Sono trascorsi ben quindici anni dalla pubblicazione del romanzo L’ora dell’incontro, dato alle stampe dallo scrittore bolognese Giampiero Rigosi nel 2007. Rivedere l’autore ora in libreria, quindi, per noi lettori è un ritrovarsi dopo un lungo distacco, anche se nel frattempo ha continuato a scrivere, privilegiando la sceneggiatura e regalandoci, insieme a Carlo Lucarelli, serie televisive di successo come L’ispettore Coliandro e La porta rossa. Chiudendo il nuovo romanzo, Ciao Vita, alla fine delle 515 pagine divorate in soli quattro giorni, ho subito pensato che valeva la pena aspettare tanto perché questo è un libro importante che tratta temi importanti.
Una parola, tanti significati
La parola Vita spicca in un titolo che in estrema sintesi racchiude questi temi e la troveremo, nello scorrere delle pagine, con e senza maiuscola perché rappresenta le esistenze intrecciate e poi divergenti dei personaggi che animano la storia, indica il nome (abbreviato come spesso fanno i ragazzi) di uno dei due protagonisti assoluti, Vitaliano, ma soprattutto ci invita a riflettere su cosa possa succedere quando la vita ci sta abbandonando e la dobbiamo salutare.
Ciao Vita
Due sole parole quindi, Ciao Vita, che contengono tutto ciò che leggeremo in questo corposo eppure scorrevolissimo romanzo. Un romanzo che in brevi capitoli in cui si alterna la narrazione in prima persona (ed è Vitaliano che parla e ricorda) ad altri in terza (e qui il punto di vista è quello dell’amico del cuore, Sergio), si ripercorre un’amicizia, quel tipo di amicizia che nasce sui banchi della scuola media e che cementa, tra scorribande, trasgressioni, avventure picaresche e tragedie, due esistenze, le salda indissolubilmente anche quando prenderanno strade diverse.
La narrazione
La narrazione spazia tra Roma (dove abita un Sergio adulto, diventato sceneggiatore e regista televisivo che sta attraversando un momento di difficoltà e di incomprensioni con la produzione) e Bologna, dove Vitaliano è tornato dopo anni di “esilio” volontario in Sud America, un ritorno dovuto a una rara malattia degenerativa che sta giungendo al suo epilogo.
Nei ricordi di Vitaliano ripercorriamo gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, l’acceso dibattito politico dell’epoca, le tensioni sociali, gli attentati e le stragi che hanno insanguinato il paese, la scoperta dell’eroina e la discesa agli inferi che ha comportato, ma riviviamo anche l’energia di quel periodo, le battaglie condotte con la certezza di creare un mondo nuovo, diverso, più giusto, le speranze in un futuro che sembrava, allora, potesse riservare solo grandi opportunità.
Un’amicizia che si completa tra anime diverse
Sergio e Vita sono due personalità molto diverse se non opposte, che però a lungo si completano, quasi compenetrandosi. Il primo più entusiasta, attivo e propositivo, il secondo votato a cercare di diventare un primatista dell’auto-sabotaggio. Quasi divorato da una potente spinta autodistruttiva che lo porterà a scelte disastrose.
In questa amicizia che li vede per diversi anni uniti a condividere esperienze e passioni, prima tra tutte quella per la scrittura e per i libri, si fa strada il tradimento. Tema che viene sviluppato anche con stile saggistico in brevi capitoli, che poi scopriremo essere brani di un libro che Sergio andava scrivendo in gioventù. Un progetto mai portato a termine (le storie di Isacco e Abramo, Pat Garrett e Billy the Kid, Giuda e Gesù, Orfeo ed Euridice vengono raccontate e interpretate con un’analisi davvero originale). Si fa strada anche un altro tema importante che si lega ad un altro estremamente attuale. Durante una serata alcolica, da ragazzi, i due amici avevano giurato di aiutarsi a farla finita, nel caso uno dei due si fosse trovato nella fase terminale di una malattia.
Il giuramento
A quel vecchio giuramento, ormai dimenticato, Sergio deve tener fede, ora che Vita gli chiede di onorarlo? Ed è giusto dare la morte a chi non vuole, non può soffrire più? Domande che Sergio è costretto a porsi, nel tornare a Bologna per incontrare, dopo trent’anni di vuoto e di silenzio tra loro, l’amico più caro. L’amico di una vita, appunto. E, nel riflettere, gli torna in mente un’espressione in greco antico riemersa dagli anni del Liceo Classico – anni vissuti insieme tanto intensamente – quel “Συνδιαμαχόμεθα: combatteremo insieme fino alla fine“ che lo induce a lasciare Roma, le beghe con la RAI, un progetto a cui ha dedicato mesi di lavoro, le incomprensioni con la compagna da cui si sente sempre più distante, per vivere accanto all’amico gli ultimi giorni che gli restano.
Perchè leggerlo
Un romanzo struggente che commuove fino alle lacrime. Scritto con eleganza, intensità e rigore, senza mai indulgere nel sentimentalismo. Una storia forte dove ruoli fondamentali rivestono anche le donne: basti ricordare la figura dolente della sorella di Vitaliano, Anna. La fisicità impetuosa di Elena, amata in gioventù da entrambi in un ménage à trois; la bellezza luminosa di Arianne; la freschezza e la sensibilità di Chiara, la giovane titolare del bed&breakfast dove Sergio alloggia a Bologna e l’inquietudine di Francesca, la sua compagna romana.
Giampiero Rigosi è nato a Bologna nel 1962. Ha esordito nel 1995 con Dove finisce il sentiero, seguito da Chiappe da Apache (1996), Come le nuvole sopra Veracruz (1998), Lola a caccia (1999), Notturno bus (2000), L’ora dell’incontro (2007) e, con Carlo Lucarelli ed Eraldo Baldini, Medical Thriller (2002). Oltre che romanzi e racconti, tradotti anche all’estero, scrive per il cinema, la televisione (è autore delle serie L’ispettore Coliandro e La porta rossa), la radio, e tiene laboratori di narrazione e sceneggiatura.
Un ringraziamento di cuore ad Annalisa per la lettura attenta e partecipe e per la bella recensione, nella quale ha colto gli elementi peculiari del mio romanzo. Giampiero Rigosi
Grazie! Mi fa piacere che tu l’abbia apprezzata. 🙂