La storia sarda ha sempre riservato dei misteri. Dalla civiltà nuragica alle 150 torri militari, ai segreti archeoastronomici di alcuni siti, al misterioso vasellame di Dueno con scritte in sardo antico che non è il latino. Lingua giunta da dove? Stavo camminando nella bellissima baia di Porto Conte, a nord di Alghero, dove si parla ancora catalano, avvolto negli intriganti misteri della Sardegna e della lingua sarda, quando decido di fermarmi in un mini-market fornito di tutto a Fertilia.
Fertilia, un po’ di Nordest in Sardegna

La scritta mi incuriosiva “da Carlovich”, ovvero De Carlo o figlio di Carlo in lingue slave. Buongiorno! Mi accoglie una anziana signora con spiccato accento logudorese (quello della Sardegna del nord, dove gli accenti doppi sono esattamente contrari a quelli dell’italiano corretto, e per questo accoglienti e divertenti. “Facciamo Capodano alla punta del mollo”, frase top). “Abbiamo il formaggio pecorrrino, quello di giornattta…”. E così via la divertente conversazione-scambio. “Da dove venittte?”, la domanda finale. Dal Veneto. “Aeora parlo in Veneto anca mi! O mejo, istrio-veneto ”. Nella frazione di un nano secondo, la simpatica Graziella Carlovich, passa dal logudorese stretto al magnifico dialetto dei nostri vecchi profughi istriani e dalmati.
La Sardegna, oltre alle sue bellezze naturali, non finisce mai di stupire. Continua la conversazione in lingua patriottica. Poi mia moglie mi chiederà come mai hai passato due ore in un minimarket di pochi metri quadrati. Magie delle storie.
Il racconto della signora

La signora Carlovich, mi racconta che ha sposato un profugo di Fasana, il paesotto sopra Pola, da dove si vedono le Brioni, l’isola della villa bianca di Tito, dove il dittatore passava le vacanze e faceva credere alla gente di averla disegnata lui. In realtà era la villa degli anni Trenta dei Duchi d’Aosta che raggiungevano le Brioni in motoscafo partendo dal Bacino di San Marco. Per vivere nella comunità di Fertilia si doveva parlare veneto …La famiglia di suo marito era una delle più facoltose di Fasana, abitavano in un bel palazzo seicentesco in stile veneziano, proprio in piazza. Nel 1947 fu requisito dai titini e loro costretti all’esilio in Italia. Da noi trattati come nostalgici fascisti e criticati dai comunisti italiani di allora perché potevano restare in Jugoslavia a sostenere le magnifiche sorti socialiste.
Fertilia e “strane leggi” non permettono il ritorno dei beni
La signora Graziella Carlovich si infiamma quando ricorda che una disposizione europea negli anni Ottanta permetteva ai profughi istriano-dalmati il recupero dei loro beni immobili ingiustamente sottratti. “Siamo andati a Fasana. Abbiamo portato tutti gli atti al sindaco, il quale ci comunica che non sono più validi gli scritti notarili fascisti…Un piccolo particolare però non ci sfugge. Il nuovo inquilino subentrato nel nostro palazzo. Lo stesso sindaco!”.
Il museo di Fertilia

A Fertilia l’anno scorso è stato inaugurato un piccolo museo etnografico con le pareti riempite dalle povere valigie dei profughi istriani. Il direttore Mauro Manca è figlio di una profuga di Pola, ecco il motivo della grande sensibilità. Ad inaugurarlo quella che era la bambina Egea Haffner, italiana di Lussino, ora ottantenne dalla memoria fresca. Padre infoibato, lei piccola esule Giuliana con la tessera n.30001. Commovente. Il numero esatto degli esuli non si saprà mai. Chi parla di 360 mila, chi non superiore ai 200 mila. Come il numero esatto degli infoibati. Non si saprà mai. Gli esuli raggiunsero il Canada, l’Australia, il Sud America.

La storia
A Fertilia attivarono tra il 1947 e 1952 in 783. Ad accoglierli addirittura lo stesso presidente Alcide De Gasperi. Diciamo la verità gli abitanti di Alghero non erano molto contenti di vedere tanti pescatori e contadini arrivare in una terra povera dove nel 1936 Il duce aveva tentato di costruire Fertilia, cittadella incompiuta. Gli esuli arrivavano da Orsera, Rovigno, Pola, Parenzo, Fasana. Luoghi incredibilmente simili per la loro bellezza naturale alla stessa Sardegna. Così nel 1947 nasce la “Borgata Giuliana di Fertilia”. Agli inizi non furono rose e fiori. I locali criticavano gli esuli perché erano tutelati e garantiti con privilegi da Roma. Una fabbrica per prodotti ittici avviata con i fondi speciali del governo era fallita. I nuovi abitanti di Fertilia parlavano una lingua straniera…e così via.
Fertilia, una piccola Venezia
Fa tutto parte della storia di Alghero, città dai mille volti. Importante fu l’operato sociale della Chiesa, con l’allora parroco Don Francesco Dapiran, lascio a voi indovinare la sua provenienza. La chiesetta venne dedicata a San Marco, con un campanile simile a quello di Venezia….quando si dice la patria è la patria.
E Forza Paris!