Eppure la luce del levante è ferma sulle foglie e sui bordi della realtà.
Ma questa città non coglie la voce millenaria, non oggi.
Amaro presepe, il nostro, che lascia nell’aria il messaggio indecifrato
sul lievito del mattino.
C’è chi nasce e chi non ri-nasce.
(Anonimo veneto)
Micro e Mega, che scenario

L’annuncio ormai atteso: “Abbiamo raggiunto il milione di infetti”, cioè di italiani malati di Covid-19, mi ha fatto ricordare altre cifre che ci riguardano, e non vengono dal ministero della Salute, ma da uno scrittore, il cardinale Gianfranco Ravasi, grande intellettuale e divulgatore. In dialogo con Walter Veltroni, il porporato parla della “potenza delle neuroscienze” e fa osservare che se noi apriamo – virtualmente si capisce – la nostra scatola cranica e in una notte serena la mettiamo a confronto con il cielo stellato, scopriamo che in 120 o massimo 180 grammi di materia grigia abbiamo dagli 80 ai 100 milioni di neuroni. I quali si specchiano, per così dire, nei 100 milioni di stelle che formano la Via Lattea! L’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Una visione vertiginosa.
Ma l’ambiente siamo noi
La pandemia che ci affligge e ci uccide con la forza bruta di una valanga, è anche una fiumana di parole, un racconto inarrestabile. In particolare, colpisce l’attenzione che i media danno all’ambiente, cioè a dire il nostro mondo. “Ci sono cause ecologiche profonde che legano Covid-19 alla salute del pianeta Terra” ha spiegato Telmo Pievani. A proposito, si faccia attenzione: qui il mondo è citato col suo nome proprio. Altrove, però, mi è capitato di leggere ”il pianeta terra”, o “l’astronave terra”. Ignoranza o superficialità? La terra è nome comune, è il suolo, il terreno, Terra e Luna sono nomi propri e vogliono la maiuscola. Elementare, no? Eppure, tanti “terrestri” non capiscono.
Rifiuti… celesti e terreni

Dicono che sopra le nostre teste, nel blu dipinto di blu della canzone, incombe una costellazione aliena: sono i rifiuti spaziali, cioè minutaglia tecnologica orbitante come massa di mini satelliti: piccoli e pericolosi: non sono grandi massi vaganti nel cosmo, come gli asteroidi, ma frammenti spesso minutissimi di macchine umane. Lassù, dove regnano le stelle e un cosmico silenzio, abbiamo portato l’inquinamento che tanto ci distingue quaggiù. Dove, per dire, troviamo ovunque seminate sui marciapiedi e nei sottoportici decine di mascherine usate, lasciate lì come cicche di sigaretta o fazzoletti di carta insieme a non rari sputi ecc., tutti rifiuti prodotti dall’inciviltà dei nostri giorni. Mascherine come relitti di una civiltà?
Ristretti orizzonti
Ci vuole coraggio quando l’aria che respiri ti può portare in bocca una nuvoletta di gocce in sospensione visibili a occhio nudo, avvelenate dalla presenza di un virus invisibile. E’ l’aerosol che porta colonie di invisibili assedianti, e contro la paura che ci sospinge nei rifugi domestici dobbiamo, forse meglio dovremmo, attivare quell’energia di cui sono dotati per esempio i carcerati che pubblicano un loro giornale intitolato – coraggiosamente, disperatamente e con un po’ di autoironia – Ristretti orizzonti. Quando la vita si rifugia – volente e spesso non volente – in spazi ridotti, il nostro animo trova la forza di esplorarne le profondità e i “nodi vitali”.

Citazione citabile
“La speranza non è sinonimo di illusione. La speranza vera sa di non avere certezze, ma sa anche che il cammino si fa con l’andare”.
Edgar Morin