Se Cristoforo Colombo, quando ha scoperto l’America, nel 1492, avesse gettato una bottiglietta di plastica nell’oceano Atlantico, minuscole particelle di quel materiale sarebbero ancora presenti nell’ambiente. La plastica infatti, erosa dall’acqua, si disgrega in minuscoli frammenti che assorbono gli inquinanti e penetrano nel ciclo alimentare, perché vengono ingeriti dai pesci, che a loro volte diventano cibo per gli esseri umani. Così le microplastiche entrano nel corpo umano, con effetti non ancora del tutto chiari, ma che destano preoccupazione.
Ogni minuto 33.800 bottigliette di plastica nel Mediterrano


Ogni anno nel Mediterraneo finiscono mezzo milione di tonnellate di plastica pari a 33.800 bottigliette al minuto. Da questi dati drammatici, ha preso avvio la campagna globale del WWF Plastic smart cities (PSC), che punta all’eliminazione della plastica in natura entro 2030 e alla riduzione dell’utilizzo della plastica non necessaria (https://www.wwf.it/cosa-facciamo/progetti/plastic-smart-cities/).
Venezia contro la plastica




Venezia è la prima città ad aver aderito in Italia, sottoscrivendo una carta d’intenti già nel 2021, si attende per i primi mesi del 2023 l’approvazione definitiva del piano d’azione triennale presentato su proposta dell’assessore all’ambiente Massimiliano De Martin (https://www.comune.venezia.it/it/content/plastic-smart-cities-wwf). Il Comune di Venezia è in prima linea come confermano le assessore Laura Besio, con delega alle politiche educative, e Paola Mar, con delega all’università, intervenute al webinar conclusivo dell’iniziativa promossa da Gruppo Veritas e Dipartimento di Scienze Ambientali (DAIS) dell’università di Venezia, in collaborazione con Ca’ Foscari Sostenibile, realizzata nel novembre scorso in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.
Tutela dell’ambiente, protagonisti i giovani




Per l’assessore Besio: “L’espressione ‘responsabilità dei cittadini’ indica che non c’è nessuno che è esonerato dall’impegno di salvaguardia ambientale. È finito il tempo in cui si delegava il tema sostenibilità a terzi: la scuola, i professionisti del settore e così via. Oggi serve un lavoro di rete, in cui anche i cittadini più giovani, come gli studenti, siano protagonisti consapevoli dei propri comportamenti, anche quelli che sembrano irrilevanti”. E anche per l’assessore Mar: “I giovani sono spesso più sensibili degli adulti alla tutela dell’ambiente. La plastica è un materiale molto resistente. Anche quando si distrugge e scompare alla vista, resta in microparticelle. Perciò raccomando ai ragazzi di impegnarsi nella sensibilizzazione, parlandone in famiglia con i genitori e i nonni, affinché il messaggio possa arrivare anche a loro”.
L’analisi del ciclo di vita dei prodotti


Non ci sarà nessuno che salverà il pianeta, se non lo faremo noi con le nostre mani e con le nostre scelte. Non ha dubbi Elena Semenzin, delegata della Rettrice dell’Università Ca’ Foscari alla Sostenibilità, professoressa associata di chimica dell’ambiente e dei beni culturali, esperta in valutazione del ciclo di vita dei prodotti (LCA).
L’analisi sui rifiuti e sulla plastica di Elena Semenzin
“Ogni prodotto, che utilizziamo nella nostra vita quotidiana, lascia un’impronta, più o meno estesa, sull’ambiente comportando un consumo di risorse e una produzione di rifiuti e di emissioni, più o meno consistenti – spiega la professoressa Semenzin. -La valutazione dell’intero ciclo di vita, dalla culla alla tomba, di un prodotto, permette di stimarne gli impatti ambientali, individuando quali sono le fasi, di lavorazione, uso e fine vita, che producono maggiori conseguenze. Si tratta di informazioni fondamentali per un miglioramento continuo, in particolare per ottimizzare l’uso delle risorse attraverso il recupero (riutilizzo o riciclo) di materiali, e di energia, nel medesimo ciclo produttivo o in altri cicli produttivi”.
Servono oltre 13 mila litri d’acqua per un cellulare


L’analisi del ciclo di vita permette di valutare diversi impatti ambientali: dal contributo al cambiamento climatico all’acidificazione, dalla tossicità per gli ambienti acquatici agli impatti sulla salute umana. Altre impronte ambientali consentono invece di valutare una sola tipologia di impatto. È il caso ad esempio dell’impronta idrica, che, per ogni prodotto, permette di valutare quanta acqua viene consumata o degradata lungo tutto il suo ciclo di vita. Si è quindi stimato che per un 1 kg di carne bovina servono circa 15.500 litri d’acqua, per un cellulare 13.000 litri, per un paio di jeans 9500, per un piatto di spaghetti 1900 e per una barretta di cioccolato 1500. Sono solo degli esempi che però possono contribuire ad orientare il consumatore verso scelte consapevoli.
Il 40% dei consumatori indifferente all’impatto dei prodotti


“E’ chiaro che i consumatori, scegliendo i prodotti in modo consapevole, cioè valutando, oltre a prezzo e qualità, anche alcuni impatti ambientali, economici e sociali, possono fare una grande differenza, creando anche una pressione sulle aziende ad investire in una concreta sostenibilità di tutta la filiera – sottolinea ancora la professoressa Semenzin. – Da un recente sondaggio, realizzato da OGIS SWG, risulta che il 40% dei consumatori è ancora completamente indifferente all’impatto ambientale e sociale dei prodotti”.
“Dal 2018 al 2020 vi è stato un notevole incremento della sobrietà nei consumi, messa in pratica dal 50% degli intervistati e derivata anche dalla crisi economica, si registra anche un 32% di consumatori critici, ma sta diminuendo la propensione al turismo consapevole e al commercio equo e solidale. Il compito di ognuno di noi è leggere attentamente le etichette, riconoscere i marchi a garanzia della sostenibilità e orientare in questo senso i nostri consumi a tutela dell’ambiente e della collettività. Allo stesso tempo alle aziende spetta ideare e produrre prodotti più sostenibili e alle istituzioni garantire che i risultati ottenuti siano comunicati ai consumatori in maniera chiara e trasparente”.
L’impatto dei prodotti non ha soltanto conseguenze esterne a livello ambientale e sociale


Le sostanze chimiche contenute in alcuni prodotti di uso quotidiano possono interferire anche con la salute umana: basti pensare ai pfas, che risultano estremamente persistenti e sono utilizzati nel settore tessile, automobilistico, alimentare, edile, elettronico o per prodotti antincendio. “L’acqua potabile distribuita da Veritas è priva di pfas – spiega Stefano Della Sala, medico, direttore del Laboratorio del Servizio Idrico Integrato di Veritas – e ciò è dimostrato dai nostri continui monitoraggi. Ogni anno, infatti, verifichiamo 200mila parametri relativi alla nostra acqua”.
Dalla plastica all’uso efficace dell’acqua
“Nel caso verificatosi in Veneto – prosegue Della Sala – i pfas sono stati prodotti da una azienda del Vicentino, specializzata in composti a base di fluoro (pfas), che sono stati ritrovati in ambiente, arrivando a contaminare la risorsa idrica di una ampia area. Questi inquinanti sono così entrati nel ciclo alimentare e ne sono state evidenziate tracce anche nelle analisi del sangue degli abitanti della zona interessata”.
Sono 14 milioni le sostanze chimiche registrate per i prodotti che circolano nel mondo, 300mila presenti in prodotti di uso quotidiano e che possono interferire anche con il ciclo idrico.
Acqua del rubinetto per evitare dispersione di plastica


L’acqua potabile Veritas è di eccellente qualità ed è prelevata per oltre l’80% direttamente da falde a grande profondità. La promozione dell’acqua del rubinetto da bere è anche una delle azioni principali della campagna Plastic smart cities, a cui Gruppo Veritas aderisce, insieme a gruppo AVM, come partner del Comune di Venezia.
Viveracqualab, la rete dei laboratori dei gestori idrici del Veneto distribuiti in varie provincie, di cui il dottor Della Sala è coordinatore – è all’avanguardia, a livello nazionale, per l’impegno di tecnologie estremamente innovative nell’analisi della qualità dell’acqua potabile.
Un nuovo scenario


“Di recente l’Ente Governativo di Geologia degli Stati Uniti (USGS) ha reso disponibile un nuovo modello di ciclo dell’acqua, che tradizionalmente descriveva unicamente il passaggio di questo elemento dal ghiaccio allo stato liquido fino al vapore, introducendo tra i fattori critici anche l’essere umano e le attività antropiche che sono in grado di modificare l’ambiente con un impatto pari, se non superiore, agli eventi naturali – aggiunge il dottor Della Sala. – In questo scenario la prossima sfida sarà anche il monitoraggio delle microplastiche, secondo quanto previsto dalla nuova direttiva europea sull’acqua potabile, che sarà recepita in Italia nel 2023. Stiamo già lavorando con l’Istituto Superiore di Sanità per la produzione di linee guida specifiche”.
“Va detto però che per ridurre la presenza di inquinanti nella risorse idriche, è proprio sul fattore “umano” che occorre intervenire, riducendo, fino ad eliminare, la dispersione di plastica, da cui deriva anche la diffusione di microplastiche nell’acqua. Bere l’acqua del rubinetto è una scelta quotidiana che può fare del bene alla salute nostra e della intera comunità”. (https://www.gruppoveritas.it/servizio-idrico-integrato/qualita-dell-acqua.html)
Anche a Venezia riduzione dispersione della plastica nell’ambiente


L’iniziativa PSC prevede la riduzione della dispersione della plastica nell’ambiente, con l’eliminazione entro il 2030. Il piano d’azione prevede interventi capillari a livello di educazione e sensibilizzazione della popolazione, ma anche una serie di strategie per ottimizzare ulteriormente la gestione dei rifiuti, grazie a progetti pilota come quello dedicato alla raccolta del polistirolo.
Tra i primi progetti implementati, c’è anche la sperimentazione di nuovi cestini da passeggio destinati alla raccolta della plastica in centro storico e al Lido di Venezia.
Nuovi contenitori


“Ad integrazione degli 800 cestini già presenti in centro storico, nel 2021 sono stati installati una sessantina di nuovi contenitori, lungo un percorso che va dalla stazione di Santa Lucia fino a Campo San Bortolomio, e poi nell’isola del Lido – racconta Alessandro Bassi, responsabile navigazione Veritas, che ha seguito la sperimentazione insieme al responsabile dei servizi ambientali Veritas di Venezia, Fabio Penzo”
“In centro storico e sul litorale le decine di milioni di presenze turistiche fanno aumentare vertiginosamente il rischio di dispersione dei rifiuti nell’ambiente e richiedono un’assistenza costante, basti pensare che i cestini, presenti da anni, in zone come Rialto, richiedono di essere svuotati anche dieci volte al giorno. Di recente abbiamo posizionato in aree come piazzale Roma dei cestini per il secco in grado di compattare il rifiuto per aumentare lo spazio interno: questi contenitori controllati da remoto, ci informano quando è necessario procedere allo svuotamento, ottimizzando tempi di intervento e risorse di personale”.
Nei cestini da passeggio, al primo posto plastica monouso per alimenti, bottigliette e tappi


Guardare dentro ad un cestino da passeggio è fare una fotografia di consumi e comportamenti in presa diretta. “Successivamente alla installazione sperimentale dei nuovi cestini, come attività prevista dal Piano di azione PSC, abbiamo avviato l’analisi merceologica dei rifiuti contenuti, che è stata effettuata da laboratorio Lecher Ricerche e Analisi su campioni forniti dal Gruppo Veritas, anche grazie ai finanziamenti della Fondazione Blue Planet Virginia Böger – afferma Giorgio Bagordo, coordinatore nazionale della campagna PSC per il WWF”.
“Dalle analisi è emersa l’elevata presenza di oggetti in plastica monouso, nello specifico contenitori per bevande e per cibi da asporto. Bottigliette e tappi in plastica sono tra i materiali maggiormente rinvenuti anche durante le attività di clean-up attive sul territorio, suggerendo che il loro elevato utilizzo ne comporta anche una massiccia dispersione nell’ambiente. Il nostro obiettivo è fare di Venezia un laboratorio che possa servire da modello anche per altre città italiane e straniere”.
L’esempio di Parigi
“Di recente anche Parigi, che ospiterà i prossimi giochi olimpici, ha aderito alla campagna PSC e così anche Mombasa, prima città dell’Africa subsahariana. Le città sono le maggiori produttrici di rifiuti ed è qui che bisogna intervenire con una sensibilizzazione capillare e con strategie avanzate che coinvolgano direttamente i comuni insieme ai gestori dei rifiuti, così come gli abitanti, le comunità locali e i turisti”. (Sull’Agenda del riciclo Veritas 2022 la presentazione della campagna PSC https://www.gruppoveritas.it/sites/default/files/allegati/grafica_agenda_riciclo_2022_analisi_dati_-_18_ottobre_2022.pdf)
Il decalogo: no a stoviglie di plastica, chiudere il rubinetto


“Sono ancora troppi, infatti, gli errori nei conferimenti che vengono fatti quotidianamente – evidenzia Riccardo Seccarello, responsabile area Comunicazione Veritas. – Il 73% di raccolta differenziata pone Veritas ai vertici nazionali tra le città con più di 200mila abitanti, ma nel rifiuto secco, oltre 24mila tonnellate (cioè ben il 52% del rifiuto urbano residuo) risulta composto da frazioni ancora valorizzabili, che avrebbero dovuto essere conferite nelle specifiche differenziate”.
“Per i cittadini é difficile capire che ogni gesto ed ogni scelta possono fare la differenza: il nostro appello è per ridurre l’acquisto di prodotti che presentino grandi imballaggi e non utilizzare per esempio stoviglie di plastica; non lavare la verdura lasciando scorrere l’acqua, ma riempiendo una bacinella; non lavarsi i denti con il rubinetto aperto, e così via. Ogni anno, grazie alle nostre attività formative, incontriamo circa 17mila studenti con l’obiettivo di formare delle sentinelle dell’ambiente. Confidiamo nella sensibilità dei giovani per arrivare a modificare anche i comportamenti degli adulti che fanno parte della famiglia”.
Gruppo Veritas è attivo su tutti i canali di informazione, dai media tradizionali ai social network, inoltre il sito internet dell’azienda contiene informazioni ampie e dettagliate a disposizione di tutti: dalla pubblicazione dei dati sulla differenziata di ogni singolo comune del territorio servito ai report di tracciabilità delle filiere, dalla sezione dedicata al servizio idrico integrato alle campagne informative specifiche, finanche alla sezione “dove lo butto” in cui si possono trovare risposte per il corretto conferimento di ogni prodotto o materiale (https://www.gruppoveritas.it/il-gruppo-veritas/obiettivi/tracciabilitahttps://www.gruppoveritas.it/dovelobutto). Nel 2021 Veritas è stata premiata a livello nazionale per le molteplici attività di comunicazione realizzate.
Ca’ Foscari sostenibile, dal 2023 stop a contenitori in plastica per le bevande e installazione di 30 erogatori per l’acqua di rete


Nell’ateneo veneziano la rivoluzione verde è attiva da tempo, non soltanto sul fronte della ricerca, ma anche per quanto riguarda gli stili di vita. Promotore del raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda Onu 2030 è anche l’Ufficio Sostenibilità, di cui è direttrice Martina Gonano. “Studenti e studentesse sono in prima linea per consumi sostenibili e riduzione della plastica monouso – dichiara Gonano, che ha collaborato, fin dalla prima edizione, con Gruppo Veritas e il Dipartimento di Scienze Ambientali di Ca’Foscari, per le attività della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.
“Dal 2023 in tutte le nostre sedi è prevista l’eliminazione totale della vendita di bevande in confezioni di plastica PET; l’acqua sarà fornita da oltre 30 erogatori collegati all’acqua di rete, mentre le bevande calde saranno servite solamente in tazze di carta, con palettine di legno; inoltre sarà possibile utilizzare la propria tazzina personale. Da segnalare che Ca’ Foscari si sta impegnando molto nel Piano di Ateneo di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Tra gli obiettivi: ridurre la nostra impronta di carbonio, rendere le nostre sedi più resilienti agli eventi atmosferici estremi, fare una mappa più attenta delle fonti di emissione per elaborare soluzioni puntuali per diminuirle o evitarle”.
All’orizzonte multiutilities in processi di bioeconomia circolare


“La terza missione prevede un impegno diretto dell’università sul territorio, in particolare diventa sempre più cruciale la sfida per il trasferimento tecnologico alle imprese con l’obiettivo di rendere possibile il passaggio delle conoscenze dalla ricerca in laboratorio alla scala industriale – conclude Cristina Cavinato, professoressa associata di impianti chimici nell’ateneo veneziano, tra le promotrici, fin dalla prima edizione, dell’iniziativa realizzata con Gruppo Veritas, in occasione della Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti. – In prospettiva si sta già lavorando alla realizzazione di sistemi di bioeconomia circolare, con l’obiettivo di trasformare in vere e proprie biogasraffinerie le multiutilities, che si occupano della gestione dei rifiuti e del servizio idrico integrato”.
Green Propulsion Laboratory


Su questa frontiera é impegnato anche il Green Propulsion Laboratory di Veritas, dove, il direttore Graziano Tassinato, in collaborazione con le università di Venezia e di Padova, è impegnato nella messa a punto di progetti pilota per tecnologie innovative riguardo prodotti e tecnologie green.
Il ciclo di webinar, promossi da Gruppo Veritas e Dipartimento di Scienze Ambientali dell’università di Venezia, ha coinvolto per ogni incontro oltre un centinaio di partecipanti: esponenti di associazioni ed organizzazioni, studenti e docenti universitari, e studenti di scuole superiori del veneziano (istituto Pacinotti, licei Stefanini, liceo Foscarini e licei Bruno-Franchetti).
(Sul sito di Ca’ Foscari Sostenibile al link https://www.unive.it/pag/18793/ è possibile trovare il programma completo dei webinar con le relazioni presentate in ogni incontro pubblicate nella fascia a destra sezione ALLEGATI/APPROFONDIMENTI).