L’immaginazione dei nostri disegnatori, sulla base di ipotesi avanzate dalle teorie evoluzionistiche, hanno tracciato questa “foto di famiglia” della nostra specie. Una famiglia, per la verità, rappresentata con una selezione di soggetti molto ridotta poiché la storia della trasformazione dell’ominide in uomo sapiens è un percorso durato un tempo oggi inimmaginabile, l’antica età della pietra iniziata circa 2 milioni di anni fa, con trasformazioni che difficilmente saremo mai in grado di rappresentare in modo soddisfacente.
L’ominide imita i suoni della natura

Creatura vivente tra altri viventi, l’ominide avrà percepito suoni, rumori, mutamenti degli stessi e presagi istintivi da essi indotti. Ne sarà stato terrorizzato, avvisato, coinvolto o incuriosito. Avrà tentato di riprodurli, esorcizzandoli e tra l’una e l’altra di queste azioni saranno passati chissà quanti anni, chissà quante generazioni. Ma è assai probabile che questa sia stata la prima “musica” prodotta dai nostri avi. Così, come ancor oggi in molte attività e luoghi si fa: per imitazione.
musica preistorica
Ma è musica o rumore?
Qualcuno a questo punto potrebbe pensare:” Ma questa non è musica. E’ solo suono, rumore, casualità…” Lo si è detto, lo si dice ancora, con meno convinzione però dopo che tra suono e rumore la distinzione si è fatta sempre più sottile nelle nostre esperienze contemporanee.

Prima europea futurista 1913al Mart di Rovereto “INTONARUMORI” Transart
Il movimento futurista, nato in Italia all’inizio del 1900, tra i vari manifesti promossi nei campi delle scienze e delle arti promulgò, nel 1913, anche quello de “L’arte dei rumori”, in cui si teorizzava l’impiego del rumore nel contesto musicale. A questo manifesto aderì con grande slancio il musicista italiano che si dedicò anche alla costruzione di macchine capaci di riprodurre, a conduzione manuale, ben 16 tipologie di rumori diversi. E’ considerato il primo uomo ad aver teorizzato e praticato il concetto di noise music sostenendo che la musica doveva essere composta prevalentemente da rumori e non da suoni armonici
Anche il rumore è musica se…
Al di là dell’eccesso “iconoclasta” del movimento futurista, che si spense abbastanza rapidamente lasciando però frutti e pensieri interessanti nella cultura italiana, la musica contemporanea ha ormai da tempo nei fatti stabilito che qualsiasi rumore o suono casuale può essere considerato musica quando da parte di uno o più persone ne venga fatto un uso consapevole a scopo espressivo, comunicativo, sociale o semplicemente ricreativo. L’introduzione sempre più massiccia di “oggetti rumorosi” nei set orchestrali e le esperienze di musica contemporanea rendono ormai superata ogni aprioristica distinzione tra ciò che è o non è musica, tra ciò che è o non è strumento musicale.

Profondi cambiamenti nella società preistorica
Dal tempo in cui la musica dei nostri lontanissimi ascendenti era probabilmente costituita da richiami e suoni imitati a quella dei primi suoni codificati, cioè condivisi a livello sociale e ripetibili, non sono solo passati quei 2 milioni di anni. Ci sono stati profondi cambiamenti all’interno dei gruppi sociali. L’uomo diviene gradualmente stanziale e basa la sua economia sull’agricoltura, l’allevamento del bestiame e il commercio. nascono abitazioni e aggregazioni permanenti. Culture ed abitudini condivise.

Popoli indigeni dell’artico
I popoli indigeni e la musica oggi
Oggi le ultime popolazioni di Cacciatori-Raccoglitori sono in via di estinzione. Da esse apprendiamo ancora il ruolo della musica in questo tipo primario di società umane. Tutte hanno rudimentali strumenti musicali e tutte hanno la musica, il ritmo come elemento costante e permanente della vita quotidiana.
Il passo ha movenze di danza. Qualsiasi suono, anche il battito delle mani o di due sassi battuti con movimento regolare, è un immediato quanto ancestrale invito alla danza.

Al centro dello spazio cerimoniale un gruppo di sciamani boscimani, che guidano le comunità di cacciatori e raccoglitori che vivono nel deserto del Kalahari, è impegnato nella danza della mantide, accompagnati dal battito delle mani dei partecipanti. (dipinto rupestre)
Strumenti d’oggi che arrivano dalla preistoria
Dalla cultura musicale dei nativi australiani abbiamo appreso l’uso del didgeridoo. E’ uno strumento ad “ancia labiale”, cioè da suonare con le sole labbra, senza l’aiuto di alcuna imboccatura. Inoltre, per ottenere il caratteristico suono continuo bisogna fornire un soffio d’aria a sua volta continuo, come succede con le cornamuse. Queste però hanno il “sacco” che viene rifornito dal fiato del suonatore, mentre nel caso del nostro strumento “primitivo” la respirazione dell’esecutore deve essere continua, cioè egli deve contemporaneamente espirare per emettere il suono ed inspirare per riempire le guance che funzionano da sacco.

Le launeddas ieri e oggi
Una tecnica complicata che si usa ancor oggi per suonare, ad esempio, le launeddas sarde, altro strumento di antichissima derivazione, ma anche nelle esecuzioni jazz più moderne.
Il didgeridoo è sempre più spesso un regalo ambito o un prezioso souvenir di fabbricazione “industriale”.


FINE DELLA PRIMA PARTE