Ogni anno 15mila tonnellate di carote chioggiotte sono distribuite sui mercati europei. Parte da Chioggia il format vincente dell’agroalimentare italiano che mette insieme produttori e azienda di trasformazione del prodotto per vincere la sfida dei mercati internazionali. PEF è l’azienda, che ha sede a Chioggia dal 1980, e che commercializza la carota, prodotta sui campi della zona (e in altre imprese agricole in Sicilia) alla grande distribuzione e all’industria agroalimentare dei paesi europei.
Augusti
“Il nostro territorio presenta importanti eccellenze come PEF che valorizza, a livello europeo, i prodotti tipici locali, carota e radicchio di Chioggia Igp – afferma Nazzareno Augusti, segretario di Confagricoltura Venezia nella zona di Chioggia. – Quest’estate si è conclusa positivamente per il settore delle orticole, senza i danni da salinità che la risalita del cuneo salino aveva causato lo scorso anno. Ma la complessità della crisi rende necessario mettere concretamente “in campo” strategie sempre più efficaci per sostenere i nostri prodotti sui mercati, creando redditività per gli agricoltori”
Sostenibilità di filiera, ottimizzare tutte le varietà e tipologie di carote in linea con le richieste degli acquirenti
“Siamo di fronte a cambiamenti epocali – esordisce Roberto Pavan, 44 anni, amministratore delegato di PEF srl –, perché l’emergenza climatica ci presenta fenomeni meteo estremi e improvvisi, di fronte a questi scenari gli agricoltori si trovano in balia degli eventi e allora diventa fondamentale costruire alleanze e sinergie strategiche, creando dei patti di filiera che tutelino i redditi dei produttori in modo adeguato e permettano di ottimizzare le diverse tipologie e varietà di un ortaggio anche dal punto di vista commerciale. Noi rappresentiamo la carota italiana sul mercato europeo, abbiamo imparato a valorizzare e indirizzare a ciascun specifico acquirente ogni tipologia di quest’ortaggio secondo le diverse caratteristiche organolettiche e le differenti forme. Un esempio? Le carote nate difformi o spezzate dalla fase di raccolta possono essere trasformate poi dalle industrie agroalimentari.
Inoltre seminiamo una varietà di carota senza il torsolo interno, che viene utilizzata dall’industria per la realizzazione di succhi.
Il compito di un’azienda di trasformazione, come la nostra, è ottimizzare al massimo i diversi utilizzi di un prodotto in linea con le richieste specifiche dei vari clienti. E’ evidente che in questo modo si riduce anche lo scarto di prodotto e di conseguenza lo spreco in un’ottica di sostenibilità economica ed ambientale”.
“Dolfina società agricola semplice” 6800 tonnellate di carote delle 15mila prodotte a Chioggia
Nel 2019 a Chioggia Roberto Pavan ha dato vita anche a “Dolfina società agricola semplice”, di cui la moglie, avvocato Maria Federico, è legale rappresentante. “La nascita della nostra impresa agricola sottolinea l’impegno a stare anche dalla parte dei produttori, condividendo i rischi del nostro tempo, dall’incertezza climatica a quella economica con rincari di materie prime, fertilizzanti ed energia – riprende Pavan. – Dolfina conta 90 ettari coltivati a carote nel territorio di Chioggia. PEF commercializza ogni anno circa 30mila tonnellate di carote, di cui la metà è prodotta a Chioggia, e di queste, nello specifico, Dolfina ne produce ogni anno circa 6300 tonnellate. PEF conta anche uno stabilimento in Sicilia, che lavora ogni anno l’altra metà del prodotto fresco commercializzato, circa 15mila tonnellate”.
Patto di filiera per ottimizzare anche il problema degli scarti (30% del prodotto raccolto, a cui si somma la variabile meteo)
La sinergia tra Nord e Sud d’Italia permette di contare sempre su un prodotto fresco, ottimizzando al massimo eventuali perdite e scarti. Va tenuto conto infatti che la trasformazione del prodotto, dal produttore alla grande distribuzione o all’industria, include molti passaggi (lavaggio, pulitura, selezione, confezionamento ecc). Comportando comunque uno scarto dell’ortaggio già pari a circa il 30%.
“Le piogge intense, tra maggio e giugno scorsi, hanno provocato inoltre una perdita del 20% del prodotto – precisa Pavan. – Occorre quindi saper gestire anche le conseguenze di questi imprevisti. E la strategia più efficace è proprio un patto di filiera dal produttore all’azienda di trasformazione. Le sfide infatti si possono vincere solo insieme. Lo testimonia il fatto che comunque quest’estate le carote italiane sono state esportate in tutta Europa. Visto che in tutti gli altri paesi si registrava una grave carenza del prodotto a causa delle condizioni meteo avverse”.
“Il modello realizzato da PEF – conclude Stefano Tromboni, presidente di Confagricoltura Venezia – dovrebbe essere assunto a livello nazionale dal nostro governo. Per rilanciare con patti di filiera il nostro sistema agroalimentare nel mondo, questo è il made in Italy che può far vincere all’Italia la partita dei mercati internazionali in tempo di crisi”.