Una mostra per sensibilizzare, portare attenzione. Una mostra per pensare, come sempre nella tradizione di Emergency. Nella sede della Giudecca, a Venezia, fino al 30 novembre, l’esposizione DOVE STIAMO ANDANDO? Clima e persone affronta la questione del cambiamento climatico, soffermandosi sulle conseguenze che produce nella vita delle persone, determinando migrazioni, conflitti, povertà.
Dove stiamo andando ed Emergency

Una chiave di lettura efficace, a leggere le interconnessioni profonde dei fenomeni: «Come Emergency – chiarisce Mara Rumiz, responsabile dello sviluppo dei progetti a Venezia – abbiamo deciso non tanto di analizzare il cambiamento climatico in sé (esulerebbe dal nostro campo d’intervento), quanto di portare il focus sui suoi effetti. Desertificazione, siccità e conseguenti carestie, l’innalzamento del livello del mare, che provoca inondazioni, rendono la vita impossibile per migliaia di persone che si ritrovano senza casa e senza nulla da mangiare». Una situazione destinata a degenerare: non solo la gente è costretta ad abbandonare la propria terra, ma si producono nuovi conflitti. Dinamiche ormai globali, che aggravano le diseguaglianze e impoveriscono gruppi già vulnerabili.
Dove stiamo andando? Buona domanda

Riecheggiano le parole di Carola Rackete, che già nel 2019 stigmatizzava con precisione lo stato delle cose: «Fino a quando questo sistema economico continuerà a produrre disuguaglianza sociale e la natura sarà sfruttata in ogni angolo del pianeta, le persone affideranno la loro vita a barche sulle quali nessuno sceglierebbe liberamente di viaggiare. Ed è questa la ragione per cui non ci troviamo di fronte a una crisi migratoria. Ci troviamo di fronte ad una crisi della giustizia globale». Sulla base di precise assunzioni di responsabilità, DOVE STIAMO ANDANDO? si sofferma sulle aree del mondo in cui Emergency è presente e da cui si fugge per raggiungere anche il nostro Paese. Il progetto fa riferimento a fonti rigorose e certificate, pur senza pretese di scientificità.
Un lavoro di gruppo

Un lavoro collettivo, che Rumiz ha ideato e condiviso con Francesca Basile, Miriam Viscusi e con il fotoreporter e ambasciatore del clima Simone Padovani, che ha individuato buona parte della documentazione fotografica e dei dati. Attraverso foto, mappe, infografiche e un’installazione, la mostra visualizza gli effetti delle variazioni climatiche sullo spostamento di masse antropiche. In esame quindici Nazioni, tra cui l’Italia. Solo qualche esempio, ma fortemente significativo, tra tutti gli spunti citati: la situazione degli sfollati in Mali è una delle più gravi del continente africano, tra instabilità politica ed eventi metereologici estremi.
Solo dopo le alluvioni del 2021, seimila persone sono state costrette a spostarsi, e a queste se ne aggiungono ancora, a causa dell’aumento delle temperature e della siccità. Anche gli elefanti africani della savana sono inclusi nell’elenco delle specie in pericolo. Oppure il Bangladesh, dove – entro il 2050 – l’innalzamento del livello del mare sommergerà circa il 17 per cento delle terre costiere, provocando lo sfollamento di circa venti milioni d’individui.

Paola Fortuna, architetto e designer e il team dello Studio+Fortuna hanno costruito il percorso narrativo, curato l’allestimento e la grafica e realizzato Viviamo tutti sotto lo stesso sole, vero fulcro del percorso espositivo. Per l’installazione, scenografica e di grande impatto emotivo (dodici figure di migranti, non numeri, ma persone a cui è stato dato un nome e una storia) gli autori si sono ispirati ai volti dei profughi che – raggiunta l’Italia attraverso la rotta balcanica – ora si trovano a Trieste, davanti alla stazione ferroviaria, cercando d’intraprendere una nuova tappa del loro viaggio. Le citazioni letterarie all’interno del percorso espositivo sono, in buona parte, frutto di una ricerca di studentesse e studenti del corso di laurea magistrale in Environmental Humanities dell’Università di Ca’ Foscari, condotta dal professor Shaul Bassi.
Mara Rumiz, Dove stiamo andando?

Imponente la mole degli apparati fotografici presente in mostra, a cui hanno collaborato, oltre all’archivio Emergency, anche Getty Images e Coldiretti Veneto, che ha contribuito in modo significativo alla sezione dedicata all’Italia, in particolare per ciò che concerne l’alluvione in Romagna. DOVE STIAMO ANDANDO? si pone in modo assolutamente coerente anche nei particolari tecnici di allestimento: l’esposizione è stata stampata da ADB Digital Print in materiale ecologico, soprattutto cartone alveolare e tessuto. «Del resto – commenta Mara Rumiz – come avremmo potuto parlare dell’effetto serra con materiali di plastica non riciclabile?
È anche attraverso l’azione soggettiva, oltre alla necessità di politiche efficaci (che, ahimè, ancora non si vedono), che possiamo tentare d’invertire le tendenze in corso e contenere il riscaldamento globale». Anche per Rossella Miccio, Presidente di Emergency, la mostra alla Giudecca deve avere un ruolo d’incentivo preciso: «Vogliamo ricordare quanto sia urgente prenderci cura dell’unica terra che abbiamo a disposizione e che condividiamo, perché questo è il solo modo di prenderci cura di tutti e di ciascuno. Scegliendo la guerra, lo sfruttamento delle risorse e delle persone – conclude – ci condanniamo a non avere un futuro e nemmeno un presente in cui sentirsi al sicuro».
*crediti fotografici Simone Padovani
DOVE STIAMO ANDANDO? Clima e persone
EMERGENCY, Giudecca 212
Aperta fino al 30 novembre, nei giorni di mercoledì, giovedì, venerdì e sabato dalle ore 11:00 alle ore 17:00.
Per concordare giorni e orari diversi di visita e per informazioni scrivere a infovenice@emergency.it o chiamare il numero 041 877631