La rocca di Montagnana è il cuore della manifestazione più importante che si svolge nella città, nel primo fine settimana di settembre di ogni anno, il Palio dei 10 Comuni, un evento magistralmente organizzato e che coinvolge tutta la cittadinanza in una fiera rievocazione storica ed in una competizione sportiva che esalta le appartenenze locali e che non ha niente da invidiare al più famoso Palio di Siena.
Durante i giorni del Palio in tutta la città si respira un’aria di festa e di gran coinvolgimento. Le bandiere dei rioni storici sono esposte nelle vie, per strada si incontrano tanti figuranti vestiti da soldati, castellani, contadini, artigiani, i ristoranti, i bar e le pasticcerie danno il meglio di sé.
La piazza Vittorio Emanuele e corso Matteotti diventano il teatro di un vero mercato medievale
I banchi, agghindati all’antica, vendono dei prodotti che difficilmente si trovano nelle altre fiere, con gli espositori che partecipano al gioco in costume medievale. Ci sono le erbe che curano tutti i più comuni acciacchi, le spade e le ghirlande di fiori, ci sono le ceramiche dipinte a mano con colori e disegni delicati come da secolare tradizione.
Ci sono il mago che legge la mano, la danzatrice del ventre. Ci sono una piccola stalla con gli asinelli che dolci e miti, si fanno accarezzare sul muso, e i carretti dei contadini. Poi ci sono gli antichi giochi a disposizione dei bambini (ma anche degli adulti). Ma quanto ci si può divertire a provare la propria mira ed abilità con delle scatole e piste di legno bucate e delle palline?
Insieme ai giochi gli antichi mestieri, o meglio le arti di antica origine, ma che restano sempre attuali e vengono riscoperte in forme tradizionali o rese moderne , come l’arte del mosaico.
Si dia il via al palio con sbandieratori e musici
Arrivano gli sbandieratori ed i musici dei vari comuni. Ciascun gruppo ha le sue bandiere e le sue coloratissime divise.
Rullano i tamburi e suonano le squille, con un ritmo cadenzato e potente che richiede un grande allenamento e una perfetta sintonia. Iniziano a volteggiare nell’aria, leggere come piume, le grandi bandiere, e sfidando le leggi di Murphy, ricadono sempre dalla parte dell’asta nelle mani degli sbandieratori; loro le arrotolano e le rilanciano col piede, fanno evoluzioni tra le gambe e dietro la schiena, le gestiscono sempre più numerose in contemporanea facendole piroettare ai quattro venti come manciate di stelle filanti magiche.
La competizione degli sbandieratori riguarda le prove in singolo, in doppio e in squadra, e anche i musici sono in tenzone tra loro. Certo difficile decretare il vincitore, a me sembrano tutti bravissimi, ma i giudici FISB non hanno dubbi e gli straordinari sbandieratori e musici di Città Murata, il gruppo di Montagnana, fanno cappotto.
Il Palio rievoca l’incendio della rocca
La piazza inizia ad animarsi di figuranti, uomini e donne, vecchi e bambini, usciti dalle nebbie del Medio Evo si compattano al crepuscolo in un lungo corteo che, scortato da fiaccole, avanza sino alla Rocca degli Alberi.
Il pubblico prende posto sugli spalti. Inizia lo spettacolo più entusiasmante di questi giorni di Palio: l’incendio della Rocca.
Per capire questo evento bisogna fare due passi indietro nella storia, alla metà del 1200, periodo difficile in cui le lotte tra signori delle diverse casate, la perenne tensione tra imperatore e liberi comuni, i rovesci di fortuna delle città, gli assedi e i saccheggi, gli eserciti contrapposti assetati di conquista e bottino, non facevano dormire sonni tranquilli.
Il rogo e Ezzelino III
L’incubo di Montagnana si chiamava Ezzelino III da Romano, plenipotenziario dell’imperatore Federico II per la Marca Trevigiana, uomo terribile su cui da subito fiorirono le più oscure leggende. Si dice che fosse figlio del diavolo, andato a trovare sua madre in una notte di tempesta, si dice che come Dracula bevesse sangue umano; Dante lo colloca all’inferno (canto XII) tra i tiranni assetati di sangue: “e quella fronte c’ha ’l pel così nero, / è Azzolino”. A Montagnana lo vediamo entrare nel terrapieno sotto le mura di Rocca degli Alberi galoppando in sella ad un cavallo nero, tutto di nero vestito e con gli occhi rossi iniettati di sangue.
Ezzelino tentò di espugnare Montagnana nel 1238, ma il coraggio dei cavalieri della città murata lo fermò. Egli allora, ritirandosi, pronunciò il famoso sinistro anatema: “Verrà il giorno in cui i vivi invidieranno i morti!”.
Promessa mantenuta
Ezzelino tenne fede alla sua promessa di vendetta e nel 1242 ritornò con un possente esercito, espugnò la Rocca e la mise a fuoco, con tutto l’abitato. Insediatosi nella città, fece costruire una nuova più solida fortificazione e il castello San Zeno con il suo Mastio di Ezzelino ancora esistente.
L’episodio dell’incendio della Rocca è rievocato a Montagnana in modo spettacolare. Dopo l’arrivo dei cavalieri di Montagnana che si esibiscono in varie scene di combattimenti e dimostrazioni di coraggio tra fuoco ed armi, gli arcieri danno fuoco alla Rocca.
Come lo rivive il palio
Tra giochi di luci, cascate di fuochi d’artificio, fumo e vere fiamme, si resta col naso all’ insù ad ammirare senza fiato tutti i colpi di scena dello spettacolo delle mura rosse e baluginanti nella notte.
Poi la storia travolge anche Ezzelino, che muore nel 1259 in seguito all’infezione per le ferite riportate in battaglia. Si susseguono a Montagnana gli Scaligeri e finalmente gli amati signori da Carrara.
Montagnana si consegnerà nel 1405 a Venezia, e sotto l’ala protettrice della Serenissima, vivrà un periodo di pace e prosperità, specializzandosi nella coltivazione della canapa per le vele sino alla caduta di Venezia nel 1797.
La tenzone degli arcieri
La domenica Il Palio entra nella sua ultima e più importante giornata. Mentre in piazza Vittorio Emanuele si esibiscono coralmente gli sbandieratori e i musici, e i visitatori iniziano ad affluire numerosi affollando tutte le vie della città fortificata, la mattina è dedicata a Rocca degli Alberi alla tenzone degli arcieri dei 10 comuni.
Gareggiano con l’arco tradizionale, duro da tendere e senza meccanismi di mira di precisione, l’alzata va calcolata al millimetro è solo l’esperienza, l’occhio e la bravura personale a fare la differenza. Un solo campione è chiamato a gareggiare per l’onore del proprio comune, circondato da guerrieri e dame in trepidazione. I bersagli sono molto vari, per mettere alla prova la potenza e la precisione di mira. Oltre ai centri di paglia, ci sono bersagli da uccellagione, anelli in cui infilare il dardo, sottili bersagli mobili appesi ad una corda.
Il corteo storico del Palio
Il tempo di un ultimo gustoso pranzo negli stand allestiti in piazza con street food medievale ed ecco partire il sontuoso corteo storico.
I partecipanti sono divisi per le diverse parti della città a cui appartengono, a cui corrispondono specifiche classi sociali.
Ci sono i signori Da Carrara con il loro seguito nobiliare, nelle loro vesti lucide di sete e d’oro, e gli abitanti del castello, raffinati nel loro incedere a testa alta.
I cavalieri, uomini d’arme valorosi nelle loro armature e le loro armi micidiali: lance, spade e archi.
Ci sono gli artigiani che trasportano i ferri del mestiere, i contadini con i loro carri e i cesti di frutta festosi, le torme di bambini in abiti bianchi e con i piedini scalzi avvolti solo da pezze di stoffa.
Gli ecclesiastici, dai prelati rosso vestiti ai monaci penitenti che con occhi spiritati urlano “pentitevi, ricordatevi che dovete morire!”
Ci sono le belle prostitute nei loro scollacciati ed irresistibili vestiti multicolori. Ci sono i gli storpi, i lebbrosi e la strega rinchiusa nella gabbia che urla “vi prego liberatemi!”
Tutta questa umanità sfila per la città sino ad arrivare alla Rocca, dove prende posto nel terrapieno. Poco lontano sono già montate le tende di tutti i colori che ospitano lo staff dei 10 comuni che si contenderanno il palio. E c’è già chi lavora alacremente a preparare le tavole del banchetto della festa che seguirà alla corsa.
Le prime batterie del palio
Sul palco principale prendono posto i Signori Da Carrara, i giudici e i saggi dei comuni contendenti.
Arriva il palio, dipinto su stoffa ogni anno da un diverso pittore di chiara fama. Si dice che i pittori ricevano una misteriosa ispirazione. Ed i colori dei loro dipinti rivelino ogni volta qualcosa che fa presagire la vittoria di questo o quel comune.
Gli sbandieratori dei comuni rendono l’ultimo omaggio ai Signori e la competizione ha inizio
La pista ha la forma di uno stadio da corsa di bighe. Con due rettilinei e due curve ad u alle estremità. la partenza avviene tra 4 pilastri che delimitano un quadrato ideale, senza canapi.
Uno per uno arrivano i cavalli, splendidi, lucidi, nervosi e carichi, cavalcati a pelo, cioè senza sella, da esperti fantini che portano i colori dei rispettivi comuni e non hanno né speroni né frustino. Questo spiega perché, al contrario di quanto avviene a Siena, non può vincere il cavallo scosso, che non porta i colori del comune; il fantino, sia pure disarcionato, deve raggiungere comunque il traguardo perché possa dirsi conclusa la sua prova. Resta famosa la prova di un fantino che, disarcionato, riuscì a rimontare in corsa sul proprio cavallo! Uno staff di veterinari sono sempre intorno ai cavalli per valutarne il perfetto stato di salute ed accorrere qualora ci sia bisogno.
Ogni batteria eliminatoria è formata da 5 cavalli, i primi 2 arrivati sono ammessi alla finale
Non sempre è facile per i cavalli, il cui ordine di partenza è estratto precedentemente, allinearsi nelle loro postazioni senza uscire dal quadrato. Le postazioni favorite sono la terza e poi la seconda e la quarta. Mentre la prima e la quinta sono considerate sfavorite perché i cavalli corrono il rischio di essere schiacciati sui lati e devono prendere la curva troppo stretta o troppo larga. La prima batteria ha una partenza sorprendentemente rapida, annunciata a sorpresa dal mossiere dal suono secco della campanella.
La seconda batteria invece non riesce a partire, alcuni splendidi cavalli sono particolarmente nervosi. Escono dal quadrato, si impennano, uno sfonda addirittura una staccionata e accorrono i veterinari dello staff per verificare che sia tutto a posto. Ma poi finalmente la campana suona senza false partenze e i destrieri corrono dando sfogo a tutta la loro voglia di mordere la pista.
La corsa dei gonfaloni
Prima della batteria finale del palio dei cavalieri è la volta della corsa dei gonfaloni, o meglio dei gonfalonieri che percorrono tutto la pista che verrà battuta dai cavalli, resa già sconnessa dalle prime batterie equestri che hanno sollevato la terra con gli zoccoli.
E’ una corsa durissima con il pesante gonfalone che deve essere sempre portato avanti alto senza mai toccare terra
La vittoria del palio
E’ il momento della corsa finale. Un pugno di minuti, ma di un’intensità emotiva straordinaria. Il pubblico sta seduto col fiato sospeso. Ma poi non regge più la tensione, tutti si alzano, urlano di gioia o di disperazione per i loro beniamini che corrono veloci come il vento.
Se questo medioevo ricostruito in uno scenario entusiasmante di una città magnifica vi ha “intrigato” ricordatevi che di norma si svolge i primi di settembre… segnatevelo.
Dimenticavo la nota “culinaria” lo sapete che in quel di Montagnana che una prelibatezza sopraffina che si chiama “Prosciutto di Montagnana”!
Questo sublime prosciutto, che vale quanto un monumento è pur vero che è meno conosciuto del San Daniele o del prosciutto di Parma. Ma innanzi tutto è Veneto e poi è un prosciutto lavorato solo qui secondo un protocollo particolare, dolcissimo. Ed ha ottenuto il riconoscimento DOP col nome di Prosciutto Veneto Berico-Euganeo.
Dimenticavo….. la prima volta che ci sono stato, ero con i nonni e ci sono arrivato con la mitica Simca azzurra……