
Museo del gioiello nella città dell’oro. Un connubio che garantisce a Vicenza un primato in Italia e una rarità nel mondo ospitando nei suggestivi spazi della Basilica Palladiana il museo interamente dedicato al gioiello. Durante il lockdown il Museo ha chiuso i battenti, non le attività: durante i mesi di chiusura non ha mancato di tenere compagnia agli affezionati grazie alla programmazione di una serie di webinar insieme ai curatori delle 9 sale e degli esclusi pezzi sapientemente selezionati e provenienti da tutto il mondo e da ogni epoca. Ma per rivedere i riflettori accesi delle note vetrine sotto i portici del palladiano monumento, si è dovuto aspettare settembre, in contemporanea con l’inizio della quinta edizione di VIOFF, il Fuori Fiera di Vicenzaoro a tema “A New Golden Way”.
Una mostra per celebrare il museo
Per celebrare la riapertura del Museo in piena sicurezza in linea con le direttive, il Direttore (e custode) del Museo Alba Cappellieri ha dedicato la nuova mostra “Designed in Vicenza” agli architetti e ai designer vicentini che hanno incluso il gioiello nei loro progetti. Gioiello e design come punto di incontro, esposti nelle sale dove dagli antichi pavimenti del museo sbucano i vecchi sentieri degli orafi medioevali e dove si ammirano i pezzi esposti sotto antichi affreschi.
Il Museo del Gioiello di Vicenza riparte quindi da Vicenza e dalle eccellenze del territorio: fino al 31 gennaio 2021 una selezione di trentacinque opere dei migliori architetti e designer vicentini: Atelier Crestani, Brogliato e Traverso, Aldo Cibic, Matteo Cibic, IV Design, Reggiani Ceramica, Joe Velluto e Cleto Munari, il maestro del design cui la mostra rende omaggio in occasione del suo novantesimo compleanno.

Museo del gioiello. L’intervista a Matteo Cibic
Ma in questo contesto, design e gioiello si incontrano e danno voce a un messaggio forte e chiaro che i designer e le loro creazioni sono in grado di diffondere. Matteo Cibic, classe 1983, insieme al suo team, con sede a Milano e a Vicenza, sviluppa da 15 anni prodotti e idee creative per aziende internazionali, collezionisti privati e istituzioni culturali. La forza e il potere di un oggetto vanno ben oltre la sua fisicità. Cosa ci aspetta nel futuro?
Alba Cappellieri e Livia Tenuta hanno voluto riaprire un museo unico al mondo proprio ripartendo dai maggiori designer vicentini. Cosa significa?
“È davvero bello poter avere un’eccellenza come il Museo del Gioiello. Ancora più importante è che una rappresentazione del mio lavoro sia tra i lavori selezionati in momento delicato e decisivo. Il potere di questa mostra è nel poterla realizzare all’interno di un’istituzione unica in Italia. Il gioiello contemporaneo viene interpretato come occasione per spingere la ricerca di chi li crea oltre nuovi confini e interpretarlo quindi in maniera molto più ampia”.
Il pensiero creativo e la metodologia progettuale sono in grado di legare un progetto a un vaso. Cosa trasmette oggi il design?

“Quello che creo sono gli oggetti “della meraviglia”, creano un legame empatico molto forte tra me e chi li possiede. Specialmente oggi dove tutto è “fast”: fast food, fast fashion, fast politcs, fast love…nemmeno le relazioni sono più al sicuro. Il rischio è una diffusione confusa e contraddittoria, dove tutto cambia da una settimana all’altra. Tutto si riceve e si consuma velocemente. Per esempio, secondo alcuni studi, un giocattolo ha una vita di circa 13 ore prima che si perda l’interesse nei suoi confronti. I miei oggetti raccontano una storia attraverso la selezione dei materiali, l’elaborazione del progetto, la ricerca della forma, la storia di chi li crea.
In questo modo gli oggetti raggiungono un lifespan senza tempo. In qualche modo si crea così un legame empatico con quell’oggetto, rimane nel cuore, solo così investiamo delle emozioni. Quello che viene creato è molto più di un oggetto, l’emozione che ci lega ad esso genera rispetto, rispettare una creazione significa avere rispetto per le persone. C’è bisogno di un ritorno alla stabilità. Il mondo e lo stile di vita, sono in continua mutazione e vanno costantemente ri-disegnati. Questo è il compito dei designer”.

Qual è lo “spirito del tempo” che possiamo respirare in questo momento? E il compito del designer?
“Oggi il tempo non c’è, o meglio, è come se si fosse fermato. Questo accade nel momento in cui non riusciamo più a avere una proiezione ottimistica del futuro. Non avendo questo tipo di visione siamo costretti a legarci a pensieri, filosofie, asset che risalgono a un secolo fa. La visione dinamica e futuristica degli anni ’80 e ’90 si è fermata. Il futuro “fantastico” non c’è più. In tutto questo al designer non rimane che rendere attraenti certe cose piuttosto che altre. L’influenza che generiamo è importante. Se volessimo fare un paragone con il mondo della musica, se una canzone parlerà di quanto bello e figo sia avere una macchina super sportiva, sarà quello il paradigma comportamentale a cui ispirarsi. Se le canzoni parlano di rivoluzioni o di amore o di amicizia, quello sarà d’ispirazione per chi ascolta. Così è anche nel design. Gli oggetti per me devono creare affetto, diffondere valori e ispirare non solo cambiamento ma movimento. L’oggetto iconico è quello senza tempo. Pensare lentamente e consumare lentamente. Il lock down ci ha insegnato a vivere con meno. Non è solo una questione di tecnologia. È una questione etica. È una questione morale”.