per il 2020. I dati relativi all’export nel 2020 sottolineano dei numeri sostanzialmente stabili. Una piccola flessione del 2 per cento sulla Valpolicella, stabile l’Amarone.
“Considerando l’anno pandemico che abbiamo vissuto – sottolinea Sartori – possiamo ritenerci soddisfatti dell’andamento. Ci preoccupa invece il 2021 in quanto non sappiamo come si evolverà e quali e quanti saranno gli ordini quest’anno. Ci preoccupa anche la parte relativa alla ristorazione, in grande sofferenza per il covid”.
Export e dazi
Ritornando all’export negli USA è soddisfatto anche il presidente della Coldiretti Veneto Daniele Salvagno. “Si tratta di una notizia importante che va incontro ad un settore strategico per il Veneto dove proprio la Glera (vitigno per la produzione di Prosecco DOC, Prosecco Conegliano Valdobbiadene DOCG e Prosecco Colli Asolani DOCG) fa la parte del leone occupando una superficie vitata pari a 36 mila ettari e, a seguire, il Pinot Grigio con 16.147 ettari”. Per non parlare poi della Valpolicella e del suo Amarone e Ripasso, con le grandi cantine come Masi e Sartori, ma anche numerose altre, che hanno un forte mercato americano.
Coldiretti e il dialogo con Biden
Secondo Coldiretti l’auspicio, con l’elezione del nuovo presidente Usa Biden, è quello di avviare un dialogo costruttivo evitando uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia.