È triste assistere alle immagini sull’enorme esplosione avvenuta nel porto della capitale di Beirut. Un bilancio, provvisorio, di centinaia di morti e oltre quattromila feriti. Senza contare le centinaia di migliaia di senza tetto. Il Libano, quella che un tempo era definita la Svizzera del Medioriente, ricca e prosperosa, oggi si ritrova ad essere costretta in tre vicoli ciechi: l’economia che non decolla, causando una disoccupazione spaventosa; il covid19; e l’ormai infinita guerra tra il gruppo degli Hezbollah e lo Stato d’Israele. Ed ora ci si è messa anche questa maledetta esplosione di un deposito gremito di armi, a quanto pare erano lì da qualche anno e – secondo le dichiarazioni di Israele – era il principale deposito dei loro nemici del gruppo terroristico hezbollah. Tutte le ipotesi sono al vaglio delle autorità, compresa quella di matrice terroristica jihadista. Nel contempo, la polizia libanese, su mandato d’arresto della procura di Beirut, ha fermato i responsabili dell’area portuale ed anche ex ufficiali.
Beirut e l’esplosione

L’esplosione, pari secondo qualcuno a quella di Hiroshima e Nagasaki, ha colpito non solo l’area portuale, ma anche i quartieri vicini. Secondo fonti diplomatiche presenti in Libano, pare che l’esplosione sia accidentale, ma su questo punto vi sono molte perplessità. Il Paese dei cedri si trova pure a dover far fronte alla questione delle riserve di grano che stanno scarseggiando. Se la comunità internazionale non interviene nell’immediato, il Libano rischia una tragedia pari a quella vissuta da alcuni Paesi africani dove la fame fa da padrona sui popoli che convivono con le carestie di ogni tipo.
Colpita anche l’Italia
Nell’esplosione coinvolti in maniera non grave due militari italiani dell’UNIFIL – United Nations Interim Force in Lebanon –, missione di pace guidata dal Generale di Divisione Stefano Del Col, il quale ha garantito che il resto degli italiani del contingente stanno bene. La macchina degli aiuti umanitari, comunque, è immediatamente scattata a livello internazionale. Molti Stati, tra cui l’Italia, hanno già inviato materiale di prima necessità come medicinali, anche le organizzazioni internazionali e quelle non governative si sono messe in moto. Dalla base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi sono partiti i C130 con materiale sanitario e vettovagliamento per la popolazione di Beirut.
Il cordoglio

Enorme il cordoglio e la solidarietà al popolo libanese dai vari capi di Stato, come pure dal Sommo Pontefice Francesco il quale ha esortato di pregare «per le vittime e per i loro familiari, per il Libano, perché, con l’impegno di tutte le sue componenti sociali, politiche e religiose, possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e, con l’aiuto della comunità internazionale, superare la grave crisi che sta attraversando».
Il dubbio sull’esplosione a Beirut
Sul sito va detto, secondo testate giornalistiche internazionali, molti al corrente della sua pericolosità. Tuttavia, arriva la domanda: come è scattato l’incendio? Causa accidentale o un attacco premeditato?