Imbottigliato sul ponte della Libertà da una coda impossibile per arrivare a Piazzale Roma mi imbatto in una tesi universitaria di Ca’ Foscari, corso in storia: “La questione dell’accessibilità a Venezia nel Novecento: alternative infrastrutturali al ponte”. Apperò! Scritta tre anni fa dalla laureanda Giovanna Novello. Vale la pena di scorrere le 239 pagine della poderosa tesi. Ti viene un po’ di angoscia pensare questi due secoli (XXesimo trascorso e XXIesimo arrivato al primo quarto). Una Venezia mancata, insomma.
Una Venezia mancata sia per gli abitanti che per i flussi turistici

Venezia è passata dai 175 mila abitanti del 1951, ai 49 mila attuali. Nessun realtà urbana in Italia ha avuto una emorragia del genere. Mestre nonostante la perdita residenziale degli ultimi anni, ha oltre quattro volte gli abitanti del centro storico. Oggi non è paradossale definire Mestre, la vera città, e il “decentro storico” ovvero Venezia, la sua periferia.

In compenso l’ex città dei dogi, ha visto aumentare le presenze turistiche (siamo a 23 milioni annui) quando fino a pochi decenni or sono l’architetto Renzo Piano sosteneva che il limite fisiologico fosse di 5 milioni per una realtà medievale così piccola.
Ha visto crescere a dismisura b&b e locazioni turistiche (abbiamo superato le 8 mila licenze) senza contare l’uso abusivo e illimitato di piccoli appartamenti e piani terra.
Ormai basta un clic

Se è stato l’arrivo delle automobili a fine ‘800 a fare di Venezia una città antica e romanticamente démodé, le nuove tecnologie con smartphone e prenotazioni web, hanno travolto la residenzialità. Basta un clic per arrivare ad una abitazione nel sestiere di Castello e farsi guidare dal cellulare. Poi, avere il codice segreto e aprire la porta d’ingresso. Oplá fatto. Senza bisogno di intermediari. In una calle dei Birri a Cannaregio ho riscontrato che tutte le porte erano a vocazione turistica, solo in una c’era scritto a caratteri cubitali: i vostri mor…! Non rompete e non suonate qui. Sono l’unico residente…
La tesi della giovane Giovanna Novello apre lo sguardo alle occasioni mancate

C’è tanto spazio per un ingegnere, un visionario che nel 1933, all’apertura del ponte automobilistico translagunare (chiamato Ponte Littorio, quelli erano i tempi..) auspicava a realizzare un progetto da lui direttamente concepito. Era Eugenio Miozzi, morto quasi novantenne nel 1979 e che ho avuto la fortuna di conoscere. Nonostante la veneranda età, amava confrontarsi con i giovanissimi veneziani.
Miozzi sosteneva che Piazzale Roma era una soluzione provvisoria (80 anni fa…) Ideò e progettò il garage comunale. All’epoca era il più grande edificio per auto in Europa. Nemmeno Londra e Parigi avevano un garage di quelle dimensioni. Miozzi ipotizzava per adeguare Venezia alla modernità una specie di autostrada che dal Tronchetto, sotto-passasse la Ferrovia fino a far scorrere il traffico lungo le Fondamente Nuove, l’Arsenale e l’isola della Certosa. Dove immaginava un grande parcheggio auto. Poi negli anni successivi fece delle modifiche. Arrivare fino al Lido e attivare i collegamenti diretti con Jesolo e Chioggia. Miozzi studiò e progettò per incrementare la centralità di Venezia nel nord-est, l’autostrada Venezia-Monaco. Un sogno come sappiamo ridotto a metà. Ambientalisti dolomitici, divieti austriaci e rivalità romane, bloccarono le aspettative del Veneto. Il matrimonio di interessi reciproci Veneto-Baviera, non si doveva fare.
Quella Venezia mancata 80 anni fa

Per la translagunare, Miozzi prevedeva una spesa di 8 miliardi di lire in quattro anni. Più tardi il vecchio ingegnere che lavorava in Comune, modificò di nuovo i collegamenti translagunari, ipotizzando strade subacquee. Cominciavano ad essere meno costose di quelle in superficie.
Tutta la sua amarezza e cultura storica, Miozzi la documentò in due poderosi volumi “Venezia nei secoli. La città, la laguna e il suo salvamento”. Dove sognava alla fine dei capitoli la rivoluzione dei collegamenti per non far morire la città dei dogi.
La Venezia mancata e i progetti mai portati a termine…e quanto rammarico per Miozzi

Tredici anni dopo la morte di Eugenio Miozzi, nel 1992, lo studio tecnico Zollet, con il progetto Me.La. ovvero metropolitana lagunare, lanciò l’idea dei collegamenti sublagunari, Porto Marghera, Giudecca, Lido. Quattro chilometri per la nuova rivoluzione viaria. Nel 2003 un consorzio formato da Actv, Sacaim, Studio Altieri, Save Engineering e BNL, rilanciò il progetto sublagunare.
Nessuna via, nessuna piazza ricorda oggi l’ingegner Miozzi, morto quasi mezzo secolo fa. Un visionario, un sognatore che ebbe il solo torto di non essere vissuto ai tempi di Palladio.