Nulla si sa, tutto s’immagina. Un’icastica citazione da Fernando Pessoa serve al grande Milo Manara per chiosare con una certa raffinatezza, nella nota introduttiva, la bella pubblicazione appena uscita con il sostegno della Fondazione Cariverona, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, dal titolo Dante nella Verona scaligera. I testi sono frutto dello studio accurato, aggiornato e preciso di un magistrato prestato agli studi storici, Andrea Mirenda; le illustrazioni – ricche tavole d’autore, dall’ambientazione perfetta – di un grande della grafica veronese, nonché matita satirica de “L’Arena”: Giancarlo Zucconelli, in arte Zuc.
Il volume su Dante
Quel che è incredibile, in questo elegante volume, è che ciò che s’immagina (soprattutto grazie alla prosa di Mirenda) si sa. Il resto lo fanno i volti di Dante, interpretati da Zuc come un tabernacolo gotico, secondo tradizione: le espressioni di un uomo scuro, poco incline al sorriso, dalla battuta tagliente e dal destino cupo.
Dante visto da Zuc
Ancora più incredibile, originale e raro, è che l’opera non perda nulla del suo fascino e della sua pertinenza. La si guardi dal punto di vista della narrazione di Mirenda – piana, discorsiva, ma documentata – o attraverso il tratto di Zuc, con quelle scene d’ambientazione scaligera che fanno da sole storytelling.
La vicenda di Dante nei suoi soggiorni veronesi, nei lunghi anni dell’esilio da Firenze, è poco conosciuta nella sua concretezza. Non solo intellettuale, ma anche umana. Ecco perché il testo di Mirenda – frutto di ricerche minuziose e multidisciplinari – fa di questo volume un unicum, una sintesi preziosa.
Dante dai mille volti
Ne emerge, con vivida forza, il ritratto di un personaggio poliedrico, colto, spesso disilluso, dedito agli studi più alti e alle donne di strada, talvolta attaccabrighe. Si è condotti, seguendo Dante, in giro per la città, nella bella Verona che fu per il Poeta come una seconda patria: il paradigma aulico e distaccato lascia il posto ad una storia appassionata, di vivezza politica e repentini cambiamenti.
Verona
L’esilio patito dal 1302, la sua militanza nell’Universitas Alborum de Florentia, tra i fuoriusciti guelfi bianchi. Poi, le umiliazioni subite da parte della sua stessa fazione e l’allontanamento volontario (mai totale, però) dalla lotta. Questo è il Dante Alighieri che giunge nel 1303 – ufficialmente in missione diplomatica – alla corte di Bartolomeo della Scala, in Verona, la Bern dei popoli del Nord. Ed è subito un’altra narrazione, dove l’immaginare ricordato da Manara si appoggia ai fatti. Il tratto di Zuc, la rapida gouache accompagnano il testo per accenni, quasi illustrassero una fiaba: San Fermo, il ponte turrito, l’Arena (dove, per statuto, risiedevano all’epoca le meretrici), Porta Borsari e l’Arco dei Gavi.
Il racconto di Mirenda
Forse l’ambasciata di Dante presso Bartolomeo – racconta Mirenda – non andò a buon fine, ma il Poeta restò a Verona un po’ più del dovuto. Magari (intuizione pertinente) per il fascino esercitato dalla Biblioteca del Capitolo, già nota come depositaria di ogni sapere. Sono anni di costruzione dell’immagine per la città degli Scaligeri, quelli in cui prendono forma i simboli del potere signorile; qui Dante vede correre il Palio del Drappo Verde che ricorderà nel XV° Canto dell’Inferno, parlando del suo maestro Brunetto Latini. Qui l’Alighieri porrà mano al De Vulgari Eloquentia e al Convivio.
L’addio a Verona
Mirenda, nelle vicissitudini di Dante – che parte da Verona nel 1304, morto Bartolomeo, e vi ritornerà solo parecchi anni più tardi, alla corte dell’amico Cangrande (a cui dedicherà la Cantica del Paradiso) – descrive in filigrana una situazione politica e culturale in continua evoluzione, con la nascita di una solida Marca veronese di stampo ghibellino.
Dante e il cambiamento
È un mondo che sta cambiando, mentre l’esule fiorentino cerca nuove sponde per la propria indipendenza economica: in una fredda notte del gennaio 1320, discute in Sant’Elena la celebre Questio de Acqua et Terra. A dimostrare che la terra è più elevata dell’acqua, perché subisce un’attrazione magnetica divina da parte del Cielo delle stelle fisse. Con ogni probabilità, il Poeta confida di poter essere assunto come docente nello Studium Veronensis, ma gli preferiscono un certo Artemisio, maestro di logica. Da qui la vita di Dante segue una china discendente. Quello stesso inverno parte da Verona, per stabilirsi a Ravenna, presso i da Polenta, dove morirà l’anno successivo per un attacco malarico, al ritorno da una missione diplomatica a Venezia.
La storia parla di Dante
Questa è la storia, più o meno nota. Il racconto di Mirenda e Zuc, nell’ombra azzurra del cavaliere esule, segue invece fili propri, capaci di trasformare la realtà storica in sogno. E viceversa.
Mi piacerebbe averlo…. in quale libreria è distribuito? Grazie
Tutti i Veronesi dovrebbero acquistare questo libro per conoscere meglio ed apprezzare la qualità di questi due Artisti : Giancarlo Zucconelli e Milo Manara, che hanno fatto un’affascinante immagine di Dante nella nostra Città.
Li offre la Soc. Dante Alighieri di Verona, basta chiedere.
A quale indirizzo mail bisogna rivolgersi per averne una copia?