Le parole hanno un colore, si sa, ma hanno anche una temperatura: sono anche calde o fredde, perfino tiepide: dipende da ciò che portano – sono come i fili del telefono… – e dalle occasioni che ci arrivano addosso come un ospite che ’improvviso suona il campanello di casa. E allora il loro calore ci conforta o ci dona allegria, e si sa quanto ce ne sia bisogno: penso alla parola sorriso, che sembra diventata rara in questo presente crudo e sfuggente nella sua corsa cieca, tallonato com’è da guerre e pestilenze.
Sì, c’è un calore che viene solamente da certe parole, legate a un’emozione, a una figura oppure a un fatto curioso o raro.
In questo tempo che ci ri-porta al Natale, trovo alcune immagini che mi strappano il sorriso, che hanno una loro temperatura alta e salutare.
Un sorriso senza parole
La prima è quella di uno spot pubblicitario che passa in televisione: si vede un bambino (grande attore!) che, mentre mangia un dolce natalizio fa una smorfia ridente rivolto alla telecamera. È così buffo, così naturale e gioioso, che il suo sorriso ci colpisce con forza, e ci contagia al punto che d’improvviso sorridiamo anche noi spontaneamente, senza frenarci, insieme a lui.
Attimi in cui la vita è un gioco giocato dall’innocente (come fummo anche noi) nel contesto festoso delle luminarie, dei regali, dei viaggi attesi da un anno, e delle nevicate.
L’altra immagine è solo mentale, un ricordo suscitato da una domanda: “Ricordi anche tu?” ha detto la signora N. qualche giorno fa, “Era il Caldo Natale del 1981, lo ricordo perfettamente”.
L’atmosfera di due Natali
Il sorriso dell’Anonimo nasce dal confronto tra due Natali collocati nel tempo di alcune generazioni: da una parte l’abbondanza di oggi, straordinaria e diffusa, addirittura con un’offerta commerciale del superfluo, a cominciare dal Kitsch delle luci in pubblico per continuare con la febbre da carrello pieno al supermercato; dall’altra, l’appello, datato 1981, al buon cuore “di chi ha” per condividere in qualche modo l’atmosfera convenzionale di ben-essere con quelle persone che soffrono nell’indigenza, e quel modo, nel ricordo, è la raccolta di legna da ardere per riscaldare le vecchie case umide dei cittadini poveri.
Anche in questo caso ci sono bambini: li rivedo fermi in fila, come angioletti vestiti a festa, accompagnati da un genitore, nel cortile della parrocchia di San Lorenzo a Mestre: ciascuno stringe al petto il proprio dono che, per molti, è un pesante ciocco. Così nasceva il “caldo” Natale, ed era un gesto da ricordare, una acerba presa di coscienza che il prossimo esiste, e non sempre è felice come te: un atto educativo, precocemente civile.
Che dire? Il sorriso che riscalda non è una formula magica, è la sintesi di un “pensare umano” che si manifesta anche in un Natale di soccorso. Però bisogna crederci.
Alla ricerca dell’altro senza parole
Ah, quante facce ha il bene, anche quando si nasconde ma soprattutto quando viene dichiarato solennemente, reclamizzato sui giornali, salvato dall’oblio, e si trasforma in parola che vince il silenzio. Per fortuna c’è chi va alla ricerca delle “buone azioni”, le raccoglie e le fa diventare esemplari, degne di essere replicate perché il bene si incarna in persone vive e disponibili. Per esempio, pronte a sostenere gli altri da sé, quelli in particolare che soffrono di esistere: chi li cerca, li trova nelle tante periferie del nostro tempo. E aggiungerei un pensiero personale: che il volontario può trovare in quell’incontro con i cosiddetti invisibili anche sé stesso rispecchiato nel loro sguardo.
A proposito, a Mestre il CSV, cioè il Centro servizi per il volontariato ha voluto premiare “le eccellenze” del volontariato in terra veneziana, in concomitanza con la Giornata mondiale dedicata a questa nobile e spontanea cura del prossimo, “bene comune” e patrimonio dell’umanità celebrato con passione anche dal presidente Mattarella.
Il bello del fare volontariato è che non si tratta di una professione ma del dono di una parte della propria libertà (il tempo), diciamo in altre parole che è una vocazione a fare “qualcosa di buono” nella giungla del mal-essere contemporaneo.
Il bello del volontariato è anche occasione di conoscenza fra le generazioni: alla festa di Mestre sono state premiate, fra gli altri, una signora ottantenne (con 42 anni di attività nella Banca del tempo libero) e una ragazza di diciannove anni che ha da poco iniziato il suo impegno, anzi un’avventura che darà senso alla sua esistenza.
Sottovoce (una lettera) con poche parole
Mi scrive Anna, fra l’altro: “Mi chiedo dove stiamo andando? Nel mondo in cui viviamo sentiamo ogni giorno parlare di guerre, abusi, violenze di ogni genere, di povertà, mancanza di cibo e di acqua. E che cosa ci propone la pubblicità? Il kit completo per portare il cane a sciare, poiché a casa si annoia! Non ho nulla contro i cani e gli animali in generale; ma, ripeto: dove stiamo andando?“
No comment.
Canto della vita indistruttibile
(poesia)
Sempre negli infiniti mondi
dentro il tempo appena nato
che spera farsi eterno
la vita dovunque fiorirà.
Che sia un sogno l’Universo?
E la vita è un sogno?
Com’è bello essere vivi,
com’è bello volare.
Noi siamo stelle, siamo
pensieri, parole, misteri:
regina di tutto è la vita
indistruttibile, tremenda, meravigliosa.
Giuliano Scabia
Dal Teatro Vagante, 2016
Tutto vero . Penso che il protagonista del Natale sia proprio il Bambinello che nasce . Il protagonista è la vita , a dispetto degli scienziati che ci prospettano una terra ormai saccheggiata e destinata a morire . Io credo alla VITA. Grazie , Ivo ,e stringi forte al tuo cuore quella Signora ottantenne che tanto bene ha lavorato nella vigna del Signore
Bellissimo e verissimo tutto! Purtroppo oggi non posso dialogare con te; sono in partenza e ho ancora da fare quasi tutto. Avrei voluto parlare del sorriso, che costa così poco e vale così tanto. Avrei voluto parlare della signora ottantenne, così discretamente in incognito…
Poco fa ho letto: la vera vittoria è di non sentire il bisogno di dimostrare chi siamo. Sono felice di averVi incontrati!