Venezia, capitale della sostenibilità. Dalla rivoluzione dell’idrogeno alle plastiche biodegradabili ricavate da fonti rinnovabili, un sistema sempre più in evoluzione che vede Porto Marghera come fulcro della transizione green. E a dare un contributo decisivo per una svolta epocale potrebbe essere il Pnrr (Piano nazionale per la ripresa e resilienza).
Capitale della sostenibilità per Venturini


“La sfida è declinare la sostenibilità dal punto di vista ambientale, sociale ed economico – esordisce Simone Venturini, assessore allo sviluppo economico del Comune di Venezia. – La Fondazione Venezia capitale della sostenibilità, che ci vede collaborare con Regione Veneto, università e molte grandi aziende, ha l’obiettivo di fare rete per affrontare la complessità dei passaggi necessari: servono infatti anche processi industriali che favoriscano una transizione ecologica in grado di creare sviluppo e posti di lavoro in un’ottica di economia green. In questo scenario il trasferimento tecnologico, dall’università alle imprese, gioca un ruolo decisivo per l’evoluzione dell’area veneziana in un contesto nazionale e internazionale. Una spinta importante viene anche da laboratori che puntino ad una ricerca applicata, da esportare su scala industriale, come il Green Propulsion Laboratory di Veritas, nato dalla collaborazione con il Ministero dell’ambiente”.
In Veneto stazioni di produzione e distribuzione di idrogeno verde


La priorità è anche attrarre investimenti produttivi per l’implementazione di un sistema di economia green. “Ci sono molti progetti a livello nazionale ed europeo che hanno dato, e stanno dando, grande spinta allo sviluppo dell’innovazione, ma il Pnrr è uno strumento eccezionale, in grado davvero di promuovere una svolta straordinaria – sottolinea Paola Ravenna, dirigente del settore Politiche Comunitarie del Comune di Venezia. – Se consideriamo 219 miliardi di investimenti destinati all’Italia da spendere entro il 2026, ci rendiamo conto del potenziale. E’ fondamentale riuscire a cogliere le opportunità: la Regione Veneto ha già candidato il nostro territorio ad ospitare stazioni di produzione e distribuzione dell’idrogeno verde, uno dei settori di interesse emergenti”.
Entro il 2026 a Venezia capitale della sostenibilità con 90 autobus alimentati a idrogeno


Il progetto della Fondazione Venezia capitale della sostenibilità include già l’idrogeno come elemento centrale per lo sviluppo di processi industriali avanzati. E il sistema è già entrato nella fase di riconversione. “Grazie ai fondi del Pnrr, entro il 2026, il Comune di Venezia sarà dotato di 90 autobus alimentati a idrogeno con una stazione di rifornimento fruibile anche per i privati – precisa Dennis Wellington, responsabile progetti strategici per la Direzione Generale del Comune di Venezia. – Porto Marghera è già in fase di evoluzione avanzata, con funzioni e specializzazioni diverse e un’imprenditoria sempre più differenziata che include nuove categorie e professionalità con molte imprese impegnate nella sfida dell’innovazione”.
Nel contesto del polo industriale veneziano, la riqualificazione ambientale è un elemento strategico anche per il rilancio. In un territorio, dove Ispra segnala una riduzione del 90% per le emissioni di polveri negli ultimi anni, ci sono circa 300 ettari a disposizione per nuovi investimenti e nuove attività. Economia circolare e green economy rappresentano le basi della riconversione: sono già presenti oltre 120 aziende che attualmente operano in settori verdi, in prevalenza con attività di consulenze nei servizi e di ricerca e sviluppo nei filoni relativi a riqualificazione ambientale, economia circolare e soluzioni energetiche alternative. Inoltre è sempre più consistente la quota di imprese che, a prescindere dal settore di appartenenza, possono essere definite ‘green’”.
500 progetti per l’innovazione, Venezia capitale della sostenibilità con 9 mila imprese coinvolte
E anche l’università di Ca’ Foscari, con la sua Fondazione, nata nel 2010, è sempre più impegnata nella sfida del trasferimento tecnologico alle imprese. Perché il nodo della transizione ecologica è riuscire ad esportare su scala industriale i risultati ottenuti nei laboratori di ricerca. La Fondazione infatti punta a contribuire allo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio.


“In questi ultimi cinque anni, nell’area dedicata al trasferimento tecnologico, abbiamo sviluppato ben 546 progetti, coinvolgendo quasi 9 mila imprese del territorio, supportandole anche nel reperimento di finanziamenti nell’ambito del Next Generation EU e del Green Deal Europeo -ricorda Petra Scanferla, project manager della Fondazione università Ca’ Foscari – Possiamo contare su vari centri di ricerca, di cui fa parte anche il CS4-Center for Sustainability, Centro dedicato all’implementazione di strumenti per misurare la sostenibilità e alla validazione di tecnologie innovative strategiche per la transizione ecologica, tra cui quelle dedicate al trattamento sostenibile di suoli e falde contaminate, sistemi di trasformazione di scarti produttivi in risorse e processi per la decarbonizzazione”.
L’ateneo veneziano produce ormai da anni ricerche all’avanguardia a livello nazionale ed internazionale. Un caso emblematico è rappresentato dallo studio delle proprietà di materiali innovativi come le bioplastiche con la sfida costante di riuscire a trasferire le conoscenze acquisite dal laboratorio alla scala industriale, in un’ottica comunque di sostenibilità ambientale ed economica. Per Paolo Pavan, professore ordinario di impianti chimici a Ca’ Foscari, quattro brevetti all’attivo e protagonista del progetto europeo RES URBIS, entro il 2030 si potrebbe assistere ad un importante incremento nella produzione di bioplastiche biodegradabili ricavate anche dalla fermentazione dei rifiuti organici, a fronte dell’attuale 2% di bioplastiche presenti sul mercato, derivate da altre fonti e con elevati costi di produzione.
Dagli scarti di cucine e mense, sacchetti biodegradabili e imballaggi
“Nella piattaforma sperimentale, ospitata da Alto Trevigiano Servizi (ATS) nell’impianto di depurazione di Treviso, siamo partiti dalla fase liquida del rifiuto umido raccolto da Contarina SpA ed inviato all’impianto di depurazione per la trasformazione in biogas, per arrivare poi a produrre su scala pilota granuli di polimeri utilizzabili per bioplastiche completamente biodegradabili – spiega il professor Pavan, alla guida del gruppo di ricerca di Ca’ Foscari, che ha condotto la sperimentazione interateneo con le Università di Roma La Sapienza e di Verona. – I nostri studi indicano che il biopolimero, prodotto dal rifiuto organico per sintesi batterica, è analogo come proprietà a quello oggi presente sul mercato proveniente da fonti non rinnovabili”.


Le applicazioni possibili del prodotto includono sia oggetti con caratteristiche strutturali, sia componenti filmati, ad esempio gli stessi sacchetti biodegradabili per la spesa o per il conferimento del rifiuto umido, nonché imballaggi di vario tipo.
“Il Pnrr può destinare parte delle risorse disponibili all’efficientamento dei servizi – prosegue il professor Pavan. – Una grande opportunità per dare avvio a percorsi di sperimentazione condivisi che vedano applicare questi nuovi approcci ai gestori del servizio idrico integrato e della raccolta e trattamento dei rifiuti solidi urbani ed agroindustriali, utilizzando di fatto strutture già esistenti (con notevole risparmio in termini di investimento) come i digestori anaerobici all’interno degli impianti di trattamento acque reflue. In questo modo si ottengono delle vere e proprie bioraffinerie, che ricevono flussi di rifiuto e restituiscono energia e materie prime seconde (bioplastiche e biocarburante), che poi ritornano nei cicli di raccolta dei rifiuti, realizzando una reale circolarità nell’economia dei servizi.”
Venezia capitale della sostenibilità con Gplab Veritas, piattaforma strategica per impianti pilota
Le bioplastiche da fonti rinnovabili sono oggetto di studio anche al Green Propulsion di Veritas, nato dall’iniziativa del Ministero dell’Ambiente, che ha investito 6 milioni di euro nel progetto sviluppato in collaborazione con il Comune di Venezia.


“Le attività all’interno del Gplab sono partite due anni fa e abbiamo già rendicontato una decina di progetti per tecnologie all’avanguardia nel settore dell’energia e dei prodotti green – ricorda Graziano Tassinato, responsabile del Gplab Veritas. – Il nostro laboratorio è la piattaforma tecnologica, che permette di portare la ricerca sperimentale alla realizzazione di impianti pilota strategici per il passaggio su scala industriale”.
Al Gplab Veritas, in collaborazione con Ca’ Foscari, è stato sviluppato anche il progetto POR ECOPOLIMERI finanziato dalla Regione Veneto per la ricerca di polimeri biodegradabili da fonti rinnovabili.
Dalla pianta posidonia spiaggiata ricavati suole e sacchetti per la spesa


“Il problema dei biopolimeri sono i costi elevati di produzione, nel caso in cui si parta da matrici pure – conclude Cristina Cavintato, professoressa associata di impianti chimici all’università di Ca’ Foscari. – L’utilizzo di matrici da fonti rinnovabili, come il rifiuto organico, invece permette di abbassare notevolmente i costi di partenza in una logica di sostenibilità ambientale ed economica. Nell’ambito specifico del progetto POR ECOPOLOMERI abbiamo utilizzato la pianta Posidonia che, in grande quantità, viene raccolta da Veritas sugli arenili del nostro litorale. A seguito della lavorazione delle fibre di cellulosa, sottoposte a trattamenti tecnologici avanzati, ne abbiamo ricavato dei polimeri utilizzabili per manufatti calzaturieri, come tacchi e suole o sacchetti per la spesa o il conferimento del rifiuto umido. Immessi nell’ambiente, questi prodotti sono nel tempo completamente biodegradabili e scompaiono senza lasciare traccia”.
Per saperne di più su Venezia capitale della sostenibilità


Gli scenari della sostenibilità sono stati al centro del terzo incontro (tenutosi lo scorso 24 novembre) all’interno dell’iniziativa promossa da Gruppo Veritas e Dipartimento di Scienze Ambientali (DAIS) dell’università di Venezia, in collaborazione con Ca’ Foscari Sostenibile, realizzata in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Il progetto ha coinvolto per ogni incontro oltre un centinaio di partecipanti: esponenti di associazioni ed organizzazioni, studenti e docenti universitari, e studenti di scuole superiori del veneziano (istituto Pacinotti, licei Stefanini, liceo Foscarini e licei Bruno-Franchetti).
(Sul sito di Ca’ Foscari Sostenibile al link https://www.unive.it/pag/18793/ è possibile trovare il programma completo dei webinar con le relazioni presentate in ogni incontro pubblicate nella fascia a destra sezione ALLEGATI/APPROFONDIMENTI).