Il Veneto è la regione che ha il più basso finanziamento statale annuo per bambino che frequenta la scuola dell’infanzia paritaria, con € 2.316,36 contro una media nazionale di € 3.874,62 e punte massime anche di € 5.000,00. Senza contare gli oltre € 6.000,00 a bambino della Provincia autonoma di Trento. E ciò per la peculiare condizione dell’offerta educativa territoriale per questa fascia d’età, che in Veneto vede la copertura di oltre il 65% di posti accreditati nelle scuole dell’infanzia paritarie. Questa la proposta di Piron e Rubinato.
Piron e Rubinato e le Autonomie

Eppure il Presidente del Veneto in tre anni dall’esito del referendum sull’Autonomia non ha mai chiesto con la necessaria determinazione il passaggio della competenza primaria alla nostra Regione di questa funzione. Con il corrispondente trasferimento di adeguate risorse finanziarie da parte dello Stato.

Le scuole materne
Per questo motivo, dopo aver incontrato la Fism (Federazione italiana scuole materne) del Veneto a Padova con l’obiettivo di acquisire ulteriori elementi di analisi e di possibili prospettive di modifiche dello status quo. Ci siamo impegnati a presentare la prima proposta di legge proprio su questo tema, una volta eletti in Consiglio regionale.
La proposta di Piron e Rubinato
La proposta prevede che, a far data dal primo anno scolastico successivo (2021-2022), Stato e Regione Veneto, nel rispetto delle proprie competenze in materia di istruzione, assicurino per tutti i bambini e le bambine dagli 0 ai 6 anni residenti in Veneto il diritto alla frequenza della scuola dell’infanzia pubblica, statale o paritaria. Nonché il diritto alla frequenza dell’asilo nido almeno nella misura del 33% come previsto dagli obiettivi del Trattato di Lisbona.
Stato e Regioni
Il che significa che Stato e Regione Veneto devono farsi carico della copertura del costo relativo al servizio pubblico integrato dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia. Affinché siano rimossi gli ostacoli di ordine economico che impediscono alle famiglie l’effettiva iscrizione dei bambini, secondo le modalità previste negli articoli di legge. Tradotto significa che le famiglie i cui figli frequentano il nido o la scuola dell’infanzia paritaria potranno finalmente sostenere un costo uguale a quello sostenuto dalle famiglie. I cui figli frequentano le scuole materne statali o gli asili comunali.
Le risorse

Sappiamo che le risorse che la Regione dovrà negoziare con lo Stato sono considerevoli. Si tratta di almeno 300 milioni di euro l’anno, a fronte di 76.000 bambini 3-6 anni e di 12.000 0-3 anni accolti nelle strutture paritarie. Ma è sempre meno di quello che da decenni non viene corrisposto al territorio da parte del bilancio statale. Auspichiamo che questo obiettivo sia condiviso e raggiunto nel breve attraverso un’intesa tra Regione e Stato ai sensi dell’art. 116, terzo comma, Costituzione, che può essere inserita in un semplice comma della prossima legge di Bilancio. Ma se ciò non fosse, la Regione dovrà farsi carico, anche con i fondi straordinari che stanno per arrivare dall’Europa, di anticipare nella fase transitoria almeno 150 milioni/anno nel proprio bilancio. Per rendere possibile, in condizioni di equità, il paritario trattamento di tutte le famiglie del Veneto.
Piron e Rubinato e la prima proposta
Sarà la prima proposta di legge che porteremo al Consiglio Regionale del Veneto dopo il 20 e 21, settembre – affermano i due candidati – per dare il giusto riconoscimento alle scuole paritarie, popolari e senza scopo di lucro. Che dal 1830 hanno anticipato lo Stato nell’offrire servizi di cura e formazione per i bambini. E trattare finalmente secondo criteri di equità tutti i bambini e le famiglie del Veneto.
L’impegno di Rubinato e Piron
E’ un atto di responsabilità che la politica veneta deve sapersi assumere. Per questo chiediamo a chi rappresenta le Istituzioni locali di aprire una trattativa seria con i ministeri competenti per vedere riconosciuto il valore delle “Autonomie sociali”. Che da decenni si sobbarcano costi ed oneri di questi servizi essenziali. E al contempo vedere risarcito il costo dei 150 milioni che la Regione nel frattempo dovesse anticipare a favore delle famiglie e delle scuole paritarie.