Il Salone Nautico di Venezia si è concluso con un grande successo di pubblico, un successo legato anche alle importanti novità tecniche presentate nel corso della kermesse: in particolare, quelle riguardanti le novità e l’innovazione nel settore della tutela dell’ambiente e delle energie alternative. Uno degli aspetti sempre più importanti, e non più rinviabili, degli equilibri marini è il rapporto tra uso della risorsa mare e la sua tutela; questione che passa, in primis, per l’utilizzo di combustibili meno inquinanti e di imbarcazioni sempre meno impattanti e rispettose dell’ambiente.
Innovazione, la nuova sfida per la laguna

Una sfida impegnativa, sia dal punto di vista tecnico che economico, dati i costi elevati della ricerca e della sperimentazione su scafi e propulsori green, che richiedono grandi sforzi, tanto nella fase di studio quanto in quella della realizzazione.
A maggior ragione, in una realtà estremamente complessa come quella lagunare – in cui si coniugano, inestricabilmente, tutela e conservazione dell’ecosistema marino con quello della città più delicata del mondo – bisogna necessariamente partire dalla tutela e conservazione degli equilibri esistenti, per quanto in parte già compromessi.
Un impegno per tutti i cittadini veneziani

Solo salvaguardando l’esistente (non si può certamente continuare ad aggravare la situazione senza intervenire), si può coltivare la speranza di produrre miglioramenti futuri che aiutino ad invertire la tendenza, attraverso la realizzazione di nuovi sistemi di trasporto, di differenti sistemi di propulsione e di gestione delle risorse, di nuovi e diversi comportamenti condivisi, nella nautica più che in altri settori.
In questa opera di vastissima portata e di lunga durata devono impegnarsi tutti gli attori rilevanti della realtà veneziana, sia pubblici che privati.
Il sistema del trasporto pubblico locale veneziano è un perno fondamentale della mobilità nella città di Venezia, cui tutti fanno ricorso e che rappresenta un elemento inseparabile e costitutivo della realtà cittadina; senza vaporetti la città si ferma.
L’innovazione dell’ibrido

Al Salone è stata presentata la sperimentazione e l’innovazione della propulsione ibrida per i vaporetti che potranno essere impegnati in Canal Grande, Canale della Giudecca e Bacino San Marco, facendo finalmente circolare, nel centro della città più bella del mondo, dei mezzi pubblici che non inquinino o lo facciano un po’ meno.
Il prototipo di un vaporetto ibrido, diesel/elettrico, che associa il motore a combustione interna tradizionale ad un sistema di generatori elettrici e batterie che ne integrano le prestazioni, nasce dalla collaborazione tra AVM/Actv e Vulkan Italia, società leader nel settore della motorizzazione elettrica nautica.
I primi quattro vaporetti sottoposti ai test

Dopo un lungo lavoro in cantiere, nel corso del quale un battello della linea 1, varato nel 1982 e veterano della navigazione in Canal Grande, è stato sottoposto a pesanti lavori di refitting (adattamento delle intere strutture interne e delle componenti meccaniche), sono state svolte delle prove in mare, per verificare la rispondenza concreta della nuova motorizzazione alle esigenze di servizio; infatti la navigazione in aree ristrette e trafficate come sono i canali veneziani, con continui cambi di direzione e di marcia, con margini limitati di manovra e di arresto, richiede una grande affidabilità ed elasticità di prestazioni.
Superati i test in acqua ed apportate le inevitabili correzioni tecniche, si procederà alla conversione di altri quattro vaporetti, quale primo passo per la realizzazione del piano di sviluppo del trasporto pubblico locale, nel percorso verso una mobilità sostenibile nella città di Venezia.
L’innovazione dell’attività di refitting

La complessità tecnica dell’intervento ha richiesto il coordinamento di vari operatori, in relazione alle modifiche da apportare al motore diesel, agli apparati elettrici ed a quelli nautici, realizzando un vaporetto che – dopo aver superato le visite ispettive e aver ottenuto certificazione e via libera alla navigazione da parte della Capitaneria di Porto di Venezia – è ora affidato all’Actv che avvierà una fase di verifica sul funzionamento in servizio del mezzo, svolto parallelamente alla formazione a bordo dei comandanti che dovranno operare con il nuovo battello.
L’attività di refitting è stata laboriosa e complessa. Dovendo adattare la tecnologia ad una struttura esistente, progettata secondo criteri tecnici di molti anni precedenti. Con la necessità di testare la propulsione ibrida nei banchi prova per circa un mese, prima di procedere alla sua istallazione a bordo.
Innovazione e il parere di Zuin

Nel corso dei test di funzionamento, è stato simulato il percorso della linea 1. Ripetendo esattamente la sequenza e le sollecitazioni di ogni fermata tra Piazzale Roma e Lido Santa Maria Elisabetta. Verificando tanto la capacità di effettuarla, quanto le prestazioni in termini di consumi e di emissioni, con risultati rilevanti. Infatti si è verificata la riduzione delle emissioni del 47% di anidride carbonica e del 35% del Pm10, rispetto ai sistemi tradizionali di propulsione.
Secondo quanto dichiarato dall’ assessore al Bilancio, Partecipate e Trasporto pubblico del Comune di Venezia, Michele Zuin, «dopo i cinque motobattelli tradizionali e in attesa dell’arrivo delle nuove unità in costruzione, procediamo con il piano d’investimenti. Sperimentando la motorizzazione ibrida che dai test condotti porterà un enorme beneficio ambientale in laguna».
Innovazione; l’obiettivo dei prossimi anni

Nel corso dei prossimi anni si prevede di mettere in linea 59 unità (vaporetti), quasi la metà della flotta attuale. Rinnovando così in gran parte il parco natanti e dando un deciso impulso al miglioramento dell’ambiente lagunare.
Nella medesima direzione si è mossa anche l’autorità di sistema portuale dell’Alto Adriatico, AdSPMAS, da tempo attiva sulla strada di una progressiva tutela ambientale, attuata mediante una gestione attenta delle attività portuali. Un piano che prevede di realizzare accordi sperimentali con altre autorità portuali, come avvenuto recentemente con un progetto congiunto per la realizzazione di natanti ecologici.
L’accordo tra tre diverse autorità di sistema portuale, realizzato nell’ambito del programma Green Ports. Finanziato dal Pnrr e gestito dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è stato avviato nell’aprile del 2024. Con la partnership delle autority di Venezia, Livorno e Trieste, per la realizzazione di tre imbarcazioni ad idrogeno.
I fondi

Con un finanziamento di 2,2 milioni di euro dal Pnrr, il progetto ha per oggetto la fornitura, per ciascuna autority, di due barche da lavoro/pilotina/trasferimento passeggeri, in materiale composito o in lega di alluminio di 10 metri di lunghezza e con capacità di trasporto di 8/12 persone.
Il progetto tende a ridurre le emissioni nell’ambiente. Attraverso un ammodernamento del parco mezzi del sistema portuale. Mettendo a disposizione delle Autority imbarcazioni elettrico/idrogeno da utilizzare per attività di monitoraggio ambientale, verifica delle infrastrutture, attività di security e di soccorso. Che possano integrarsi con l’elettrificazione delle banchine così come le specifiche attività di antinquinamento e di raccolta di materiali galleggianti e semisommersi, svolte dall’Ente.
L’innovazione passa per l’ibrido

Secondo la progettazione iniziale, le imbarcazioni avrebbero dovuto avere una propulsione ibrida elettrico-idrogeno. Così innovativa da segnare un punto di avanzamento significativo nella tecnologia dell’utilizzo di tale combustibile. Considerato come la più promettente risorsa green per imbarcazioni e navi.
Alcune problematiche tecniche, intercorse nella fase di realizzazione, hanno reso impossibile procedere alla realizzazione del progetto iniziale – essendo emerse difficoltà di stoccaggio dell’idrogeno a bordo – facendolo convertire nella realizzazione di imbarcazioni a propulsione elettrica.
Uno sguardo all’elettrico

Verranno pertanto forniti due natanti a propulsione elettrica per svolgere attività di monitoraggio ambientale. Campagne batimetriche, verifiche in-situ di infrastrutture portuali, attività di security, visite in porto e simili.
Questi due esempi evidenziano, al contempo, l’importanza delle sinergie e la difficoltà di realizzazione di nuove tipologie di imbarcazioni green. Da utilizzare nel delicato ambiente lagunare.
Un impegno che non può e non deve coinvolgere solo gli operatori istituzionali. Ma si deve estendere a tutti i fruitori delle acque lagunari, professionisti e diportisti, in uno sforzo condiviso per trovare modi alternativi e rispettosi dell’ambiente. Un aspetto diverso, ma essenziale della salvaguardia di Venezia.