Nello scenario incomparabile dell’Isola di San Giorgio, si è tenuta la conferenza dal titolo resilient cultural heritage; progettare il patrimonio culturale dall’innalzamento del mare, organizzata dalla fondazione Venezia capitale mondiale della sostenibilità nell’ambito della biennale della sostenibilità 2023, l’iniziativa che la fondazione presieduta da Renato Brunetta organizza periodicamente per riunire esperti internazionali sui temi della sostenibilità. L’incontro ha visto la partecipazione di esperti nazionali ed internazionali che si sono confrontati sul tema della capacità delle città di affrontare, e soprattutto prevenire, i rischi connessi alle mutazioni ambientali ed alle crescenti necessità di proteggersi dall’inesorabile innalzamento del livello dei mari. Il tema era legato, in particolare, alle politiche ed alle innovazioni tecniche necessarie per proteggere il patrimonio culturale dalle minacce, che i mutamenti ambientali pongono alle città costiere o le aree comunque interessate da fenomeni di allagamento.
Brunetta alla Fondazione Cini parla della salvaguardia del patrimonio culturale
Il convegno, che si è svolto nello splendido scenario del salone degli arazzi della fondazione Cini, è stata avviata dal presidente Renato Brunetta, in collegamento da Roma dove presiede il Cnel, che ha ribadito come proprio l’Isola di San Giorgio, che ha visto dapprima il recupero della propria incolumità fisica, e successivamente la sua salvaguardia ed organizzazione a servizio della cultura e della città, sia l’esempio migliore di come si possa e si deva agire a Venezia per tutelare e rilanciare le strutture monumentali integrandole appieno nella realtà della città e della laguna.
Il presidente ha poi ricordato come i pur enormi sforzi culturali ed economici e la continua opera di attenta e scrupolosa attività di salvaguardia della città, non potrebbero avere respiro senza l’apporto fornito dalla grande opera ingegneristica del Mose. Che recentemente ha dimostrato pienamente di essere fondamentale per la stessa salvaguardia fisica della città.
Musumeci e la collaborazione con la Fondazione Cini
Nell’intervento di saluto il ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Musumeci, intervenuto in videoconferenza da Roma, ha ribadito l’apprezzamento e la disponibilità del governo ad avviare una collaborazione con la Fondazione Cini. Quale istituzione fondamentale ed all’avanguardia nella tutela e salvaguardia non del solo patrimonio culturale ma anche dell’incolumità stessa delle città costiere in generale.
Il Corila e il patrimonio culturale di Venezia
I lavori sono poi proseguiti con il coordinamento del direttore generale del Corila, ing. Pierpaolo Campostrini, che ha posto il legame tra il tema della salvaguardia fisica delle città costiere. E quello della conservazione del loro patrimonio artistico monumentale, questione che assume un evidenza crescente ed è ormai la centro della riflessione di organismi internazionali.
Paola Albrito e l’impatto del cambiamento climatico sul patrimonio culturale
Paola Albrito, scienziata italiana da anni nel sistema delle Nazioni Unite dove attualmente ricopre il ruolo di direttore dell’agenzia UNDRR, l’agenzia dell’Onu per la riduzione del rischio disastri, nel corso della sua breve ma intensa relazione ha ricordato che Venezia, assieme ad otre 6500 città nel mondo, fa parte del sistema Making Cities Resilient 2030. Un programma della campagna UNDRR making cities resilient, creato allo scopo di sostenere le comunità locali nei loro sforzi di programmazione e prevenzione dei disastri. Questa attività, che viene realizzata tramite la collaborazione e la sinergia con altri organismi internazionali e con le autorità nazionali, viene attuata promuovendo la capacità delle città – considerate il fulcro della risposta a questo tipo di sfida – di programmare e costruire la propria resilienza agli eventuali, ma purtroppo probabili, disastri ambientali.
Albrito, ribadendo che non esistono disastri naturali ma eventi naturali che diventano disastri nell’impatto con le strutture create dagli uomini, ha ricordato come solo nel 2022 siano stati impiegati 120 miliardi di dollari in opere di intervento e ricostruzione legate ai disastri ambientali. I cui effetti potevano essere in buona parte mitigati da opere di prevenzione accorta. Laddove si pensi che per ogni dollaro impiegato nella prevenzione si genera un risparmio di sette dollari nella ricostruzione.
L’allarme preventivo
Purtroppo solo il 4 % del totale degli investimenti vanno in prevenzione. E solo il 30 % dei paesi del mondo ha un sistema di early warning. Cioè di allarme preventivo per la popolazione che gli consenta di limitare gli effetti dei disastri dai quali viene colpita.
Il sistema dell’early warning, oltre al preminente interesse per la limitazione delle vittime e dei danni fisici alle popolazioni colpite, comporta un risparmio medio del 30 % sui costi della ricostruzione. E comporta anche una maggiore facilità e minori tempi di ripristino delle normali attività delle società colpite. Per giungere a realizzare questo importante risultato, la creazione di sistemi di preallarme collettivo e di procedure e sistemi di prevenzione e riduzione del danno, risulta indispensabile un approccio multi attoriale e multi settoriale. Questione di rilevanza mondiale se si ricorda che oltre il 70 % della popolazione mondiale vive in zone rivierasche che, in modi e tempi variabili, saranno interessate da problematiche di innalzamento dei livelli delle acque.
Venturini e il riconoscimento per Venezia
Al termine dell’intervento l’assessore al turismo di Venezia, Venturini, ha ricevuto dalle mani di Paola Albrito, direttore dell’United Nation Office for Disaster Risk Reduction, il riconoscimento resilience hub city nell’ambito della campagna making city resilient. Sviluppata da questa agenzia delle nazioni unite per l’implementazione delle capacità di prevenzione e risposta ai disastri ambientali nel mondo.
Venezia è la ventisettesima città a ricevere il riconoscimento. E costituisce, per il livello e la quantità del suo patrimonio storico artistico e per l’assoluta particolarità del suo ambiente urbano. Un caso unico nel panorama internazionale tra le città interessate da questo fenomeno. Questa sua particolarità, unita alla realizzazione di un’opera unica nel suo genere come il Mose, la pone al centro delle attenzioni quale case study internazionale.
Tutti questi elementi sono stati riconosciuti presenti nell’esperienza della città di Venezia. E sono alla base dell’attribuzione del riconoscimento che è stato assegnato per le strategie perseguite. E le politiche adottate sul tema della riduzione dei rischi ambientali.
Con l’attribuzione di questo riconoscimento la città di Venezia, divenuta Resilience Hub, avrà l’opportunità di interagire a livello globale per la condivisione di queste politiche. Ed il confronto e lo scambio delle esperienze maturate nel mondo intero.
Un sistema per tutelare il patrimonio culturale
In particolare sono due le motivazioni alla base del riconoscimento. La prima legata alla realizzazione di un efficace sistema di early warning collettivo, del quale fanno parte le famose sirene che ci accompagnano dall’infanzia e che fortunatamente sentiamo suonare sempre meno, collegato ad un sistema di tutela basato sull’integrazione. E la sinergia tra attori, scienza ed amministrazione, che è uno dei fattori caratterizzanti il sistema del Mose. Assunto a modello di prevenzione, integrazione ed innovazione, delle attività a tutela dai disastri ambientali.
Tutti i presenti hanno peraltro condiviso questo punto. In considerazione dei recenti 14 sollevamenti in 17 giorni con livelli di marea che, in assenza delle barriere mobili, sarebbero stati disastrosi per la città.
Il secondo punto di rilevanza per il riconoscimento è quello legato alle attività a favore del recupero e della tutela del patrimonio culturale, storico ed artistico della città. Che vedono nelle opere di salvaguardia della basilica di San Marco il loro punto di sintesi.
L’assessore Venturini ha sostenuto come il riconoscimento sia una valorizzazione di quanto quotidianamente svolto da tutta la città di Venezia. E come, in qualità di amministratori, venga avvertita la necessità di compiere un cambiamento culturale. Facendo scelte di lungo termine che siano in grado di cogliere e gestire le sfide in atto. Ha ricordato che il Mose e le barriere a tutela della Basilica di San Marco, a cui si è giunti adesso all’attuazione concreta, sono il frutto di scelte operate trent’anni fa che oggi difendono la città dai devastanti effetti dell’acqua alta. Segno evidente che ci voglia programmazione e lungimiranza, che deve essere congiunta alla determinazione a fare e non ad impedire.
La questione Mose
Il Mose non salverà la città per sempre. Perché, se i livelli dei mari sono destinati a salire, non sarà sufficiente. E, fin da subito, sarà necessario programmare e sperimentare nuove soluzioni integrate. Dare spazio a nuove soluzioni che dovranno essere trovate attraverso lo studio e l’integrazione tra gli scienziati ed amministratori.
Protezione Civile e patrimonio culturale
Nel successivo intervento l’ing. Fabrizio Curcio, capo dipartimento della protezione civile, ha ricordato che, nella sua precedente esperienza di funzionario dei vigili del fuoco di Venezia, ha compreso ed apprezzato la complessità e la straordinarietà degli interventi e delle necessità che questa città sviluppa. Esperienza che, insieme a molte altre che ha maturato nella sua decennale esperienza professionale, gli consentono di comprendere meglio le necessità di organizzazione del sistema della protezione civile. In particolare in relazione alle città costiere.
Il capo dipartimento ha evidenziato come, sia nel dibattito pubblico che nelle considerazioni amministrative, spesso si dia maggiore, a volte esclusivo, risalto alle necessità della ricostruzione. Naturalmente doverosa e necessaria, lasciando in secondo piano le necessità della prevenzione.
Prevenzione che, di per sé, non fornisce chiari elementi per la sua stessa valutazione. Risulta più semplice ed immediatamente evidente calcolare e comprendere gli sforzi della ricostruzione che non cogliere la rilevanza delle opere di prevenzione. Che sono silenti ma evitano gli incidenti ed i danni.
Inoltre mentre nelle fasi della ricostruzione tutti concorrono con grande spirito di partecipazione e di solidarietà, andando spesso oltre al segno del dovuto e condividendo le proprie procedure ed attività, l’esercizio della prevenzione viene spesso compiuto singolarmente da ciascun operatore. In modo frammentato. Qui infatti vengono a mancare quella capacità di fare squadra – pertanto di condividere risultati e ricerche – che invece si realizzano nel campo dell’emergenza.
Uno degli sforzi che il nostro sistema di prevenzione, anche in connessione con la UNDRR, stanno realizzando è quello di prevedere attività permanentemente congiunte di lavoro sulla prevenzione. Il riconoscimento, ma anche l’importante ruolo, dato a Venezia con questo premio, ne fanno una delle città dove si potrà e dovrà esercitare questo sforzo.
L’importanza della prevenzione
Curcio ha ricordato infine come una delle componenti fondamentali per il successo della ricostruzione di un territorio colpito da eventi devastanti sia la partecipazione emotiva delle persone coinvolte.
Dalla propria esperienza il direttore ha ricordato come, nelle varie occasioni di eventi gravemente lesivi delle strutture e delle realtà insediative, anche laddove sono stati spazzati via interi paesi e devastati territori, il recupero di una singola opera d’arte, monumento, dipinto ed oggetto artistico, sia stata vissuta dalla popolazione come fenomeno di aggregazione identitario. Come sintesi della propria storia collettiva passata e quale fondamento della sua ricostruzione.
Pertanto la prevenzione, la tutela ed il ripristino del patrimonio culturale, assume, in parallelo con quello delle strutture fisiche ed ambientali, un ruolo centrale nella vita delle comunità. Evidenziando ancora una volta l’esemplarità di una realtà come quella veneziana. Nella quale delicatezza e rilevanza dell’ambiente naturale si associa con la delicatezza e la rilevanza di quello storico artistico.
Mario Piana e l’importanza della messa in sicurezza del patrimonio culturale
Conclusivamente l’intervento del professor Mario Piana, proto di San Marco e professore di restauro allo Iuav, ha ricordato brevemente la complessità dei lavori di messa in sicurezza della basilica di San Marco. Nella quale le acque alte hanno completamente pervaso le coperture marmoree. Al punto che, si è calcolato che su un metro cubo di marmo vi siano dai 70 ai 90 chili di cloruro di sodio.
Sale che lentamente sta salendo fino a raggiungere le coperture di mosaico, che si estendono per una superfice complessiva di 8480 metri quadrati, per il cui restauro – adesso che è stata assicurata la tutela dalle acque alte, si potrà procedere.