Questa volta il diario si concentra su quanto sta accadendo in Ucraina. Riflette i miei pensieri. I miei dubbi. E vi lascia alcune domande su cui riflettere. E’ una guerra? Si. Ma questa è una guerra di civiltà.
A contendersi un pezzo di territorio come avveniva nel XIX secolo, non sono russi che aggrediscono e ucraini che si difendono
È una guerra tra civiltà. Da una parte c’è la democrazia occidentale, dall’altra la prepotenza millenaria della Russia e suoi ammiratori. Da una parte gli Stati Uniti che in California aboliscono la pena di morte definendola “omicidio di stato premeditato”, dall’altro il bombardamento di scuole, ospedali, case di povera gente. Chi sopravvive fugge per fare spazio agli invasori. Mentre Papa Francesco si reca dall’ambasciatore russo e, in ginocchio, lo prega di interrompere il massacro di innocenti, la chiesa di Mosca sostiene la guerra per ricucire lo scisma ortodosso. Putin è solo l’autista di una civiltà che, anziché progredire, sta regredendo al medioevo.
Pur temendo la guerra molti italiani simpatizzano con Putin. Desiderio dell’uomo forte? Nostalgia della dittatura?
Forse il timore di rimanere senza energia. Sarà un genio, come qualcuno lo definisce, ma buonsenso suggerisce di emarginarlo con disprezzo. Non c’è bisogno di sanzioni, che penalizzano solo il popolo. Per di più la reazione alimenta le polemiche e finisce col giustificare la violenza. Gli si deve far capire che c’è sempre qualcuno più forte, quindi prima o poi tutti possiamo essere aggrediti. Se un gruppo di nazioni hanno ceduto il potere al popolo non è per debolezza o stupidità, ma perché hanno capito che la fase successiva alle tensioni è la guerra, da cui nessuno esce vincitore.
Questo povero paese è sempre diviso in due. Molti ora sono ammiratori di Putin, seppure di ideologia opposta
Fino a poco tempo fa era un alto gerarca del famigerato KGB, la polizia segreta dell’URSS. Dopo avere invaso la Crimea, ora vuole l’Ucraina e la bombarda. Poi chissà cos’altro. Ma guerrafondaio è considerato Biden. Non c’è tregua tra destra e sinistra. Sempre su posizioni opposte, mai un punto d’incontro. Se non fossimo shakerati lungo tutta la penisola sarebbe necessaria una secessione. Non è possibile, però, continuare a vivere odiandosi a vicenda. Prima o poi qualcosa di grave succederà: Gli italiani non se ne rendono conto e continuano a criticare la politica credendo di risolvere, così, i problemi del paese e del mondo.
Ma se al posto di Putin ci fosse un altro e a capo dell’Ucraina un vero politico oggi la situazione sarebbe la stessa?
E se anziché Vladimir Zelensky ci fossero i leader politici di un tempo, come Yanukovych o la Tymoshenko, il dittatore russo si sarebbe ugualmente impuntato di aggregarsi un territorio ucraino? Le ambizioni imperialiste russe sono ataviche. La democrazia è giustamente nelle mani del popolo che accusa qualsiasi uomo politico di ruberie, senza rendersi conto che le responsabilità sono anche degli elettori che li eleggono. Oggi, infatti, né l’onestà né il successo in TV del simpaticissimo attore comico servono a difendere l’incolumità della povera gente.
Siamo un paese di imbroglioni, che un tempo venivano additati
Oggi ci siamo rassegnati a questo andazzo e l’inganno sta diventando istituzionale. Capita a tutti, viaggiando per la prima volta con Ryanair, di sentirsi dire al check-in che non si ha diritto di portare un bagaglio a mano se non si è pagato. È una trappola inevitabile, non essendo normale partire senza una valigia. Infatti, nessun’altra compagnia lo prevede. Questo raggiro avviene con la complicità delle autorità governative e aeroportuali che consentono la vendita ingannevole del titolo di viaggio. Un tempo in tutti gli aeroporti erano affissi i diritti del viaggiatore, ormai scomparsi.