Arriva alla Juve come un novello Cincinnato richiamato dal suo eremo di campagna per guidare l’esercito contro il nemico. Il nemico sono le squadre avversarie e l’eremo in questo caso è la centenaria Tenuta Lucciano nel Pistoiese sulle pendici del Montalbano (nome che evoca personaggi letterari) dove Spalletti si era ritirato a coltivare viti e ulivi dopo il flop con la Nazionale. Eccolo ora approdare alla corte di Madama Juventus rilevando il freddo Tudor, complice di una serie choc di 8 partite senza vittorie, 4 senza segnare neppure un gol e di 3 sconfitte consecutive contro Como, Real e Lazio.
Spalletti alla Juventus

Il 66enne mister di Certaldo, la cittadina che diede i natali a Boccaccio, è il sesto allenatore in 5 anni per “Casa Agnelli”, una rarità che certifica la fine di un ciclo. Spalletti tenta ora di aprirne un altro e arricchire la bacheca juventina. Lo farà con un contratto di 8 mesi che diventerà biennale (fino a giugno 2028) in caso di arrivo nelle prime 4, ovvero con la qualificazione alla prossima Champions. Intanto si siederà in panchina con la Cremonese, dileggiata dal suo predecessore Tudor.
La lettera aperta al Mister, anzi al Coach Spalletti

Caro Mister Spalletti,
lei come da prassi ha esordito ringraziando il dg Comollì per averle affidato la guida della squadra con più tifosi in Italia, ma anche perchè le parla in italiano (lui che è francese e che durante la presentazione ha sempre usato l’inglese) “così anch’io parlo in italiano e capisco quello che dico”. E’ stata questa la sua prima battuta da toscanaccio verace quale l’hanno conosciuta nella sua trentennale carriera i tifosi di Empoli, Samp, del Venezia di Zamparini, della miracolata Udinese (con lei si qualificò alla prima e unica Champions) e poi ancora i fan della Roma, i russi dello Zenit e poi dell’Inter con, da ultimi, i napoletani che lei ha lasciato con lo scudetto tatuato sul braccio e promesse di amore eterno.
L’idillio in verità è stato breve come quello con la Nazionale dove ha proprio toppato: eliminato agli Europei dalla Svizzera (2-0) e umiliato nel girone mondiale dalla Norvegia (3-0). Ma alla Juve credono ciecamente in lei e ha dunque lasciato le amate campagne per questa nuova sfida pallonara che lei non considera un “rimettersi in gioco per avere una rivincita”, ma invece per la sua carriera lo è, eccome se lo è, come ha detto giustamente un uomo di calcio che la conosce da decenni, Walter Sabatini.
Equità, oh cara
Io mi permetto di chiamarla Mister e non Coach come ha fatto invece Comolli in sede di presentazione e le chiedo se conosce la storia e le imprese di Lucio Quinzio Cincinnato, il comandante che proprio come lei abbandonò vanga e aratro per mettersi alla testa delle legioni e sconfiggere il nemico incombente, in quel caso gli Equi. Oggi di “equo” nel calcio è rimasto davvero poco, ma il suo forbito e mai banale eloquio può contribure a ridare un po’ di verve all’ambiente. E non soltanto a quello bianconero un po’ abbacchiato: i tifosi della Juve le augurano di ripercorrere le gesta del suo omonimo Cincinnato, ma pure quelle di Giulio Cesare che divenne immortale con la celebre frase: “Veni, vidi, vici”.
Un confronto con il Trap

Ecco il punto: in fatto di citazioni e aforismi lei non è secondo a nessuno, rivaleggia infatti con il Trap, il maestro del “Non dire gatto…” che divenne il titolo anche di una biografia a lui dedicata. Lei ha scritto invece un’autobiografia – “Il paradiso esiste… ma quanta fatica” presentata nel maggio scorso – vuole dunque superare Trapattoni in libreria, ma fors’anche nel palmares? Il Giuan da Cusano Milanino mise in bacheca la bellezza di 7 Scudetti, 2 Coppe Italia e all’estero vinse con la Juve una Champions, una Coppa delle Coppe, una Uefa e un’Intercontinentale. Il Trap aveva un concetto di spogliatoio poco democratico, ma vincente: “I giocatori sono liberi di fare quello che dico io”.
Spalletti “Dittatore”

Lei in carriera ha vinto molto meno, ma nel concetto dittatoriale, tanto per non scordare Cincinnato che fu nominato proprio “ditattore”, è molto simile al Trap e non a caso è riuscito nell’impresa di far abbassare la cresta a campioni come un certo Totti alla Roma (con pace postuma sancita pure da uno spot pubblicitario in coppia) e come tale Icardi all’Inter che lei trascinò nello spogliatoio davanti a tutti per fargli spiegare le frasi dell’allora procuratrice-consorte Wanda Nara (“Maurito è forte, ma deve avere attorno giocatori all’altezza”). E gli tolse subito la fascia di capitano lasciandolo fuori squadra per mezza dozzina di partite.
Un augurio: facci divertire

Alla Juve crediamo avrà un approccio più soft, anzi ne siamo certissimi, ma la nostra speranza, anzi il nostro accorato appello, è per i suoi sermoni pre e post partita che senz’altro non risparmierà: Luciano facci divertire dentro e fuori dal campo. Come frase cult ricordiamo la risposta a un giornalista romano con verve polemica. Lei si mise a battere la testa contro il tavolo e poi rispose: “Le galline del Cioni hanno bisogno di mezzo chilo di granturco al giorno. Va bene come risposta?”. Il Cioni è il vicino di casa nella tenuta Lucciano dove continua a battere il cuore di Spalletti.


















































































