“Uomini che incontrano le donne”: potrebbe sembrare un altro sequel postumo della trilogia di Larsson; in realtà è il punto di partenza per nuovi progetti che vedranno coinvolti l’associazione La Voce delle donne di Cavalese in rete con il Centro Aiuto Papà Separati del Trentino (CAPST), associazione che, in realtà, offre il suo aiuto a genitori in difficoltà di ambo i sessi.
La necessità di instaurare un dialogo costruttivo è diventata ancora più impellente dopo i tristi fatti di cronaca che hanno toccato da vicino il nostro territorio.
Uomini che incontrano le donne grazie a La voce delle donne
“La nostra associazione in questi anni si è spesa tanto nel fare sensibilizzazione, nel sostenere le donne promuovendo una maggiore consapevolezza e offrendo sostegno in tutte le forme possibili: abbiamo anche aperto uno sportello amico in cui una counselor professionista offre una prima possibilità di ascolto e aiuto” spiega Maria Elena Gianmoena, presidente dell’associazione La Voce delle donne, “eppure ciò che è successo così vicino a noi, dimostra che non è stato sufficiente. Occorre fare qualcosa di diverso, trovare il modo per coinvolgere maggiormente la componente maschile. A partire dalle situazioni di separazione, dove pare che le donne ormai sappiano dove e come chiedere aiuto, gli uomini da questo punto di vista sono ancora in difficoltà. Un quadro estremamente complesso, ma che con evidenza mette in risalto come l’unica speranza per vedere calare il numero di femminicidi e violenze domestiche, senza distinzione di genere, sia l’agire congiunto”.
L’incontro
E il primo passo è stato proprio l’incontro del Direttivo dell’associazione con i rappresentanti del Capst, il dottor Francesco Sbardellati, psicologo e psicoterapeuta di Trento, Walter Deflorian e Antonella Ebnicher, volontari dell’associazione che, con la loro esperienza, hanno presentato l’altro lato della medaglia. Dall’incontro sono emerse situazioni di grande sofferenza e disagio che non ricevono l’attenzione della cronaca e spesso nemmeno delle istituzioni, perché perpetrati ai danni di un uomo, anziché di una donna.
Come se il “gentil sesso” non possa essere considerato capace di cattiveria. “Purtroppo, sono sempre più frequenti le donne che sporgono denuncia per maltrattamenti o abusi con l’unico scopo di allontanare i figli dal padre” spiega Sbardellati “e anche se queste successivamente vengono archiviate perché del tutto infondate, il danno ormai è stato fatto, sia al padre che ai bambini. La violenza non è mai giustificabile, sia chiaro. Ma accanto a situazioni dettate dall’incapacità di gestire la frustrazione e dall’aggressività, ci sono atti estremi che hanno la loro origine nella disperazione”.
Uomini incontrano le donne grazie a Michela Zorzi
Michela Zorzi, assistente sociale presso il Servizio Sociale della Comunità Territoriale della Valle di Fiemme, ritiene molto importante l’intercettazione degli uomini da parte dell’Associazione CAPST con l’obiettivo di “contenere” e “ammortizzare” la tensione derivante dalla separazione affinché non sfoci in aggressività e quindi in qualcosa di distruttivo anziché costruttivo, o meglio ricostruttivo, attraverso un percorso di elaborazione, benché faticoso, che porti ad una trasformazione del conflitto. La separazione, sia per chi la “decide” sia per chi la “subisce”, non è esente da sofferenza, fatica e tensione. E’ importante però che non diventi una battaglia alla ricerca del colpevole, con il solo obiettivo di individuare un vincitore ed un vinto, di attivare una vendetta.
E’ importante che gli uomini si mettano in gioco
A conclusione dell’incontro, riassumendo, si evince che è importante e lodevole il fatto che anche gli uomini sentano di doversi mettere in gioco dato che la violenza può essere contrastata solo con l’apporto di entrambi, uomini e donne. E’ importante quindi che anche gli uomini possano trovare luoghi dove essere ascoltati, non sentirsi soli e giudicati ma dove possano intraprendere dei percorsi di elaborazione e consapevolezza di quanto accade.
Affinché possano essere sostenuti in azioni e comportamenti generativi di cambiamento e di trasformazione della rabbia e del dolore che, viceversa, porterebbero solo ad intraprendere azioni e comportamenti dannosi, per sé, per l’altro e per le altre parti del sistema familiare ma anche sociale. Per tutto ciò è importante la sinergia tra istituzioni e associazioni, cittadini, familiari, tra chi ha già affrontato e chi si trova ad affrontare. Luoghi e persone dove poter essere ascoltati, portare la propria sofferenza e trovare possibili vie di uscita.
In programma a breve tavoli di lavoro e altre iniziative per riportare un po’ di armonia nella nostra comunità.
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