“Ma voi, la guerra, voi la conoscete? Non avete un’idea di quanto in fretta la vita della gente può cambiare. Se non sapete questo, io vi avverto, non capirete mai cos’è la pace” (Paolo Rumiz, Canto per Europa, Feltrinelli 2022). C’è la guerra lontano da qui, eppure l’onda concentrica dei suoi orrori sanguinosi ci ha investito fin dal primo giorno: siamo vittime designate dei suoi “effetti collaterali”, prima emotivi, poi quasi a sorpresa, quelli economici, con le restrizioni energetiche e alimentari. Ma noi che viviamo nella pace, abbiamo una diversa guerra addosso. Non fa rumore se non nella mente, ed è l’arma segreta di ogni aggressore: la disinformazione, cioè la propaganda scientificamente preparata da apparati più o meno occulti dello Stato: è l’industria delle bugie, il veleno che uccide sul nascere la verità dei fatti, è la fiction che stravolge il corso dei pensieri.
Un’arma vecchia come il cucco, si dirà, ma purtroppo sempre nuova per gli ingenui e i frettolosi. Bisogna vigilare, perché “la polvere della disinformazione” si posa in fretta sulla realtà dei fatti (B. Stefanelli). E può cambiarci.
Intermezzo (favoletta)
In un ignoto pianeta lontano da qui, ma nella nostra galassia, un sofisticato geografo-robot ha scoperto una valle inesplorata che ha messo in apnea per la sorpresa la Scienza e l’Opinione pubblica di quel mondo. Le immagini inviate al Centro documentazione erano di una tale novità, che il governo regionale ha inviato una spedizione mista, incluso un poeta che somiglia a Yoda. La valle sconosciuta, o diciamo pure segreta, è abitata; la sorpresa è chi ci vive: la regione montuosa e selvaggia custodisce infatti un popolo di… alberi semi-coscienti, un migliaio di grandiose piante variamente fronzute e con il fogliame capace di trasmettere messaggi-luce. Ogni albero è sensibile, affabile, pensieroso, e fecondo di un frutto molto speciale. Fatto singolare, ogni creatura arborea si esprime per interposta persona, cioè grazie ad un proprio guardiano e factotum, della razza dei Nani creativi.
Racconta il poeta che ha “parlato” con loro: sono una popolazione non totalmente vegetale in transito ecologico, capaci di una forma di pensiero leggero e intermittente che trova nella resina dei sogni il loro frutto più originale. La resina dei sogni? Sì, alberi sognanti che trasmettono fantasticherie che possono infilarsi nei pensieri altrui con effetti analgesici e dunque vincere ogni tipo di dolore sulle persone (umanoidi). Un prodotto naturale molto ricercato, in particolare da certi personaggi di pochi scrupoli (ogni mondo è paese) e dalla popolazione spicciola.
Però nessuno ha mai scoperto la valle e nessuno sa che in quel sito vivono gli Alberi sognanti.
Ora, dopo la scoperta del robot, i Nani rischiano di perdere il monopolio della magica resina e stanno decidendo in fretta se cancellare le coordinate galattiche del loro pianeta che (linea interrotta, linea interrotta, linea….). Fabula interrupta.
Il filo che “scriveva” poesia
La Biblioteca apostolica vaticana ospita, dopo il Maxxi (antologica nel 2019), un omaggio a Maria Lai, l’artista sarda che ebbe all’Accademia di Venezia la sua formazione artistica (unica donna al corso di scultura del burbero Arturo Martini), gli inviti alla Biennale e buoni amici in terra veneta. La mostra ospita i “pani” e i “libri”, due simboli non solo di un’arte poetica radicata in una terra antica come la Sardegna, ma come nutrimenti di un’intera civiltà cui apparteniamo. Il pane che si fa scultura, il foglio che si fa pagina “scritta” con l’umile macchina da cucire: Maria Lai ci ha lasciato in eredità culturale il suo mondo simbolico che l’Anonimo può evocare grazie a un’operina autografa che è la testimonianza di un’amicizia: due diavoletti acrobatici e apotropaici da Lei ritagliati in un cartoncino rosso e donati come segnaposti alla cena in casa editrice Eidos dei suoi amici Beppi e Vittoria Surian (Mirano 27 agosto 1996). Le due “sculture di carta” portano lo stesso messaggio: “Io sono scacciaguai”, e oggi per me e mia moglie sono i segni gioiosi di una persona che seppe legarci a sé con il miracoloso filo con cui scriveva pagine di saggezza e di poesia.
Farfalle
(poesia)
Colori vaganti nell’estate
colori con le ali,
farfalle.
Festose danzatrici in aria
sorelle
nel cuore e nello spazio,
figure
dei nostri pensieri.
Sotto candide nuvole
che fioriscono in cielo
m’invitate al volo.
Ah, care fatine
del sole mattutino,
io non ho più ali.
Anonimo