Niente accordo dall’UE sulla Direttiva Case Green; l’obiettivo, irrealistico a detta di molti Stati membri, impone la ristrutturazione entro il 2033 per gli edifici residenziali in classe E, F, G.
La soluzione alternativa in discussione dovrebbe essere quella di lasciare che i singoli governi definiscano in autonomia tempi e metodi per l’attuazione del calendario in base alla propria situazione attuale, ma rispettando alcuni vincoli comuni a tutti gli Stati membri.
Cosa prevede la direttiva Ue per il 2033 e la neutralità climatica entro il 2050
La direttiva europea ribattezzata “Case Green” prevede due tappe con scadenze abbastanza prossime: 2030 per il raggiungere la classe E e 2033 per la classe D.
Le due scadenze si riferiscono a tutti gli immobili residenziali e sono esattamente quelle sulle quali manca l’accordo.
La proposta UE prevede un calendario sul quale non c’è un accordo per permettere ai Governi nazionali di definire un proprio crono-programma, nel rispetto dei limiti imposti dall’UE.
2026 nuovi edifici pubblici a zero emissioni
2027 classe E/F per edifici non residenziali e pubblici
2028 tecnologie solari per nuovi edifici; zero emissioni per quelli nuovi residenziali
2030 classe D/E per edifici non residenziali e pubblici; classe E per edifici residenziali
2032 tecnologie solari per case in ristrutturazione
2033 classe D per gli edifici residenziali
Secondo l’accordo provvisorio raggiunto il 12 Ottobre, entro il 2030 e il 2035, si dovrà raggiungere un obbiettivo (da definire) di risparmio energetico per gli edifici, e le varie nazioni dovranno decidere un calendario per arrivare all’emissione “zero” entro il 2050.
L’Italia e lo stato dell’arte
In base ai dati ENEA, 11 milioni di abitazioni in Italia (il 74%) sono in classe energetica inferiore alla D e, più precisamente:
34% è in classe G,
23,8% in classe F,
15,9% in classe E.
E queste sono tutte le abitazioni che dovrebbero adeguarsi ai nuovi standard energetici entro il 2030 o entro il 2033 (per la classe E).
Mercato immobiliare a rischio
Anche le associazioni di categoria degli agenti immobiliari sottolineano il rischio di svalutazione degli immobili. Se solo pensiamo che gli immobili in classe G rappresentano il 55% dell’offerta totale e solo il 12% dell’offerta è rappresentato dagli immobili in classe A, le conclusioni sono facili da trarre. L’immobile in classe A costa mediamente il 68% in più rispetto a uno simile per dimensioni, ma in classe G! Ma ci sono anche altre considerazioni da fare sui rischi che si andranno a correre: il deprezzamento degli immobili, l’aumento dei prezzi edilizi (Superbonus docet!), il blocco dei cantieri, ecc..
Adeguamento entro il 2033? 60mila euro per ogni immobile!
La stima fatta da operatori del settore ci dice che serviranno circa 60mila euro per efficientare ogni immobile: qualcuno un po’ di più e qualcuno un po’ di meno . . . e stiamo parlando di 21 milioni di abitazioni che oggi si trovano nelle classi F e G e che, secondo la direttiva UE, sono obbligatoriamente da efficientare.
C’è però da tenere presente che le lettere E e D stabilite dall’Ue non sono quelle dell’attuale classificazione italiana. Se guardiamo alla classificazione nel nostro Paese, il 74% delle case è di classe E, F, e G e solo il 26% in classe D o migliore. Ma secondo quella che l’UE ipotizza potrà essere una classificazione europea comune a tutti i Paesi aderenti, solo il 45% delle case sarà compreso nelle “nuove” classi E, F, e G.
Quindi, il minimo degli interventi da effettuare sarà la sostituzione di infissi e serramenti, delle caldaie, rivestire i condomini con un cappotto termico e, dulcis in fundo, installare pannelli fotovoltaici. Fortunatamente, però, al momento la direttiva UE prevede che l’obbligo per gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche – ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento – scatti solo nel caso in cui si verifiche una di queste tre circostanze: quando l’immobile sia venduto, quando sia sottoposto a totale ristrutturazione o quando venga sottoscritto un nuovo contratto di locazione.
Un’ipotesi per il 2033
Ma ipotizziamo di essere proprietari di un appartamento che faccia parte di un condominio di 4 piani fuori terra costruito negli Anni Ottanta, con appartamenti della superficie media di 100 metri quadrati; se volessimo intervenire sull’involucro esterno con il cappotto termico, sull’isolamento della copertura e sulla coibentazione del solaio, ad esempio, per realizzare tutte queste opere e passare dalla classe G alla classe D, dovrò sostenere un costo che, mediamente, oggi posso stimare in circa 60mila Euro per ogni appartamento. Ma anche le caldaie andranno sostituite, perché dovranno essere necessariamente “green” (termine ormai talmente abusato da essere diventato quasi fastidioso!) ed essere collegate a un impianto fotovoltaico.
Occhio perché, se guardo la cosa da questa prospettiva, la prima scadenza è dietro l’angolo (si fa per dire): entro il primo gennaio 2024 gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno recepire la direttiva nella parte in cui si vieta l’installazione di caldaie a combustibili fossili.
Se invece abito in una casa singola, a parità di superficie rispetto all’appartamento dell’esempio precedente, i miei costi raddoppiano o, addirittura, triplicano: adeguare alle nuove regole dettate dalla direttiva UE una villetta di, ipotizziamo, circa 200 metri quadrati oggi in classe G, posso arrivare a spendere anche 180mila Euro!
Il 2033? Mission impossible
Se, in più, non tanto per obbligo di Legge quanto per mia massima sicurezza, volessimo aggiungere anche la riqualificazione sismica, intervenendo cioè con il rafforzamento dei locali, opere che impediscano o che per lo meno limitino il rischio di ribaltamento dei paramenti esterni e, magari, con il ripristino di parti ammalorate in zona sismica 1 e 2, posso “serenamente” stimare di dover aggiungere almeno 50mila Euro per ogni appartamento che compone il condominio preso ad esempio e che, come abbiamo visto poche righe più sopra, possono tranquillamente diventare fino al doppio, se intervengo in un edificio singolo. I costi previsti a carico degli italiani sono davvero esorbitanti e il 2030 è vicino. Auguriamoci che l’UE conceda più tempo per raggiungere gli obiettivi previsti e che si introducano nuovi bonus edilizi per aiutare gli italiani a realizzare queste opere.