In questi giorni di grandi affanni gli echi della storia arrivano veloci fino alle nostre case. I grandi eventi trovano in noi risposte disuguali. Due esempi: una lettrice, la signora Anna P. scrive di essersi sentita “orfana” di Papa Francesco. Una testimonianza di amore che molti condividono per quel Grande che ha lasciato un’impronta incancellabile sul nostro secolo.
Un’altra voce terribile segnalatami da un’amica che dice: “Finalmente, se ne è andato quel Papa! “Una incredibile testimonianza, questa, di dissenso esasperato, di intolleranza ideologica che, oltretutto, proviene da una persona credente.

Questi odiatori del defunto Papa sono una categoria umana che conosciamo: non riconoscono il diritto degli altri diversi da sé, sono persuasi di essere nell’ortodossia, cioè nella Verità assoluta e quindi nel diritto di stare contro tutto e tutti. Questo spiega per esempio, la mancanza di rispetto, anzi di pietà in quella frase da chissà quanti condivisa.
Certi giudizi feroci si applicano a due situazioni diverse: quando si riferiscono alle parole e alle opere di personaggi eminenti; quando l’oggetto dell’invettiva sia conosciuto per sentito dire, cioè quando entra in scena l’ignoranza dell’altrui valore.
Di “quel Papa” la sconosciuta signora avrebbe dovuto documentarsi, leggere almeno una sua lettera enciclica che la riguarda come membro del genere umano. Parliamo di Laudato si’ inviata a tutti i popoli esattamente 10 anni fa (giugno 2015). Si tratta di una fervida difesa d’impronta ecologica della Terra, di questa casa comune che rischia di morire intossicata dalla cosiddetta civiltà, che comprende anche il mito del progresso materiale illimitato: “ Così – scriveva il Papa – si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi “.
Dice il saggio: “Signori, qui ci vuole una transizione ecologica dei cuori e delle menti!”
Passeggiate terapeutiche
È cambiato il vento, e la Natura ci invita al suo spettacolo di stagione con gorgheggi nell’aria e lampi di luce dalle superfici d’acque chiare. Si aprono i cancelli dei parchi storici, come è accaduto in questi giorni a Castelfranco Veneto dove, dopo il sonno invernale la Villa Parco Bolasco ha accolto i primi visitatori.

La grande oasi verde, che si estende su otto ettari, esibisce i suoi tesori, un vero e proprio mondo vivente fra il vegetale e artistico cioè umano: statue di pietra tenera e alberi giganteschi si alternano con un lago navigabile, la Cavallerizza, la torre colombara , due isole e la grande serra spagnola. In sintesi il vasto polmone verde, al centro della città, ha effetti benefici per tutti coloro che si immergono in questo scrigno di cultura e storia.Il parco è costituito da più giardini uniti da sentieri bianchi in un unico disegno ( 1852, arch. Meduna ).
La parola disegno ci ricorda che i parchi storici sono opere d’arte su vasta scala e compongono una fantasiosa geografia nella quale incontriamo una natura interpretata dagli architetti di paesaggi che la assoggettano alle esigenze pratiche ed estetiche di una famiglia o di una comunità.

In particolare villa Parco Bolasco, ha una sua originalità: qui, infatti, l’università di Padova svolge da tempo ricerche sulle relazioni fra le neuropatie e l’ambiente naturale. Le passeggiate in mezzo al verde, segnate dalla bellezza e dal silenzio diventano naturalmente terapeutiche. Insomma si può dire che il green è il colore della salute.
Colori di Maggio

(poesia)
Ah, quel verde primavera
così tenero che
vien voglia di morderlo,
così innocente
da cancellare ogni macchia
I suoi colori sono anche politici
come lo è il sangue
che macchia le bandiere
festose d della liberazione,
il rosso che cancella
il nero della retorica.
Una nuvola bianca
come i sudari nei cantieri
visitati dalla Morte:
tante identità spente
e una sola sorte……
Fino a quando?
Anonimo’25
Mamma mia !
Poni la stessa domanda di Cicerone , nel 63 a.c.
” Quousque tandem abutere patientia nostra ?”
Eh sì, amico poeta anonimo ! Dobbiamo avere proprio tanta pazienza !
D’ altra parte , non abbiamo altra via d’uscita ! Papa Francesco ci ha insegnato proprio questo: umiltà e disponibilità anche e soprattutto verso chi è diverso da noi .
È faticoso , ma dobbiamo seguire la rotta che Egli ci ha indicato.
Che bella l’immagine del verde tenero che vien voglia di mordere. Io amo profondamente il verde in tutte le sue forme e dimensioni, mi rilassa, mi libera la mente, mi fa sentire viva.
Il mordere è legato al piacere, al gusto e all’amore.
Durante la malattia di papa Francesco ho pregato per lui, come hanno fatto milioni di persone e la sua morte ha lasciato un grande vuoto. C’è libertà di pensiero e di parola, ma affermazioni di basso livello riguardanti un grande uomo come papa Frank lasciano una scia di amarezza.