Non c’è stato neppure bisogno di attendere il risultato di Roma – Venezia, in programma in serata ieri allo stadio Olimpico. Perché il pareggio fra Empoli e Salernitana maturato nel pomeriggio di sabato al Castellani condanna la squadra di Andrea Soncin alla matematica retrocessione in serie B con una giornata di anticipo rispetto al termine del campionato. E’ l’addio ufficiale alla serie A
Addio per un pessimo girone di ritorno

Anche in caso di doppio successo con Roma e Cagliari all’ultima di campionato, infatti, gli arancioneroverdi sarebbero comunque penalizzati in un arrivo a pari punti con la Salernitana per via degli scontri diretti a sfavore (2-1 all’andata al Penzo, identico punteggio al ritorno all’Arechi). Finisce così l’avventura nella massima serie di un Venezia protagonista di un ottimo girone di andata e di un pessimo girone di ritorno. Con la grave colpa di non aver capito che ci si salva vincendo con le dirette concorrenti e non affidandosi a vittorie (spesso fortunate) contro Roma o Bologna.
Mera illusione

Dopo il blitz di Bologna del 21 novembre è seguito un lungo periodo senza vittorie, interrotto da un’altra vittoria in trasferta, quella di Torino del 12 febbraio. A quel successo, poi, si sono accavallate ben dieci sconfitte consecutive, con l’esonero di Paolo Zanetti arrivato dopo l’ottavo ko. Un esonoro arrivato troppo tardi. Soncin ha esordito con una sconfitta per 2-1 all’Allianz Stadium contro la Juventus, perdendo poi anche il recupero di Salerno, sempre per 2-1. La vittoria di domenica scorsa contro il Bologna per 4-3 è stata soltanto un’illusione. Ora la retrocessione matematica e la ripartenza, con un nuovo allenatore che verrà scelto nei prossimi giorni. Fra i nomi valutati quello di Filippo Inzaghi, ancora sotto contratto col Brescia e quello del venezuelano Giovanni Savarese, attuale guida tecnica dei Portland Timbers, nella Major League Soccer.
Un addio dovuto anche alla sfiducia

Di certo al Venezia non ha giovato il clima di sconforto dovuto alle dieci partie perse. La squadra non era pronta a reagire psicologicamente. La società alle sue colpe. Non è intervenuta nel mercato di gennaio con innesti giusti. Come sottolineato da Antognoni si è affidata a una “ciurma” di stranieri che a detta del campione fiorentino “non avrebbero in Italia giocato nemmeno in serie d”. Questo e tante altre decisioni sbagliate hanno firmato l’addio alla Serie A. Tutto era iniziato con un sogno. Si è trasformato in un incubo.